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Gardenia blu - Blue Gardenia (The)


Regia:Lang Fritz

Cast e credits:
Soggetto: tratto dal racconto di Vera Caspary "Gardenia"; sceneggiatura: Charles Hoffman; fotografia: Nicholas Musuraca; musiche: Raoul Kraushaar; montaggio: Edward Andrew Mann; scenografia: Dan Hall; effetti: Willis Cook; interpreti: Anne Baxter (Norah), Raymond Burr (Harry Prebble), Richard Conte (Casey Mayo), Nat 'King' Cole, Ann Sothern (Crystal), Jeff Donnell (Sally); produzione: Blue Gardenia Productions-Gloria Film-Warner Bros; distribuzione: Cineteca Nazionale; origine: Usa, 1953; durata: 90’.

Trama:Nora, giovane telefonista di Los Angeles abbandonata dal proprio fidanzato, accetta l'invito a cena di un pittore. Durante la cena la ragazza beve tanto da smarrire la coscienza di sé: è sorpresa quando, dopo qualche tempo, s'accorge di trovarsi in casa del pittore. Questi tenta di usarle violenza, ma Nora scaglia le molle del caminetto contro il giovane, poi sviene. Tornata in sé vede steso a terra il corpo del pittore e si rende conto che è morto: in preda allo spavento, fugge lasciando nell'appartamento le scarpe. Poiché la polizia si mostra disorientata, il cronista Casey Mayo pubblica una lettera aperta all'assassino, invitandolo ad affidarsi a lui e promettendo discrezione e l'assistenza di un celebre avvocato. Nora prima esita, poi si reca da Mayo e gli espone i fatti, affermando di non ricordarsi di aver ucciso il pittore. Viene arrestata e accusata d'omicidio; ma Casey Mayo, innamorato dellaragazza, non crede alla sua colpevolezza. Fa indagini e scopre che, mentre Nora era svenuta, un'altra donna, Rosa Miller, ex amante del pittore, lo ha colpito a morte. Arrestata, Rosa confessa il suo delitto. L'amore di Casey farà dimenticare a Nora le precedenti sofferenze.

