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Pane, amore e...


Regia:Risi Dino

Cast e credits:
Soggetto: Ettore M. Margadonna; sceneggiatura: Marcello Girosi, Ettore Maria Margadonna, Vincenzo Talarico, Dino Risi; fotografia: Giuseppe Rotunno; musiche: Alessandro Cicognini, dirette da Carlo Savina; montaggio: Mario Serandrei; scenografia: Gastone Medin; arredamento: Ferdinando Ruffo; costumi: Fabrizio Carafa; interpreti: Vittorio De Sica (Maresciallo Carotenuto), Sophia Loren (Sofia la "smargiassa"), Lea Padovani (donna Violante Ruotolo), Antonio Cifariello (Nicolino), Mario Carotenuto (Don Matteo), Tina Pica (Caramella), Virgilio Riento (Don Emidio), Joka Berretty (Erika), Clara Crispo (Donna Carmela), Pasquale Misiano (Don Peppino, l'ufficiale giudiziario), Antonio La Raina (il sindaco), Gaetano Autiero (Titino); produzione: Marcello Girosi per Titanus (Roma), Societè Generale De Cinematographie (Parigi); distribuzione: Cineteca Nazionale; origine: Italia-Francia, 1955; durata: 100’.

Trama:Il maresciallo Carotenuto, lasciata l'arma dei carabinieri, torna alla natia Sorrento dove viene accolto dal fratello Don Matteo, parroco della cittadina, e dal corpo dei vigili urbani, dei quali il maresciallo assumerà il comando. La vista delle persone care lo allieta, ma quando apprende che non potrà prendere possesso della casa natia, questa notizia gli guasta la gioia del ritorno. La sua casa è occupata da una giovane vedova, donna Sofia, una bella pescivendola soprannominata "La Smargiassa". Carotenuto è costretto quindi a prendere alloggio in casa di donna Violante Ruotolo, una pia zitella, ancora piacente, che vive ritirata in seguito ad una delusione amorosa. Il maresciallo non è insensibile al fascino di donna Sofia e per farle cosa gradita le proroga il contratto d'affitto, annullando l'ingiunzione di sfratto mandatale da suo fratello, e promuove negli esami di concorso per un posto di vigile urbano un giovane raccomandato della bella vedova, Nicolino. Questi è pazzamente innamorato di Sofia, la quale per burlarsi del geloso spasimante accetta la richiesta di matrimonio di Carotenuto. Dopo una burrascosa spiegazione con donna Sofia, Nicolino, disperato, decide di partire. Quando lo viene a sapere, Sofia ne è addolorata s'accorge di amare veramente il giovane. D'altra parte il maresciallo, durante una festa da ballo cui era intervenuto come fidanzato di donna Sofia, scopre che anche Violante è una bella donna. Quando s'accorge che Sofia ama Nicolino, il maresciallo compie il bel gesto di riunire i due innamorati. Egli si unirà a donna Violante, che, a suo modo, gli ha già fatto capire di amarlo.

