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Giovedì (Il)


Regia:Risi Dino

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Castellano e Pipolo, Dino Risi; fotografia (b/n): Alfio Contini (op. Maurizio Scanzani); aiuto regia: Mariano Laurenti) scenografia: Alberto Boccianti; arredamento: Riccardo Domenici; costumi: Danda Ortona; musica: Armando Trovajoli; montaggio: Gisa Radicchi Levi; fonico: Franco Gropponi; interpreti: Walter Chiari (Dino Versini), Michèle Mercier (Elsa), Roberto Ciccolini (Robertino), Umberto D'Orsi (ing. Rigoni), Alice e Ellen Kessler (loro stesse), Emma Baron (Giulia, madre di Dino), Carol Walter (governante di Dino), Milena Vukotic (vicina di casa), Olimpia Cavalli (Olimpia), Margherita Horowitz (la cleptomane), Consalvo Dell'Arti (portiere dell'Hotel), Silvio Bagolini (medico), Else Sandom, Gloria Parri, Ezio Risi, Edy Biagetti, Salvo Libassi, Sara Simoni; produzione: Isidoro Broggi e Renato Libassi per D.D.L., Marcello Girosi per Center Film; organizzazione generale: Alessandro Von Norman; distribuzione: Cineteca Nazionale; origine: Italia, 1964; durata: 110'.

Trama:Dino, che vive diviso dalla moglie, rivede dopo molto tempo suo figlio con il quale passa una giornata. La sua ansia di fare bella figura davanti al ragazzo e il desiderio di nascondere il suo fallimento, lo spingono ad assumere degli atteggiamenti spavaldi che non convincono però il bambino. Dopo una gita al mare (durante la quale viene abbandonato anche dalla sua amante), Dino porta il figlio in casa della nonna e poi da un industriale che gli fa fare una pessima figura. Giunto il momento del distacco, l'uomo riporta il figlio in albergo dove viene accolto gelidamente dalla moglie.

Critica (1):Voglio molto bene a Il giovedì, un filmetto che non ha avuto fortuna. Eppure Chiari era giusto, ma c'era qualche cosa di strano tra Chiari e il cinematografo. È uno dei misteri del cinema: un attore che piace moltissimo a tre dimensioni e poi invece sullo schermo non passa. Io dico che è perché Chiari non ha occhi, ha come due buchi neri, e il cinema è fatto con gli occhi. Ma il film era molto carino, dei "piccoli" è quello che amo di più, una storia che sentirò molto, che ho pensato io, piena di piccole cose autobiografiche: un padre che vede il bambino dopo un certo numero di anni, in una giornata, e il bambino scopre le menzogne del padre, con un rovesciamento di ottica perché è più adulto lui del padre, in fin dei conti, e lo capisce e lo compatisce, e alla fine c'è quest'amicizia tra loro. Mi è piaciuto molto farlo, ma purtroppo non ha avuto nessun successo. Tognazzi voleva farlo lui, e dice che se l'avesse fatto lui sarebbe andato in un altro modo, e può darsi, ma questo è il senno di poi.
Dino Risi in L'avventurosa storia del cinema italiano 1960-69 a cura di F. Faldini e G. Fofi

Critica (2):[...] Il giovedì è un momento di Una vita difficile ampliato a film intero, è il racconto di una giornata che Dino (Walter Chiari) passa col figlio Robertino (Roberto Ciccolini) che abitualmente vive con la madre: Dino rispetto al Bruno de Il sorpasso ha minor vitalità, minori risorse, e non riesce a liberarsi da certi legami che lo imprigionano, come Elsa (Michèle Mercier); in compenso ha più sensibilità, più dolcezza verso la vita. Dino riassume in sè molti dei miti dell'italiano medio, assorbiti con un'ingenuità che lo rendono patetico e che lo avviliscono quando, sciorinati davanti al figlio, si rivelano meschine velleità. Il benessere come apparenza, il qualunquismo come ideologia, e giù fino all'automobile lussuosa, che viene presa in affitto, le amicizie con gli uomini importanti, il frequentare i divi del cinema, le gemelle Kessler, fregare il fisco, eccetera. Robertino è l'uomo di domani, da grande sarà perfettamente condizionato, e ora che è un bambino giudica severamente la vita sbandata del padre solo all'inizio, poi afferra quei lati di umanità che gli hanno distorto e "comunica" col padre. Ci sono due sequenze rivelatrici dei rapporti fra i due personaggi: al Luna Park sulla innocente giostra coi cavalli il bambino si annoia mentre Dino si diverte un mondo, poi sul più emozionante otto volante, Robertino è raggiante quanto il padre muore di paura; l'altra, verso la fine, in tassì quando Dino confessa al figlio d'aver detto bugie per tutto il giorno e Roberto gli risponde che vorrebbe vivere con lui. Dino alla richiesta si tuffa subito in fantasie del tutto incostmttive e il bambino capisce che il suo desiderio non si avvererà mai. Lo bacerà a lungo prima di lasciarlo perché ha capito che non lo rivedrà. Alla fine Dino torna dalla sua amica e all'impiego di settantamila lire al mese va verso la resa totale dopo quarant'anni di vita libera. Con il Dino de Il giovedì, Risi ci offre un ritratto di uomo moderno intessuto di osservazioni che possono sembrare banali (la sceneggiatura non lo aiuta), ma distruggendo ulteriormente il personaggio spesierato, ci dice abbastanza chiaramente che nel nostro mondo non c'è posto per chi non si adegua; chi svicola dall'ingranaggio diventa un irregolare e ne subisce tutte le conseguenze. Posizione un po' anarchica forse, ma preziosa perché sofferta. Infatti è amaro il mondo de Il giovedì, tutto si colora di grigi tristi, persino le sequenze della spiaggia, altrove piene di luce e di vita, indugiano qui sullo sfacelo fisico: donne grasse invadono lo schermo ed anche il bagnino, vigoroso monumento delle spiagge alla moda, malgrado confessi trentadue anni qui ha le fattezze di un vecchio brontolone che fuggirà con gli altri sotto una pioggia improvvisa.
Maurizio Ponzi, Filmcritica n. 145 maggio 1964

Critica (3):

Critica (4):
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