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Cronisti d'assalto - Paper (The)


Regia:Howard Ron

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: David Koepp, Stephen Koepp; fotografia: John Seale musica: Randy Newman montaggio: Daniel Hanley, Michael Hill scenografia: Todd Hallowell costumi: Rita Ryack suono: Anthony Ciccolini III, Lou Cerborino (superv.); effetti speciali: Hugo Cimmelli (coord.); interpreti: Michael Keaton (Henry Hackett), Robert Duvall (Bernie White), Glenn Close (Alicia Clark), Marisa Tornei (Martha Hackett), Randy Quaid (McDougal), Jason Robards (Graham Keighley), Jason Alexander (Marion Sandusky), Spalding Gray (Paul Bladden), Catherine O'Hara (Susan), Lynne Thigpen (Janet), Jack Kehoe (Phil), Roma Maffia (Carmen), Clint Howard (Ray Blaisch), Geoffrey Owens (Lou), Amelia Campbell (Robin), Jill Hennessy (Deanne White), William Prince (il padre di Henry), Augusta Dabney (la madre di Henry); produzione: Brian Grazer, Frederick Zollo e David Koepp, per Imagine Entert./ Universal Picturesr distribuzione: UIP; origine: USA, 1994; durata: 112'.

Trama:Il film tratta della vita di un caporedattore di un quotidiano "(The New York Sun") attraverso esperienze professionali e private, nell'arco di 24 ore.

Critica (1):Una rigida unità di tempo (scandita da onnipresenti orologi: sveglie vecchio stile, apparecchi elettronici o radiosveglie) racchiude 24 ore precise di vita newyorchese, con al centro vari personaggi del mondo della carta stampata. Come nel celebre The Clock di V. Minnelli (in cui però le giornate erano due) il tempo scandisce momenti decisivi per il futuro, professionale e personale, di Henry Hackett, capocronista di un tabloid "popolare" che sta per diventare padre e che si trova, sul lavoro, alle prese con vari dilemmi: passare o meno al "Sentinel", un quotidiano più serio e più "ricco", come vorrebbe la moglie Martha aprire il giornale con la notizia di un incidente avvenuto nella metropolitana o dar spazio all'arresto di due ragazzi neri sospettati dell'omicidio di un paio di uomini d'affari giù a Brooklyn? E ancora: assecondare l'opinione corrente (che vede nei neri dei colpevoli ideali, salvo rettifica "indolore" nell'edizione successiva del giornale) oppure prestar fede al proprio intuito, che sente qualcosa di poco chiaro, se non losco, dietro la loro cattura? La storia principale (che si rivelerà poi la solita: a far fuori i due businessmen è stata la Mafia: e chi sennò?) s'intreccia con diverse sottostorie, tendenti ad un esito corale apertamente richiesto dal regista agli sceneggiatori David e Stephen Koepp: "Quando finisce il film, vorrei che la gente, riflettendoci, si rendesse conto che c'erano altre quattro o cinque storie interessanti che si svolgevano in quelle ventiquattro ore". Le carrellate nervose (Howard ricorre a frequenti movimenti di macchina nel film, e a rapidi stacchi di montaggio) nella sede del "Sun", dove tutti discutono (per l'assegnazione di un servizio o di una scrivania, per una poltrona salvaschiena, per il caldo causato da un gusto all'impianto dell'aria condizionata), ricordano il caos indescrivibile della sala agenti dell'87° Distretto di... E tutto in biglietti di piccolo taglio (1973) di Richard A. Colla, senz'altro la miglior versione cinematografica di un giallo di Ed McBain. A livello, diciamo così, ideologico Ron Howard si muove su un terreno più tradizionale, un po' antiquato e sicuramente meno "impegnato" dei film sul giornalismo degli anni Ottanta (Sotto tiro, Salvador, Un anno vissuto pericolosamente). Di quei "cronisti d'assalto" resta ben poco, qui, oltre al titolo (usurpato: l'originale è The Paper, più collettivo, corale) della v.it. Fra le posizioni antitetiche dei due giornalisti rivali Alicia Clark/Glenn Close (soldi ad ogni costi, anche a suon di pugni, pur. di mantenere gli agi e il lusso di una vita tra i vip, e tanto sesso libero di contorno: una carriera percorsa grazie al sesso?) e Henry Hackett/Michael Keaton (una vera passione per il proprio lavoro, un autentico fiuto per le notizie, ma scarso senso della famiglia e dei doveri che l'incombente paternità impone), il regista di Parenti, amici e tanti guai opta per i bilanci esistenziali e i rimpianti del vecchio Bernie White/Robert Duvall. Casa, lavoro e famiglia si portano via il 90% della vita di una persona? Ma è solo giusto che sia così, altrimenti ci si ritrova, anziani e malati, a spiare la felicità familiare della propria figlia, che non vuol saperne di riallacciare normali rapporti col padre per i suoi trascorsi di donnaiolo impenitente, o a tracannar liquori con un burocrate povero Cristo messo in croce da alcuni attacchi del "Sun", che l'hanno reso furioso e disposto alla violenza.
Scelta, questa della family, che appare assai scontata, quanto l'appianamento di ogni problema nel finale, in cui Henry e Martha si riconciliano dopo la nascita del loro bebé (per "Batman" Keaton il secondo della stagione, dopo quello, sofferto, di My Life), e il caporedattore con compiti amministrativi Alicia è raggiante, benché ospedalizzata, per la riconquistata fedeltà all'etica professionale, dalla quale era parsa in verità più che disposta ad allontanarsi per seguire i propri interessi personali. I momenti risolutivi della loro "partita" i due cronisti li giocano, ironia del destino (o piuttosto del regista), al gabinetto: lei seguendo l'editore, in un fallito tentativo di seduzione, in una lussuosa toilette maschile; lui nel lurido cesso di una stazione di polizia, dove a fatica riesce a convincere un recalcitrante cop ad ammettere che l'arresto dei due giovani neri è ingiustificato. In The Paper la lotta tra i rappresentanti della carta stampata si muove secondo regole canoniche (notizie "rubate" alla concorrenza, frenetica ricerca di una "fonte" attendibile), mentre il medium vincente, la televisione, sforna quintali di notizie in tempo reale, supportate da chilometri di quelle immagini di cui una giovane fotografa del "Sun" cerca disperatamente di procurarsi almeno un esemplare. Sullo sfondo il medium ritenuto da molti obsoleto, la radio, sembra ridotto (un po' come in Ricomincio da capo, ma senza le sue geniali "riprese") a macchina segnatempo, in senso crono e metereologico.
Marco Molinari, Segno cinema n. 68, lug-ago 1994

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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