Critica (1):Il maresciallo Carotenuto se n'è andato in pensione; anzi in congedo illimitato, ma un uomo del suo stampo non può rimanersene senza far niente, così eccolo accettare la carica di comandante dei vigili urbani che la natia Sorrento si è affrettata a proporgli appena ha dimesso l'uniforme dei carabinieri. A Sorrento il maresciallo-comandante ha ancora un fratello, che è un rispettabile parroco, e la casa avita, occupata per il momento da una bella pescivendola, Donna Sofia, che, nonostante legalmente sfrattata, non sembra affatto decisa a lasciare il campo libero al nuovo venuto. In attesa di risolvere la situazione, il parroco ha trovato alloggio al fratello in casa di una giovane e timoratissima vedova, pur sapendo quanto possa essere pericolosa quella vicinanza per il brizzolato, ma sempre giovanile maresciallo. Il pericolo, comunque, non sembra risiedere tanto nella vedovella quanto nella esuberante pescivendola che, pur di non abbandonare quella casa cui ormai si è piacevolmente abituata, non esita a circondare di mille irresistibili moine il nuovo comandante; e questi perde subito la testa dando immediatamente alla ragazza partita vinta su tutto: anche su un certo posto che ella gli chiede con insistenza per un lontano parente... (vale a dire per il suo spasimante). Ma è proprio questo giovanotto che, come al solito, combina un sacco di guai perché, irritato dai pettegolezzi che, di colpo, traversano tutta Sorrento, decide di piantar baracca e burattini per andarsene in... Venezuela. Nonostante i continui sgarbi che gli usa, Sofia, però, ne è sinceramente innamorata e quella minacciata partenza la mette alla disperazione. Il comandante ancora una volta capisce l'antifona e, pur avendo già fatto la sua brava domanda di matrimonio, torna precipitosamente sulle sue decisioni e accomoda tutto fra Sofia e il suo innamorato. Per lui, bell'e pronta, c'è la vedovella che, all’improvviso per i consigli dell’esperta Caramella (venuta anche lei a Sorrento) si è mutata in una seduttrice di prima forza. E il baldo Carotenuto, naturalmente, si fa sedurre senza opporre resistenza... Più semplice come intreccio e come temi, questa terza puntata della serie Pane, amore rivela forse una maggiore allegria e una più fresca immediatezza di argomenti. I suoi spunti, tutti decisamente farseschi, sono svolti dalla regia di Dino Risi con un piglio festosissimo e brioso sì che raramente il racconto concede pause o soste alla sua colorita girandola di trovatine comiche, di gags, di frizzi e di sberleffi. Ogni personaggio sa di caricatura, ogni situazione luccica di malizia e di ironia e anche se l’azione è un po’ schematica e i fatti sono scarsi il pubblico non ha tempo di accorgersene grazie alle risate che ad ogni istante la vicenda gli reclama. Concorrono al successo l’interpretazione felicissima (e quanto mai saporosa ed astuta) di Sophia Loren nelle vesti della protagonista, e quella di Vittorio De Sica anche più dongiovannesco ed ameno nei panni dell’ex maresciallo.
Gian Luigi Rondi, Il Tempo, 24/12/1954

Critica (2):E tre. Questa terza puntata della serie, rimasta senza titolo, con i puntini che tradiscono incertezza – Pane, amore e..– dovrebbe essere il seguito dei due film precedenti. Cambiato il regista – Dino Risi invece di Comencini – è cambiato il paese – Sorrento, al posto di Sagliena – essa conserva soltanto un personaggio di quelli gia noti, il maresciallo Carotenuto cavaliere Antonio cioè Vittorio De Sica, divenuto comandante dei vigili urbani. Un seguito non è; nell'apparenza tutto muta, ma nel concreto i soggettisti Margadonna, Risi e Talarico ripetono fatti e circostanze già sfruttati.
L’anziano, ridondante sottufficiale è di nuovo impegolato in una passione che non gli si addice, per una maliarda locale, la giovane vedova pescivendola Sofia, cioè Sofia Loren. Costei lo intrappola per evitare di essere sfrattata dalla casa che gli appartiene (...); ma il suo cuore è già dato al giovane Nicolino (Antonio Cifariello). La resipiscenza finale induce l’esuberante maresciallo a rinunciare alla pescivendola: ma anche stavolta è pronta per lui la confortatrice, Violante (Lea Padovani), una pinzochera che, alla stretta dei conti, si rivela ancora più frenetica amatrice della spregiudicata pescivendola.
Sorrento, fotografata a colori per il grande schermo, e Lea Padovani, generosamente discinta, sono tra gli apporti nuovi della favoletta. Che è un bozzetto villereccio anche stavolta, di struttura e voce dialettali, e costituisce soltanto una fioca variazione del tema precedente. Il lavoro trae i succhi dalla ironia amabile con cui De Sica beffeggia il suo personaggio, francamente caricaturale, e dall’irruente gagliardìa di Sofia Loren, che impone con malizia le sue doti, non soltanto fisiche. L’usura di questa trama ormai sfilacciata si avverte meno grazie al duplice contributo. A proposito di quello dell’attrice napoletana, non ci chiederete di fare un raffronto tra Gina e Sofia; non esprimeremo mai un’opinione sui maggiori problemi della nazione, la rivalità tra le due bellissime è il controfagotto del professor Degoli.
Il Corriere della Sera, 24/12/1955