Critica (1):Nonostante l'aiuto di Harry Cohn della Columbia Pictures, che nel '53 difende Lang davanti alla House Committee of Un-American Activities (Commissione per le attività antiamericane) del senatore McCarthy, dopo Clash by Night il regista segna il passo. Il suo avvocato scopre che, nel quadro della "caccia alle streghe", Lang risulta inserito in una delle liste redatte dalla Commissione, perché comunista. I produttori lo ritengono sostanzialmente estraneo alle vicende politiche, ma preferiscono non dargli lavoro. The Blue Gardenia (Gardenia blu, 1953), finanziato dalla Warner Bros., arriva dopo tredici mesi di disoccupazione: un'occasione da non perdere. Lang lo gira in tre settimane, già provato dall'affare McCarthy.
GR 1466, il numero telefonico di Crystal; Madison 60025, quello di Mayo; Michigan 5211, la polizia. Norah rompe uno specchio e, quando sviene in casa di Harry, un vortice come quello di House by the River si lega in sovrimpressione alla spirale grafica del negozio di M. I quotidiani
titolano: «Painter of Calendar Girls Murdered in Studio Mistery» e «Police Dragnet Closes in on Blond Murderess». Casey innesca la trappola per Gardenia Blu scrivendo una «Letter to an Unknown Murderess» e la incontra nella redazione del giornale. Nella grande stanza, buia e deserta, la figuretta di Norah spicca nel riquadro luminoso della porta. Fuori c'è molta nebbia, la ragazza chiede: «Mr. Casey, crede che si possa uccidere un uomo senza ricordarlo?». Quando parlano la prima volta nel bar, Norah finge di essere un'altra (e Casey: «Sono quasi deluso che lei non sia Gardenia Blu.»), e la seconda volta si fa schermo di Crystal (nome emblematico), dicendo poi: «Non sono che una donna innamorata di uno che ne ama un'altra» (con riferimento al fidanzato George). Casey, all'aeroporto: «Che cos'è?». Il fotografo Al: «Musica, in scatola. Mettono tutto in scatola oggigiorno». Il flashback dell'omicidio svolto per immagini commentate dalla voce di Rose e il ritorno del numero di Crystal: GR 1466.
Un meccanismo perfetto e una griglia inesorabile: soprattutto questo è Lang. Non si può restare indifferenti dinanzi a questa magica – eppur semplice, chiarissima – coincidenza di temi e situazioni. Ogni film rimanda agli altri, con cenni sparsi o per una fulminea convergenza strutturale. Se in Gardenia blu l'autore descrive con asprezza e cattiveria l'universo articolato dei media (telefono, stampa, radio), la chiave volumetrica dell'opera è giustamente una scatola. Il mobile-radio, la cabina telefonica, il giradischi, l'altoparlante: contenitori, altari, feretri. Le telecomunicazioni uccidono. Il disegnatore, isolato e frustrato proprio dalla natura arcaica del suo lavoro, è solo la copia maligna del grande pittore della domenica Christopher Cross (Scarlet Street). Mentre Norah è una pallida versione delle dame brune che ossessionano Lang, è l'ombra di Alice (The Woman in the Window) e di Celia (Secret Beyond the Door). Per questo ci appare nel vano della soglia-cornice-specchio. I numeri di telefono e i titoli dei quotidiani (crittogrammi dell'incubo) svolgono l'ulteriore trionfo della lettera M. L'autocitazione del vortice liquido fuso con una spirale di carta rievoca i motivi psicanalitici, le amnesie del mostro vero (Becker) e del falso (Mark Lamphere), la teoria langhiana dell'istintualità. Al «Blue Gardenia», Norah avrebbe dovuto essere Crystal e si vergogna, ma Prebble la rassicura: «Gli impulsi non sono mai stupidi». C'è poi un tenerissimo riferimento ai giochi triangolari del melodramma mitteleuropeo. La «Lettera a una sconosciuta» redatta da Mayo, cronista fatuo e fortunato, allude a Letter from an Unknown Woman (Lettera da una sconosciuta, 1948) di Max Ophüls, storia d'amore sofferta in una Vienna totalmente ricostruita in studio. In Blue Gardenia è l'uomo che scrive, essendo questo il suo mestiere. Mestiere e denaro, appunto, routine, pratica brutale dello scoop a ogni costo. Come credergli? Eppure il lettore ha bisogno di menzogne avvolte nel sentimentalismo – di un qualche Tristano, di una certa Isotta – e il nostro piccolo manipolatore di notizie, giusto un ragnetto rivestito, s'improvvisa reporter galante, detective per signora. Mayo confeziona un involucro rosa, un bel testo, in cui la fanciulla dal piede nudo e leggero, di taffetà nero vestita, possa soavemente cadere. Come fa il lettore del «Chronicle», coinvolto in una love story epistolare con l'enigmatica e certamente sexy Gardenia Blu.
Stefano Socci,
Fritz Lang, Il Castoro Cinema, 1995

Critica (2):Vorrei dire, non per sminuire i meriti del film, che in questo soggetto Lang forse non vide altro che un pretesto e si sforzò di elaborare i personaggi piú che di giustificare i fatti. Ma che ricchezza di particolari osservati, che rappresentazione deliziosa della vita di tre giovani impiegate americane, che concezione moderna del taglio nelle sequenze piatte ...
Fritz Lang combatte il neorealismo sul proprio terreno.
Maurice Scherer (Eric Rohmer),
Un réalisme méchant, in «Cahiers du cinéma», giugno 1954

