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Espagne 1937 - Espagne 1937


Regia:Buñuel Luis

Cast e credits:
Materiale documentaristico raccolto da Luis Bunuel; montaggio: Jean-Paul Dreyfus; supervisore al montaggio: Luis Buñuel; fotografia: Roman Karmen e altri; commento: Pierre Unik e Luis Buñuel; musica: brani della Settima e Ottava sinfonia di Beethoven; produzione: Ciné-Liberté; origine: Francia - Spagna, 1937; durata: 40'.

Trama:Una riflessione di Buñuel sulla Spagna negli anni della Guerra civile a partire da materiali documentaristici da lui stesso raccolti.

Critica (1):Quando la Spagna si divide in una guerra brutta e spietata, Buñuel non ha certo dubbi sulla parte da cui stare, anche se alcuni suoi amici, come il pittore Cossío e Giménez Gaballero, si schierano con i fascisti. Anzi, acquista la testata comunista "Mundo Obrero", o meglio, poiché il governo repubblicano voleva sequestrarla, finge di avere un credito chiedendone il pignoramento e diventandone così proprietario. Il tesserino della rivista gli viene buono quando, nei momenti di confusione, deve dimostrare con chi sta. Salvador Dalí invece lascia immediatamente il paese. Il pronunciamiento del generale Franco è del 18 luglio; il 19 agosto Federico García Lorca viene fucilato alla Fuente Grande, nei pressi di Granada. In una fotografia scattata in maggio a Toledo, per un incontro in onore di Hernando Vines, il poeta era a fianco del suo amico Luis Buñuel.
Alla fine di settembre il ministro degli Esteri del governo repubblicano chiede a Buñuel di trasferirsi a Ginevra e di lì a Parigi per coordinare, dall'ambasciata, i servizi di informazioni e propaganda. Effettuerà viaggi in varie città europee incaricato di missioni diverse. Probabilmente deve raccogliere fondi e consensi per il governo ma nelle sue conversazioni con Max Aub rievoca interventi in vari casi allora forse famosi: le bombe della legione Condor, la faccenda dell'Asburgo, un certo Bosch, cubano... E accenna a una strana storia di import-export di potassio tra Spagna e Germania, che finisce bene, ma su cui non vuole dire niente, neanche quarant'anni dopo. Organizza strane operazioni, come mandare nei territori occupati dai franchisti 5000 copie dell'enciclica Rerum Novarum che può essere interpretata in chiave antinazista. A portarle sono i marinai di una nave tedesca che partono dal porto belga di Anversa e Buñuel va a consegnarle personalmente al capo dei dockers. Ma il 6 giugno 1937 firma anche un manifesto contro le incursioni aeree tedesche assieme ad altri intellettuali spagnoli, Bergamín, Alberti, Miró e Picasso, che in questo periodo sta lavorando a Guernica. La comune militanza non gli impedirà di detestare il celebre quadro.
Infatti il suo mondo rimane soprattutto quello intellettuale: all'ambasciata fa anche, informalmente, il capo del protocollo quando c'è qualche cena ufficiale. Sa dove vanno fatti sedere Aragon o Gide. Accompagna a Parigi intellettuali che in Spagna servono a poco mentre nella capitale francese possono essere utili come Ugarte, Juan Vicens, Sànchez Ventura e anche Alberti. Ma ha il rimorso di esser forse responsabile della morte dell'addetto commerciale russo a Parigi. Si è rivolto a lui, su richiesta del suo governo, per chiedere perché i documentari girati in Spagna da Roman Karmen e altri operatori sovietici non sono mai arrivati in Urss. Questi lo tratta male, chiedendogli perché non va al fronte, e Buñuel manda una lettera furiosa al suo ambasciatore e al Partito comunista francese. Dopo qualche mese il poveretto viene fucilato, ma certamente non o non solo per quel motivo.
Infatti il cinema resta sempre al cuore dei suoi interessi, anche se rifiuta di tornare in Spagna a dirigere un film sugli avvenimenti bellici. Le trincee, dice, non sono fatte per questo, se si vuole fare un film di guerra conviene girare in studio, dove tutto viene meglio. Infatti potrebbe essere girata da lui, in studio appunto, una bella scena di fucilazione che si vede in Espagne 37 (conosciuto in Italia in una versione rimaneggiata dal titolo Spagna leale in armi), un film di propaganda antifranchista realizzato per il resto con materiali documentari girati in Spagna da vari operatori d'attualità fra cui Roman Karmen e altri non identificati. La produzione viene organizzata a Parigi sotto il marchio di "Cine-liberté", la società vicina al Fronte popolare che ha prodotto La vie est à nous di Renoir, ed è tecnicamente seguita da Jean-Paul Le Chanois, nome di battaglia di Jean-Paul Dreyfus che in quegli anni realizza altri documentari di propaganda, ma Buñuel rivendica in tempi non sospetti la responsabilità della supervisione e del commento, assieme a Pierre Unik, e sua deve essere la scelta di due sinfonie di Beethoven per la colonna sonora. E anche la scena del funerale di un bambino in una bara bianca che attraversa una piazza di Madrid fa indubbiamente pensare a Las Hurdes, anche se è molto improbabile che sia stato lui a girarla. Quella dell'anonimato rimane una scelta strategica per il surrealista diventato qualcosa tra il funzionario d'ambasciata e l'agente segreto. (...)
Alberto Farassino, Tutto il cinema di Luis Buñuel, Baldini&Castoldi, 2000

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Luis Buñuel
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