Critica (3):I destini di quelli che diventeranno i tre massimi registi della commedia cinematografica italiana corrono paralleli. Mario Monicelli si è specializzato con Steno a fare i film di Totò e già ha realizzato in coppia, Totò cerca casa e Guardie e ladri, mentre nel '53 (ma esce nel '55) ha diretto da solo Totò e Carolina. Comencini è stato il regista di Pane, amore e fantasia, nel '53, seguito poi da Pane, amore e gelosia con la sua stessa firma e la stessa protagonista Gina Lollobrigida. Risi eredita la fortunata serie – uno dei più formidabili fenomeni di massa del decennio e uno dei più clamorosi successi nella storia Titanus – al terzo capitolo. Tutti e tre registi formati al cinema-mestiere, appreso e scalato secondo gli antichi canoni gerarchici, e non al cinema-arte; si vanno ciascuno per la propria strada avvicinando a una nuova idea di film popolare, distaccandosi progressivamente dalla tradizione della comicità d'avanspettacolo e di rivista. Pane, amore e fantasia, archetipo non solo di una serie di strepitoso successo ma anche di un genere o filone cinematografico, ha segnato la nascita di una nuova formula. È vero che lungo gli itinerari della diversificazione postneorealista c'erano state, o correvano coetanee, le esperienze di Castellani e del suo cosiddetto neorealismo rosa e quella oggi diremmo minimalista dei film giovanilisti e piccoloborghesi di Emmer. L'ambientazione del primo film di Comencini (così come del secondo) è rurale-paesana, e la sua atmosfera - un po' irreale: le coordinate sono volutamente sfumate - bucolico-arcadica; non, quindi, urbana come di solito era stato, a parte Due soldi di speranza peraltro scritto dallo stesso soggettista Ettore M. Margadonna.
La spensieratezza prevale nei suoi personaggi semplici e umili anche se lo sfondo, quanto più lontano e meno problematico possibile, denuncia le condizioni di un paese e di un popolo poveri fino all'indigenza. Ma la miseria si può vincere o dimenticare con un sorriso, grazie all'innocente malizia di un vestitino striminzito su un corpo femminile esplosivo: poveri ma felici di quello che hanno o che è lecito sognare.
Precedente apparentabile, forse, quello dei film nati dai personaggi di Guareschi Don Camillo e Peppone (sebbene lì la componente sanguigna del conflitto ideologico avesse un suo forte peso); mentre gli echi di un'analoga apologia della bellezza e della bontà della povera gente erano già presenti nei film romaneschi di Bonnard con Fabrizi, primi prodromi della futura commedia, e rivivono durante questi anni Cinquanta anche nelle prime prove (regia di Blasetti o di Camerini) della coppia Loren-Mastroianni.
Comunque per Risi non è ancora giunta l'ora del protagonismo assoluto ma le sue qualità professionali danno già abbastanza affidamento per inserirlo nel ciclo produttivo, nel «modello» Titanus. Che è quello del film a basso costo concepito per un pubblico popolare: che raccolga le suggestioni più folcloristiche e inoffensive del neorealismo, comunque depurate di ogni punta ideologica non allineata ai tempi di ottimismo obbligatorio e perbenismo trionfante.
Di nuovo questo terzo episodio (ma mai, neanche nell'ambito della struttura Titanus, si è radicata nella produzione cinematografica italiana una mentalità realmente seriale, programmata come tale all'americana: ci si limitava a rilanciare, dopo un film di successo, mettendo in cantiere il suo seguito) ha due cose, una collegata all'altra. Gina Lollobrigida ha aumentato, pare, le pretese e allora al suo posto viene promossa Sophia Loren, che già aveva fatto L'oro di Napoli nel ruolo della «Pizzaiola». Di conseguenza l'ambientazione si sposta dalla Ciociaria (dal paesino di Sagliena, ma resta integro quanto determinante l'impianto dialettale) a Sorrento.
(...) Le allusioni sessuali assumono un'importanza sempre maggiore: grande protagonista della saga è la malizia trattenuta, non solo nel personaggio di Sofia ma anche e forse soprattutto in quello della Padovani, così come era stato nei capitoli precedenti per quello della Merlini, che è portatore di una frenesia repressa, disperatamente desiderosa di scoppiare e di trovare soddisfazione. Esito evidentemente impossibile, e cionondimeno questa frenesia rappresenta l'autentico condimento, il sale nascosto che nell'Italia degli anni Cinquanta fornisce a questo come ha fornito ai due precedenti film della serie un motivo di attrazione di massa.
Ideologia semplicistica e mistificatoria, struttura perfetta, battute, trovate e gag come congegni a orologeria, prestazioni eccellenti degli attori, simpatia contagiosa dei due protagonisti. Dino Risi è ormai pronto a spiccare il volo.
Paolo D’Agostini, Dino Risi, il Castoro Cinema, 1-2/1995

Critica (4):
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