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Maschere e pugnali - Cloak And Dagger


Regia:Lang Fritz

Cast e credits:
Soggetto: tratto dal romanzo omonimo di Corey Ford e Alastair Macbain; sceneggiatura: Ring Lardner Jr., Albert Maltz; fotografia: Sol Polito; musiche: Max Steiner; montaggio: Christian Nyby; scenografia: Max Parker; effetti: Harry Barndollar, Edwin B. DuPar; interpreti: Gary Cooper (Professor Alvah Jasper), Lilli Palmer (Gina), Vladimir Sokoloff (Professor Giovanni Polda), Robert Alda (Pinky), J. Edward Bromberg (Trenk), James Flavin (Colonnello Walsh), Dan Seymour (Marsoli), Charles Marsh (Erich), Marjorie Hoshelle (Ann Dawson), Helene Thimig (Katarin Loder), Marc Lawrence (Luigi); produzione: Milton Sperling per United States Pictures; distribuzione: Warner Bros - M&R Film & Film; origine: Usa, 1946; durata: 106’.

Trama:Quando ormai la seconda guerra mondiale sta per finire, il servizio segreto di spionaggio di Washington invia in Svizzera uno scienziato americano per raccogliere informazioni sulle ricerche tedesche sulla bomba atomica. Lo scienziato decide di andare in Italia alla ricerca del professor Polda, costretto a lavorare per i nazisti sotto il terribile ricatto di non poter più rivedere sua figlia, tenuta prigioniera. Per salvarlo dalla morsa in cui è stretto deve riuscire a liberare la ragazza e scortare entrambi nell'Italia liberata, dove ci sono i partigiani...

Critica (1):Ha avuto molte interferenze in questo film?
Sì e no. Erano interferenze stupide del tipo: «Perché fa portare i baffi a quest'uomo? Nessuno ha i baffi in Svizzera». Voglio dire che l'atteggiamento del produttore del film era molto stupido e di conseguenza rendeva il lavoro molto spiacevole, tanto che alla fine dissi: «Senta, finché lei rimane sul set, io non giro». Avevo torto – avrei dovuto essere abbastanza intelligente da riderci sopra.
Ma la cosa più significativa in Maschere e pugnali era il finale. Adesso il film finisce con lo scienzato italiano che viene salvato dalla resistenza: l'aereo inglese atterra e l'agente dell'O.S.S.14 americano (un personaggio ispirato a Oppenheimer) ha completato la sua missione; l'aereo decolla, la ragazza fa un cenno con la mano, lui anche, e si capisce che si incontreranno ancora dopo la guerra. Nel finale originale, lo scienzato italiano muore per un attacco cardiaco sull'aereoplano e per il proseguimento della missione gli alleati devono affidarsi unicamente a una foto che ritrae lo scienzato insieme alla figlia, con una formazione montuosa molto particolare sullo sfondo. I servizi segreti americano e inglese si riuniscono e decidono: «Quella montagna può trovarsi soltanto in Baviera». Così si recano là (ho girato tutte queste cose, paracadutisti, tutto), trovano una pista d'atterraggio mimetizzata e poi un grande recinto di filo spinato elettrificato. Stanno molto attenti, anche se la corrente è già stata tolta. Trovano scatole di munizioni e così via – tutto abbandonato – e finalmente scoprono una grande caverna vuota. Tutti i macchinari sono spariti. (Vede, noi sapevamo già che i tedeschi avevano fatto esperimenti con l'acqua pesante per ottenere energia atomica – e sapevamo che c'era un impianto in Norvegia – ma tenga presente che Los Alamos era ancora segretissimo.) A quel punto c'è una riunione dove stabiliscono: «Probabilmente, l'impianto adesso si trova in Argentina – o in un altro paese». Un sergente viene a riferire che 60.000 prigionieri, costretti a lavorare come schiavi, sono stati trovati morti sotto la caverna. Gary Cooper esce e all'ingresso della caverna c'è un paracadutista – un giovane americano che mastica un filo d'erba. Il sole brilla, gli uccelli cantano. E Cooper dice qualcosa come: «Questo è l'Anno Uno dell'era atomica. Dio ci aiuti se pensiamo di poter nascondere questo segreto al mondo, e tenerlo per noi». E questo era il motivo per cui ho voluto fare il film. L'intera bobina fu tagliata. Non penso che esista più.

Sa perché è stata tagliata?
Deve chiederlo alla Warner, io non lo so. Forse perché c'erano appena state Hiroshima e Nagasaki.

