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Orphans - Orphans


Regia:Mullan Peter

Cast e credits:
Sceneggiatura
: Peter Mullan; fotografia: Grant Scott Cameron; montaggio: Colin Monie; musica: Craig Armstrong; scenografia: Campbell Gordon; interpreti: Gary Lewis (Thomas), Douglas Henshall (Michael), Stephen McCole (John), Rosemarie Stevenson (Sheila); produzione: Frances Higson per Antonine Films/Green Bidge; distribuzione: Lucky Red; origine: Gran Bretagna, 1998; durata: 95’.

Trama:Thomas, Michael, Sheila e John si trovano a Glasgow attorno alla bara della madre in occasione del suo funerale. Un violento temporale abbattutosi sulla città costringerà i quattro a passare una notte lunga e scura piena di contrattempi e di equivoci.

Critica (1):Di quanto la provincia britannica sia lontana dalle mille luci di Londra, scenario privilegiato di commedie romantiche e sofisticate, ce ne stiamo accorgendo negli ultimi anni, grazie a un gruppo di autori che affrontano realtà marginali e suburbane, motivati anche da una sorta di rivendicazione delle proprie origini. È questo sicuramente il caso dell’attore di Glasgow Peter Mullan, che all’ultimo Festival di Cannes ha ritirato il premio per l’interpretazione di My name is Joe di Ken Loach vestito con il tradizionale kilt scozzese, e che per il suo debutto da regista ha scelto di ambientare nella sua città, battuta dalla pioggia e dal vento dell’Atlantico, la notte insonne di rabbia e disperazione di quattro fratelli, da poco ‘orfani’ per la morte della madre.
Tutto comincia al pub, unico centro nevralgico di un paesaggio urbano desertificato, dove a tutti indistintamente è concessa la libertà di prendere un microfono ed esternare i propri sentimenti. È quello che fa Thomas, il fratello maggiore, con un tristissimo karaoke in omaggio alla madre morta che provoca l’ilarità dei presenti e la reazione degli altri fratelli. Uno di loro, Michael, viene accoltellato nella rissa che ne segue e l’altro, il più giovane, parte alla ricerca di un’arma per vendicare l’offesa. Perse le tracce l’uno dell’altro, ciascuno dei fratelli vaga da solo nella notte alla ricerca di uno sfogo, quale che sia, al proprio dolore. Tutti tranne Thomas, che per ottusa devozione alla memoria della madre e alla promessa di vegliarne la bara, ignora le richieste di aiuto dei fratelli e rifiuta di accompagnare a casa la sorella spastica. Sheila viene soccorsa da una fatina buona dopo essere rimasta impantanata con la sedia a rotelle, mentre i maschi raccolgono ogni provocazione che possa esaltare la loro rabbia repressa, arrivando più volte sull’orlo di un’incontrollata esplosione di violenza. Allo stesso modo il racconto sfiora la tragedia per ritrarsene all’ultimo momento e deviare verso la commedia, a dimostrazione di come dramma e grottesco siano contigui in questo ambiente e in queste classi sociali e di che poca distanza separi la violenza dalla normalità. Peter Mullan conosce bene questi volti così tipizzati di giovani già invecchiati dall’alcool e dallo squallore, ne indaga ogni piega da vicino con partecipazione, spesso facendo risaltare i primi piani su un fondo scuro e regalando ogni tanto un’apertura di sogno, come il cielo scoperchiato di una chiesa, a questo mondo così inchiodato alla terra.
Barbara Corsi, Vivilcinema n. 70, gennaio-febbraio 1999

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Critica (4):
Peter Mullan
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