Critica (3):Mentre Lang girava La confessione della signora Doyle, Howard Hughes, che era ancora titolare della RKO e aveva finanziato Rancho Notorious, fece sapere al regista, tramite i suoi collaboratori, che l'avvenire gli riservava «grandi cose». Il 3 novembre 1951 La confessione era terminata. Passarono i mesi e Lang non ricevette piú offerte, né da Hughes né da altri produttori. Finalmente il suo avvocato scopri che Lang era stato incluso nella lista nera di Hollywood, come comunista «potenziale».
Ancora prima della fine della guerra era apparso chiaro che alcuni americani avrebbero preferito combattere a fianco della Germania contro l'Unione Sovietica, e non viceversa. Dopo la morte di Roosevelt, ebbe inizio la guerra fredda contro l'URSS. Eletto senatore per il Wisconsin nel 1948, Joseph McCarthy non tardò a individuare nel «Comitato per le attività antiamericane», appena istituito presso il Senato, un ottimo trampolino di lancio per le proprie mire politiche. Hollywood divenne la vetrina della persecuzione maccartista. La cosiddetta «lista nera», accanto ai nomi dei comunisti iscritti al partito, elencava quelli dei progressisti, e cosí vi si trovavano inclusi Fritz Lang, Walter Wanger, Thomas Mann e molti altri. Come è noto, Lang era stato amico di noti artisti di sinistra, come Brecht e Ernst Toller, aveva lavorato con Hanns Eisler, con gli sceneggiatori Ring Lardner jr e Albert Maltz, ambedue tra i «dieci di Hollywood». Per farla breve, Lang si senti dire che per lui non c'era piú lavoro.
Soltanto dopo piú di un anno di forzata disoccupazione il regista ebbe un'offerta da un produttore di nome Adolf Gottlieb. Questi voleva usare il titolo Gardenia blu per analogia con «Dalia nera», il soprannome di una prostituta brutalmente assassinata poco tempo prima. Nella sceneggiatura non c'era nessuna prostituta ma c'era un assassinio, e Gottlieb sperava di sfruttare il titolo prima che il sensazionale caso fosse dimenticato. Gardenia blu servì a reintrodurre Lang a Hollywood. Nel 1953 Harry Cohn della Columbia gli offrì un contratto per un anno e testimoniò davanti al comitato di McCarthy che il regista non era mai stato iscritto al Partito comunista. Lang in seguito avrebbe giudicato Gardenia blu un lavoro di routine. Il film dovette essere girato in venti giorni e il regista ebbe poco tempo per la preparazione e la revisione della sceneggiatura, anche se riuscí a modificare vari dialoghi e, in un particolare importante, l'azione. D'altra parte il copione non aveva il tipo di messaggio sociale che gli interessava. Nonostante tutto ciò, il film ha vivacità e spessore, soprattutto nella rappresentazione del mondo del centralino telefonico, un harem di ragazze indaffarate, piene di preoccupazioni e di problemi personali, tutte ansiose di accasarsi, e della vita privata che le tre protagoniste conducono in un minuscolo appartamento. Lang per mezzo di angolazioni raffinate mette a fuoco i personaggi: la navigata Chrystal che ricomincia a civettare con Homer, il marito dal quale ha divorziato; l'infantile Sally, immersa in un mondo di gialli tascabili e corteggiata dal libraio; la dolce e romantica Norah. E Norah che viene colta «per un momento con la guardia abbassata» e trascinata nel vortice. Il giorno del suo compleanno, sola nell'appartamento, siede a un tavolo elegantemente apparecchiato con davanti la fotografia del fidanzato, un tenente che sta combattendo nella lontana Corea. Mentre beve champagne, apre l'ultima lettera, in cui però il fidanzato la informa che vuole sposare un'altra, un'infermiera conosciuta in Corea. Quando il telefono suona, Norah è in un momento di crisi e instabilità. Il famoso designer di mode Harry Prebble, che ha conosciuto le ragazze poche ore prima, chiama per invitare la vivace (e «facile») Crystal ma, in mancanza di meglio, si accontenta di Norah.
L'ambiente inebriante e il volgare esotismo del ristorante «La gardenia blu», dove c'è sempre troppo rum nel cocktail, viene rappresentato magistralmente da Lang. In un'inquadratura caratteristica e ingegnosa, uno specchio inclinato alle spalle di Nat King Cole, che canta sullo sfondo, riflette la tastiera del pianoforte e, dietro, tutto il ristorante. Prebble convince l'ormai ubriaca Norah ad andare a casa sua asserendo che ci sono altri invitati. Nell'appartamento l'illuminazione indiretta getta strane ombre di piante tropicali e il giradischi suona «La gardenia blu». Prebble offre a Norah un caffè, corretto di nascosto con altro rum. La ragazza si addormenta. Ma quando Prebble cerca di approfittare di lei, si risveglia e nel tentativo di difendersi impugna goffamente un attizzatoio, rompendo uno specchio. A questo punto il copione, cosí com'è scritto, potrebbe offrire a qualsiasi regista un'occasione per un effetto facile. (…)
