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Tutti per uno - Mains en l'air (Les)


Regia:Goupil Romain

Cast e credits:
Sceneggiatura: Romain Goupil; fotografia: Irina Lubtchansky; musiche: Philippe Hersant; montaggio: Laurence Briaud, Laure Meynet, Julie Deconde; scenografia: Jean-Baptiste Poirot; costumi: Julie Marteau, Sanda Charpentier, Aurélie Morille, Zdravka Tchakaloff; interpreti: Valeria Bruni Tedeschi (Cendrine), Linda Doudaeva (Milana), Jules Ritmanic (Blaise), Louna Klanit (Alice), Louka Masset (Ali), Jérémie Yousaf (Claudio), Dramane Sarambounou (Youssef ), Hippolyte Girardot (Rodolphe), Romain Goupil (Luc); produzione: Les Films Du Losange-France 3 Cinéma; distribuzione: Teodora Films; origine: Francia, 2010; durata: 90’.

Trama:22 marzo 2067: la 60enne Milana, residente in Francia ma di origine cecena, ricorda i momenti trascorsi nel 2009 con i suoi compagni delle scuole elementari - Blaise, Alice, Claudio, Ali e Youssef - ma soprattutto come insieme a loro riuscì a mettere in atto un piano per rimanere sempre uniti ed evitare l'espulsione per quelli del gruppo immigrati come lei dal paese...

Critica (1):Una società multietnica con una bambina migran­te che viene protetta dai suoi coetanei. È il tema al centro del film Tutti per uno di Ro­main Goupil (...). Il film inizia laggiù nel 2067 ma non si tratta di fantascienza. Anzi, la commedia, drammatica ma non solo, di Goupil, sessantottino che stato aiuto regista di Godard e Polanski, tratta invece un proble­ma attualissimo in Italia come in Francia, quello di una civiltà multietnica e della protezione dei migranti, specie bambini. Vediamo quotidianamente nei telegiornali i volti spauriti e dolci dei neonati nei barconi della speranza a Lampedusa; questo film mostra invece una bambina di origi­ne cecena che vive e va alla scuola elementare di Parigi, dove si mescola con le altre razze, ma che rischia di essere rimpatriata perché i genitori non hanno il permesso di soggiorno.
Chi salverà Milana? Forse i complici compagni di classe che tentano in ogni modo di modificare un destino ingiusto; o forse la madre coraggio Valeria Bruni Tedeschi che la accoglie in casa insieme ai suoi due figli? Goupil, classe '51, militanza politica e cinefìla precoce, parte dalla sua pelle, dal pathos dì un testimone diretto degli effetti della politica del rimpatrio dei «sans papiers» e delle disgrazie che ha provocato «mentre la situazione è ancora rivendicata dai politici a scopo di consenso elettorale. Nel film ho voluto raccontare l'iniziativa dei bambini al di fuori de controllo degli adulti e forse anche contro di essi». La storia è narrata in flashback, da un futuro prossimo venturo, dalla bambina ora donna che ricorda quando aveva 10 anni e stava nei banchi tra francesi, maghrebini, cecenì e africani. La Bruni Tedeschi, sorella delle celebre Carlà ovvero M.me Sarkozy (autore della legge del rimpatrio forzato verso cui il film non ha certo cuore tenero) è la madre che rischia del suo per salvare la compagna dei suoi figli. Si racconta di bambini che spariscono senza ragione ma anche della complicità della classe, anche come un difficile gioco a nascondino: «La storia è bellissima e condivido in pieno la sua morale», dice l'attrice che ha adottato nella vita una piccola senegalese (...), «è bello e giusto guardare le cose ad altezza di bambino, loro sono molto più liberi e generosi di noi. Forse ci sarà un mondo migliore, un giorno, come suggerisce Cecov, ma per ora la Francia, l’Italia, l'Europa tutta sta andando nella direzione sbagliata». E si parla di quando noi stessi eravamo immigrati, di quando gli algerini si sono battuti per le cause francesi, per non dire degli italiani in viaggio ormai smemorati. La bambina cecena che veniva da Lione è stata scelta al primo sguardo da Goupil che l'ha fatta convivere coi piccoli amici in modo da formare un clima da banda. «Inizio dal 2067», dice il regista, «per tirarmi fuori dalla palude nauseabonda di oggi su un dibattito che fra 50 o 60 anni sarà considerato indegno».
Maurizio Porro, Corriere della sera, 25/5/2011

Critica (2):Siamo nel 2067. Il 22 marzo. Milana, una signora dai ca­pelli grigi, racconta davanti una tele­camera uno speciale momento della sua infanzia. «Avevo 10 anni, ero a Parigi. Si viveva stipati in caseggiati di periferia, a scuola eravamo am­mucchiati in classi di 30 alunni. Io cecena, altri compagni maghrebini, africani... E una sola maestra che ri­peteva sempre le stesse cose. Tanto peggio per chi non capiva. Tanto peggio soprattutto per chi non aveva i documenti in regola. È duro da spiegare oggi... Era il 2009, non so neanche più chi fosse allora il presi­dente in Francia». Inizia così, con un prologo in un futuro prossimo venturo, Tutti per uno, il film di Romain Goupil fuori concorso allo scorso festival di Cannes e ora, dal primo giugno, nelle nostre sale, distribuito da Teodora. Protagonista, nei panni di una mamma battagliera, dalla parte dei bambini, di qualsiasi nazionalità siano, e a difenderli alla pari dei suoi figli, Valeria Bruni Tedeschi. Interprete appassionata di una storia «militante», di piccoli e di adulti, di sguardi diversi sulla convivenza con lo «straniero». Per i bambini, cresciuti insieme, un'accettazione del tutto naturale, per alcuni loro genitori molto meno.
«Era la Francia del 2009», ricorda Milana. I tempi dei sans-papier, dei clandestini costretti ad andarsene con la forza, dei loro figli che, da un giorno all'altro, sparivano dalle clas­si senza spiegazioni. «Non so nean­che più chi fosse il presidente», sussurra quell'antica bambina 50 anni dopo. Noi, così vicini a quel «passa­to», lo sappiamo bene. Nicolas Sarkozy. L'autore della legge del rimpatrio forzato, il presidente della Repubblica francese, il marito di Carla Bruni. Com'è noto, sorella di Valeria Bruni Tedeschi. Qualche imbarazzo all'Eliseo davanti a un film così chia­ramente schierato, un atto d'accusa firmato da un regista trozkista militante, è da mettere in conto.
Giuseppina Manin, Corriere della sera, 8/5/2011

Critica (3):

Critica (4):
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