La lotta tra Cooper e il fascista nel vicolo è particolarmente impressionante perché è così silenziosa, e tuttavia così violenta.
L'idea stava tutta lì. Devo dire che sono molto orgoglioso di quella lotta. Ho avuto la consulenza di due agenti dell'O.S.S. per il film – Mike Burke e un uomo chiamato Deihem. A quei tempi pochissime persone sapevano qualcosa del karatè – si sapeva qualcosa del jujitsu, ma nulla del karatè. Ma poiché avevo fatto domanda per entrare nell'O.S.S. (non potei entrarvi per la vista), sapevo che venivano addestrati per quella che noi chiamiamo la lotta sporca. Così la feci vedere in questo film per la prima volta. E l'intera scena della lotta – sono molto contento di poterlo dire – fu girata con Gary Cooper. Lui aveva una controfigura perché si era slogato un'anca, ma io gli dissi: «Senti, Gary, starò molto attento, e poi posso sempre girarla con dei primi piani». Fu molto disponibile e non c'è una sola inquadratura della lotta che sia stata girata con la controfigura. Cooper fu magnifico – si diede molto da fare. Mi piaceva moltissimo.(…)
Peter Bogdanovich,
Il cinema secondo Fritz Lang, Pratiche Editrice, 1988

Critica (2):Tutte le volte in cui Fritz Lang ha parlato di Cloak and Dagger, ha ripetuto che il film era stato messo in distribuzione privo dell'ultima bobina. Un taglio deciso dalla Warner Bros., contro il quale non aveva potuto fare nulla. (…)
Tra la realizzazione del film e la distribuzione della pellicola, era incominciata la guerra fredda. Nel marzo 1946, Winston Churchill aveva fatto questa dichiarazione nel discorso di Fulton (Missouri): «Da Stettino sul Baltico a Trieste sull'Adriatico è stata innalzata una cortina di ferro sul continente, che permette ai "regimi polizieschi" di imporre la propria legge nell'Europa dell'Est». In America,
peraltro, il 1946 incomincia con forti tensioni sociali. Fin da gennaio un milione e mezzo di operai scendono in sciopero e il movimento crescerà numericamente nei mesi successivi. La pace è stata appena firmata e i nemici non sono più i nazisti, ma i rossi. Inoltre, dato che l'atomica conferisce una supremazia teorica agli Stati Uniti nei confronti del blocco orientale, non è più il momento di contestarne la legittimità e di parlare di pace. In tempi di guerra fredda un messaggio pacifista non è più all'ordine del giorno. Cloak and Dagger diventa soltanto un film di spionaggio. È chiaro che le ultime sequenze disturbano. Le battute dei dialoghi finali sono scomode. (L'identità degli autori passa in secondo piano). La produzione elimina quindi l'ultima bobina. Lang non può opporsi a questo taglio. La legge americana concede piena libertà alla casa di produzione di effettuare i tagli che ritiene opportuni al lavoro di un regista stipendiato. Lang non ha il potere di dire l'ultima parola sul film.
Nonostante i tagli, il lavoro di Lang rimane. È una meditazione sulla violenza e la barbarie; è complotto e psicanalisi. Gioco di maschere e di false identità. Ci sono riferimenti alla realtà: il personaggio di Jesper è ispirato a Robert Oppenheimer. I registri toccati sono quelli popolari, feuilleton, romanzo d'avventura, melodramma, opera verista, cui fa esplicito riferimento il dialogo fra Jesper e Gina nell'appartamento. Gina paragona la situazione a quella raccontata nelle opere liriche. Gina inoltre è descritta come una musicista e questo l'accosta a Jesper, che è un matematico, perché implica l'equazione favorita di Lang: emozione-astrazione.
Come accade in quasi tutte le opere di Lang, questo film descrive un ingranaggio e un complotto. E proprio lo sguardo implacabile del regista sull'ambiguità morale viene a stabilirsi all'interno dell'ingranaggio tra le nozioni di vittima e colpevole. La barbarie è contagiosa. Se consideriamo il taglio operato nel finale, la scena più importante del film diventa l'assassinio di Luigi a opera di Jesper, e, ancora una volta, Lang ci comunica che la trasgressione morale è necessaria per lottare contro l'immoralità. (Anni dopo, Alfred Hitchcock riprenderà l'idea dello scienziato che diventa spia
per rubare i segreti sulle reazioni nucleari nel film Torn Curtain e riuscirà abilmente ad adattare questo spunto alla guerra fredda).
Cloak and Dagger è un film antinazista. Nel 1946 le opere di propaganda non hanno più la stessa funzione che avevano durante il conflitto, ma appartengono a un genere che piace: il film di spionaggio. Il film di Lang non è l'unico a sfruttare ancora quel filone. La Paramount produce O. S. S. (Irving Pichel), la Universal Tangier (George Waggner), la RKO Cornered (Edward Dmytryk), The Stranger (Orson Welles), film apertamente di sinistra, e Notorius (Alfred Hitchcock), che parla anch'esso della bomba e della minaccia di un seguito al nazismo. In Cloak and Dagger, come in Notorius, la scoperta della bomba atomica, le sue conseguenze e i suoi pericoli vanno a integrare il soggetto convenzionale del melodramma (Hitchcock) e del film d'avventura (Lang). La differenza è che il soggetto di Notorius era già stato ideato fin dal 1944. Hitchcock aveva fatto impazzire il produttore con gli accenni alla bomba atomica e per questo motivo il film si farà solo dopo il bombardamento di Hiroshima.
In Cloak and Dagger la bomba atomica è il punto centrale, fin dalla prima stesura di Ingster e Larkin. Ma quando il film fu terminato, le motivazioni iniziali non reggevano più. L'idea della pace mondiale non dipendeva più dal rifiuto delle armi atomiche, ma dall'appoggio dato all'egemonia americana.
Fritz Lang-la messa in scena, a cura di P. Bertetto e B. Eisenschitz, Lindau-Museo nazionale del cinema, 1993

Critica (3):

Critica (4):
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