L'istinto cinematografico di Lang gli suggerí di non dare al pubblico nessuna indicazione su ciò che avviene realmente nell'appartamento perché questo avrebbe svelato anzitempo la soluzione cancellando ogni suspense. Egli perciò semplifica tutto: Norah cade per terra dopo la rottura dello specchio; la vertigine l'avvolge, né lei né lo spettatore sanno cosa è successo. Si risveglia come da un incubo e senza guardarsi attorno si precipita fuori nel temporale, lasciandosi dietro le scarpe.
L'indomani Norah si sveglia con la testa di piombo. L'unico suo ricordo è un flash del proprio volto distorto nello specchio. Al centralino telefonico, le ragazze ritratte da Prebble il giorno prima vengono interrogate una per una dalla polizia che indaga sull'assassinio del designer. Un paio di occhiali da sole rotti fanno sussultare Norah e, con un'ellissi caratteristica, Lang porta l'inquadratura all'appartamento di Prebble dove si stanno svolgendo le indagini. La scena è organizzata con il consueto stile documentaristico: la polizia, i fotografi, un giornalista di nome Casey Mayo, il commissario irritato dalla coscienziosa donna delle pulizie che ha levato tutte le impronte digitali («mi pagano per quello»), la scoperta delle scarpette incriminanti (misura 37) e di un fazzoletto di pizzo.
Norah teme di essere colpevole e lo spettatore vive con lei tutti gli shock che devono subire i suoi nervi già scossi. Mentre sta per bruciare il vestito di taffetà che aveva indosso la sera prima e che teme possa costituire un indizio (un particolare tipico di Lang: lo avvolge in un giornale con grandi titoli sull'assassinio di Prebble), viene fermata da un poliziotto: «Signora, non sa che è proibito far andare un forno per i rifiuti di notte?» Mentre tenta di telefonare a Casey Mayo, che sul giornale si è offerto di aiutare l'ignoto colpevole, vede la polizia fuori dalla cabina telefonica e fugge, lasciandovi un altro fazzoletto.
La fioraia cieca del ristorante, riportandoci al venditore cieco di M, descrive l'abito di Norah agli investigatori: «Il taffetà ha una voce tutta sua. Un fruscio che non assomiglia a quello di nessun'altra stoffa.» Ma l'ispettore Haynes dice a Mayo: «L'abito di taffetà non ci aiuta molto, Casey. Mia moglie dice che sono di gran moda quest'anno... Le scarpe invece sono un'altra cosa...» Casey Mayo, che ha puntato tutte le sue ambizioni sulla soluzione di questo caso, decide di indagare personalmente sulle scarpe e di scrivere una lettera aperta alla « ragazza della Gardenia blu ». In un montaggio che ricorda ancora una volta M, vediamo diversi tipi di persone leggere la lettera sul giornale. Mentre Norah legge, sulla colonna sonora si sente la voce dello stesso Mayo: «Spero che leggerai questa lettera... Voglio aiutarti... A me interessa sinceramente... Ti puoi fidare di me.»
Solo nel suo ufficio, Mayo risponde a innumerevoli telefonate di donne isteriche. L'unica che dà un numero di scarpe corretto è Norah, con la quale fissa un appuntamento. Lang usa un caratteristico effetto a shock: quando la ragazza entra, il giornalista accende improvvisamente la luce accecante nell'ufficio buio. Norah narra la vicenda come se fosse accaduta a un'amica. Mayo lascia cadere della cenere sul vestito della ragazza per poter vedere il suo fazzoletto, ma non è di pizzo come quello caduto nell'appartamento di Prebble e quello lasciato nel chiosco telefonico.
Ancora ignaro del fatto che è proprio Norah la «Gardenia blu», convinto che la ragazza misteriosa che cerca sia una squillo, Mayo prende accordi per incontrare quell'«amica» l'indomani in un bar. Lì Bill, il barista, ascolta la conversazione in cui Norah confessa la verità e denuncia la ragazza alla polizia. Ascoltando un disco nel juke-box del caffè dell'aeroporto, Mayo si rende conto improvvisamente che si tratta di quello ritrovato sul grammofono di Prebble, mentre Norah si ricorda che quando lei svenne stava suonando «La gardenia blu». Un'inchiesta nei negozi di musica che hanno venduto il disco porta a una donna di mezz'età, una certa Rosa, con la quale all'inizio del film Prebble aveva avuto una conversazione telefonica apparentemente insignificante. Mentre Haynes cerca di convincere Mayo a rinunciare alla sua ricerca inutile, Rose viene trovata in una toletta con i polsi tagliati. (Il particolare della telefonata apparentemente innocua tornerà in L'alibi era perfetto.)
La confessione sul letto di ospedale di Rose viene mostrata in una serie di scene retrospettive che solo ora svelano il reale susseguirsi degli avvenimenti. Rose aveva fatto irruzione nell'appartamento di Prebble mentre Norah era svenuta; il designer aveva cercato di calmarla facendo suonare il suo disco preferito, ma lei lo aveva ucciso in un accesso di gelosia.
L'epilogo si svolge in chiave leggera. Quando Norah viene rilasciata dal carcere si mostra fredda con Mayo, non perché pensa ancora che l'abbia denunciata alla polizia, ma perché Crystal gli ha dato il numero di telefono. Mayo però dimostra le sue intenzioni serie passando al deliziato Haynes il suo «libretto nero» di numeri telefonici di ragazze squillo.
Lotte Eisner,
Fritz Lang, Mazzotta, 1978

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