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Eroe dei nostri tempi (Un)


Regia:Monicelli Mario

Cast e credits:
Soggetto: Rodolfo Sonego; sceneggiatura: Mario Monicelli, Rodolfo Sonego; fotografia: Tino Santoni; musiche: Nino Rota; montaggio: Adriana Novelli; scenografia: Carlo Egidi; costumi: Giulia Mafai; interpreti: Alberto Sordi (Alberto Menichetti), Jone Frigerio (La zia), Tina Pica (Clotilde), Giovanna Ralli (Marcella), Bud Spencer (Fernando), Leopoldo Trieste (Aurelio), Franca Valeri (la capoufficio, vedova De Ritis), Alberto Lattuada (il direttore), Carlo Mazzarella (giornalista), Mario Meniconi (uomo del fiume), Lea Migliorini (suora), Paolo Ferrara (commissario), Mario Carotenuto (Gustavo), Nino Vingelli (brigadiere), Ciccio Barbi (un impiegato), Giorgio Berti (magazziniere), Lina Bonivento (zia Giovanna), Giulio Calì (il giovanottaccio), Mino Doro (Professor Bracci), Pina Bottin (segretaria), Paola Quagliero (dattilografa), Rosanna Fabrizi, Rita Toscano, Giuseppe Chinnici, Anita Durante, Pietro Carloni, Giuliana Manoni; produzione: Franco Cristaldi per Vides - Titanus; distribuzione: Cineteca Nazionale; origine: Italia, 1955; durata: 90'.

Trama:Alberto vive con una vecchia zia e una vecchia domestica, che a forza di precauzioni e di paure, ne hanno fatto un giovane timido e senza iniziativa. La sua gran paura è di rimanere, com'egli dice,"incastrato" in qualche brutta avventura: per non correre il pericolo d'essere incolpato di qualche delitto egli annota giornalmente tutto quello che fa per poter sempre presentare un alibi valido. Impiegato in un cappellificio, ha per capo-ufficio una vedova che fa il possibile per farsi sposare da lui che, invece, cerca di ottenere un incarico che l'allontani da le, poi per placarne il risentimento, finisce per compromettersi subendone l'abbraccio. Questo non gli impedisce di recarsi la domenica in riva al Tevere con una giovane parrucchiera, Marcella, fidanzata con Fernando. Essendosi vantato dell'avventura coi suoi amici. Alberto teme la rappresaglia dell'erculeo Fernando e perciò è costretto a passare una notte fuori di casa. Il destino vuole che proprio quella notte venga scagliata una bomba, che ferisce alcune persone. La polizia ha dei sospetti su Alberto, il quale per salvarsi deve accettare l'offerta della sua ex capo ufficio, che ha dovuto dimettersi in seguito al famoso abbraccio. Questa è pronta a testimoniare che Alberto ha passato la notte con lei. Per fortuna proprio in quel momento viene scoperto il vero autore dell'attentato, così Alberto è sottratto al pericolo di dover sposare l'intraprendente vedova. Consigliato ad essere meno pauroso, ad affrontare risolutamente ogni situazione, Alberto decide d'arruolarsi nella Polizia Celere.

Critica (1):L'abbandono definitivo della farsa vede Monicelli alla ricerca di un suo spazio personale nel cinema italiano in decisa evoluzione. I modelli che maggiormente sembrano affascinarlo, fra il 1954 e il 1958 (l'anno di I soliti ignoti) sono quelli del neorealismo rosa, che insieme alla farsa è il genere che più ha contribuito alla creazione della commedia all'italiana. Nel 1955, Monicelli ricompone la coppia Alberto Sordi-Franca Valeri, lanciata verso il successo dal suo ex-socio Steno in Piccola Posta (1954), e la rende protagonista di Un eroe dei nostri tempi.
Alberto Menichetti non vuole grane. I vecchi di casa sua gli hanno insegnato che non deve fidarsi di nessuno. Gira con un quaderno sul quale annota tutto quello che fa: non si sa mai, un giorno potrebbe essergli richiesto un alibi e non c'è niente di peggio che non avere niente da rispondere. Quando nella sua ditta viene proclamato uno sciopero, per non inimicarsi né il padrone né i compagni di lavoro, Alberto si dà malato e si sottopone ad una visita: col risultato che, pur essendo sano, viene operato davvero.
È innamorato di Marcella, una commessa, ma scopre che è minorenne: allora si allontana da lei, col risultato di gettarla fra le braccia del rivale Fernando, che non ha invece problemi a metterla incinta. La sua capufficio, la vedova De Ritis, è innamorata di lui e vorrebbe sposarlo (donna efficiente ma sola, si spaccia per vedova di un ambasciatore mentre lo è di un cameriere di ambasciata), ma Alberto nicchia.
Un giorno però deve ricorrere al suo aiuto: ha scoperto un deposito di bombe che erano di uno zio anarchico e vuole buttarle nel Tevere per non correre rischi. I due vengono sorpresi grazie alla goffaggine di lui: Alberto dà tutta la colpa alla De Ritis che però riesce a spiegare l'equivoco ed a scagionare entrambi. Anzi, sarà proprio la donna che interverrà per togliere dai guai Alberto: è stato notato prendere appunti su un quaderno in un luogo dove subito dopo si è svolto un attentato anarchico, e dati i precedenti.... Alberto uscirà di prigione ma, per evitare di dover prendere una decisione qualsiasi rispetto al matrimonio, finirà per arruolarsi nella celere.
Sordi ritiene Un eroe dei nostri tempi uno dei suoi film più importanti, e una della sue caratterizzazioni più coerenti con la contemporanea fase della storia del costume italiano. Non erano ancora gli anni ruggenti del boom, ma la fame era passata e le piccole manie potevano riemergere e assumere un ruolo importante nella vita dell'italiano medio. Se questo è vero, è però da sottolineare che si tratta di uno dei personaggi "ruggenti" e antipatici del Sordi prima maniera (cioè fino a La grande guerra): anzi, rispetto ad Un americano a Roma o a Piccola posta, qui sono accentuati i caratteri negativi, tanto che il Sordi protagonista di Un borghese piccolo piccolo (1977) potrebbe essere considerato il proseguimento (invecchiato, senza speranza e senza più voglia di scherzare) di questo Alberto Menichetti, impiegato modello e celerino per paura. Un eroe dei nostri tempi può esser visto come un film-cerniera, che introduce il periodo in cui Monicelli, divenuto regista, si muove nella doppia direzione di continuare ad ottenere il successo di pubblico e di meglio precisare i tratti della propria personalità. (...)
Stefano Della Casa, Mario Monicelli, Il Castoro Cinema, 7-8/1986

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Mario Monicelli
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