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Bottega dei suicidi (La) - Magasin des suicides (Le)


Regia:Leconte Patrice

Cast e credits:
Soggetto: dal romanzo di Jean Teulé; sceneggiatura: Patrice Le Conte; musiche: Etienne Perruchon; montaggio: Rodolphe Ploquin; produzione: Arp Sélection-Caramel Film-Diabolo Films-Entre Chien et Loup-Kaibou Productions-La Petite Reine; distribuzione: Videa – Cde; origine: Francia-Canada-Belgio, 2012; durata: 85’.

Trama:In una città in cui la vita è diventata talmente triste che la gente non ha più voglia di vivere c'è un inatteso raggio di speranza: La Bottega dei Suicidi gestita da Mishima e Lucréce con i loro figli. Le persone disperate, infatti, sono benvenute nel negozio e l'attività va a gonfie vele. Alla nascita di Alan, però, la disgrazia cade sulla famiglia, lui sorride e, peggio ancora, è felice di essere vivo!

Critica (1):Dopo tante inutili polemiche, tutti possono per fortuna recuperare il cartoon anti-natalizio La bottega dei suicidi firmato dal regista noto per ben altre performance «dal vivo» Patrice Leconte. Sormontato idealmente dall'epigrafe «Se la tua vita è un fallimento, fai della morte un successo», il film tratto da un romanzo di Jean Teulé è una deliziosa incursione europea nei territori paradossali che finora solo Tim Burton sembrava in grado di percorrere. L'humour nero profuso a piene mani nella tragicomica odissea della famiglia Tuvache, che gestisce una bottega di servizi per gli aspiranti suicidi, si presta, infatti, a una serie di sensazioni che hanno il potere di promuovere un buonumore intelligente e spiazzante al giusto grado. Peccato per un finale stranamente consolatorio che fa pendere la bilancia stilistica finale più sul versante del musical che su quello dell'esorcismo goticizzante.
Valerio Caprara, Il Mattino, 3/1/2013

Critica (2):La bottega dei suicidi, tratto dal romanzo di Jean Teulé "Le magasin des suicides", racconta in maniera palesemente ironica e provocatoria una storia di suicidi, ribaltandone completamente il significato. Come? Attraverso l'esasperazione degli elementi macabri e cupi, un po' alla Tim Burton di "Nightmare Before Christmas", trasmettendo un messaggio di ottimismo e gioia di vivere come unici antidoti possibili alla crisi socio-economica che sta funestando tanta parte dell'Europa odierna, Italia inclusa.
In effetti non ha torto la Videa quando sottolinea «il trattamento ingiustificato e penalizzante manifestato dalla censura nei confronti di un film che, malgrado il titolo e l'ambientazione noir, rappresenta un inno alla vita e alla felicità». Conferma il regista francese: «Il messaggio che volevo suggerire è positivo. Diciamo che la vita è bella e va affrontata con la giusta dose di umorismo».
La bottega dei suicidi in questione è un negozio, nel cuore di una metropoli ingrigita e oppressa dal cemento, gestito dai signori Tuvache: il padre si chiama Mishima, come il poeta giapponese che fece harakiri, la madre Lucrece, come Lucrezia Borgia esperta in veleni. All'insegna del motto «Se la tua vita è un fallimento, fai della tua morte un successo», i due bottegai si sono arricchiti vendendo articoli di ogni tipo utili a farla finita. Il viavai di clienti è frenetico, la depressione è diffusa, a causa della malasorte tutti pensano alla morte. Finché il pargoloAlan, cresciuto col sorriso perenne sulle labbra, "vittima" di una contagiosa "joie de vivre", non riuscirà a convertire genitori, fratelli e clienti a un'esistenza più lieta, colorando il quartiere e trasformando la mesta bottega di morte in un'allegra pasticceria specializzata in "crépe" al cioccolato. Lo strillo di lancio? «Dulcis in fundo, perché i vecchi clienti non si sentano spaesati».
La commedia è riuscita a metà, l'animazione fatica a competere con i modelli americani, le canzoni non sono travolgenti: «Contro la crisi e il carovita, scegli una dolce dipartita, prendi il coraggio fra le dita. Canta con noi: viva il suicidio!» recita un verso. Però vietarla ai minori di 18 anni è una scemenza ancora prima che una cantonata alla quale porre rimedio. Come è successo, nel recente passato, con "17 ragazze", "Gli sfiorati", "Quando la notte" o "Il cigno nero": prima vietati ai minori di 14 anni e poi derubricati, per tutti.
Michele Anselmi, Il Secolo XIX, 20/12/2012

Critica (3):

Critica (4):
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