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Rabbia a Harlem - Rage in Harlem (A)


Regia:Duke Bill

Cast e credits:
Sceneggiatura: John Toles-Bey, Bobby Crawford dal racconto di Chester Himes; fotografia: Toyomichi Kurita; montaggio: Curtiss Clayton; musica: Elmenr Bernstein; interpreti: Forest Whitaker (Jackson), Gregory Hines (Goldy), Robin Givens (Imabelle), Zakes Makae (big Kathy), Danny Glover (Easy Money); produzione: Palace Wooley/ Boyle; distribuzione: Academy; origine: Gran Bretagna-USA, 1991; durata: 108'.

Trama:Ambientata a Natchez (Oklahoma) nel 1956, l'azione si sposta, al seguito di un furtivo carico di pepite d'oro che ha già fatto molti morti ammazzati, ad Harlem (New York), descritto come un quartiere abitato da bulli e pupe, neri azzimati, papponi, poliziotti e un onesto impiegato delle pompe funebri, fratello di un piccolo ras della criminalità. Tratto da un romanzo (1957) di Chester Himes (ricompaiono, infatti, i personaggi visti in Pupe calde e mafia nera), nonostante il cast di attori neri celebri e lo sfoggio di auto e costumi d'epoca, è modesto e di taglio televisivo nella sua smania di piacere a tutti. Esordio nella regia dell'afroamericano B. Duke e 1° film della curvilinea R. Givens, ex signora Mike Tyson.

Critica (1):La stagione che si apre sarà caratterizzata da molti film scritti, recitati e diretti da afro-americani, come si definiscono oggi i "black" negli Stati Uniti. Rabbia ad Harlem, opera prima di Bill Duke, è una di queste pellicole, ma non bisogna farsi trarre in inganno dal titolo apparentemente programmatico e polemico. Questo film è lontanissimo da
quel filone di cinema nero di denuncia sociale in cui rientrano le opere di Spike Lee o gli attesi e già molto discussi Boyz' n the Hood di John Singleton o New Jack City di Mario Van Peebles. Rabbia ad Harlem è un film comico in piena regola, solo con personaggi di colore. É tratto dall'omonimo romanzo di Chester Himes (pubblicato in Italia da Leonardo editore), uscito nel 1957, e piccolo gioiello di humor stravagante. Una banda di ladri di serie B ruba un gran bottino di pepite d'oro nel Sud degli Stati Uniti. Imabelle, la pupa di uno di loro, (interpretata dalla top model Robin Givens, più nota come ex moglie di Mike Tyson) scappa ad Harlem con tutto l'oro. Verrà ritrovata, con tutti i guai del caso. Nel frattempo, lei, però, ha conosciuto Jackson, un imbranatissimo funzionario di un'agenzia di pompe funebri. Jackson è pio e vergine, sia per quanto riguarda il sesso che, più in generale, i fatti della vita: la sua spina nel cuore è Goldy, il fratello delinquente e "viveur". Ma l'incontro con Imabelle, sinuosa come una Jessica Rabbit color cioccolato, maliziosa come una libertina settecentesca, lo trasforma in un uomo d'azione. Insomma, quasi. Equivoci, travestimenti, battute a raffica: il film di Bill Duke è pimpante e colorato come un cartone animato, restituisce perfettamente lo stile bizzarro di Himesm aggiungendo l'interpretazione degli attori, che sembrano tutti usciti dalle pagine di un fumetto. Manca solo che dicano "Gulp".
Il cast è la carta vincente del film. Per Rabbia ad Harlem, Bill Duke è riuscito a mettere insieme tre grandi star di colore: in testa a tutti Forest Whitaker, l'indimenticabile Charlie Parker di Bird, che interpreta il tenero Jackson, con una ironia, mai sopra le righe. poi c'è GregOry Hines, molto a suo agio nel comicissimo ruolo del fratello "cattivo". Infine, Danny Glover, satanico e veramente spassoso nel panni di "Easymoney !, una specie di Padrino di Harlem. Anche se in Rabbia ad Harlem la sua è una piccola parte, è talmente bravo che verrebbe voglia di rivederlo al più presto in un' altro film. Per esempio nel bellissimo, ma completamente diverso nonostante il titolo analogo: To Sleep With Anger (Dormire con rabbia) di Charles Bumett, uno dei registi del Rinascimento nero americano da tenere d'occhio. Presentato a Cannes nel 1990, è stato anche acquistato da un distributore italiano. purtroppo non è mai arrivato in sala. Ma questa è un'altra storia.
Paola Jacobbi, Vivi il cinema, n. 38-39, gennaio-febbraio, 1992

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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