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Ora di punta (L')


Regia:Marra Vincenzo

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Vincenzo Marra; fotografia: Luca Bigazzi; montaggio: Luca Benedetti; scenografia: Beatrice Scarpato; costumi: Daniela Ciancio; effetti: Paolo Verrucci, Pablo Mariano Picabea; interpreti: Fanny Ardant (Caterina), Michele Lastella (Filippo), Giulia Bevilacqua (Francesca), Augusto Zucchi (Commissario Salvi), Antonio Gerardi (Donati), Barbara Valmorin (Anna, madre di Filippo), Nicola Labate (Patrizi), Maurizio Tesei (Prisco), Sergio Di Giulio (Bussi), Giacomo Piperno (Rizzi), Chiara Tomaselli (segretaria di Filippo), Loredana Martínez (segretaria di Donati), Viviana Polic (donna elegante), Claudio Spadaro (altro ufficiale), Diego Verdegiglio (Sassi), Sebastiano Busiri Vici (Fiore); produzione: Tilde Corsi e Gianni Romoli per R&C Produzioni - Rai Cinema - French Connection, con il contributo del Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali; distribuzione: 01; origine: Italia, 2006; durata: 90'.

Trama:Filippo Costa è un agente della Guardia di Finanza fermamente intenzionato a fare carriera nell'Arma. È ligio agli ordini, ma anche pronto, quando accade, a incassare mazzette riscrivendo verbali di accertamento. Finché il suo comandante, anch'egli corruttibile, lo scopre. Pur conservando con i colleghi buoni rapporti, Costa decide di fare il balzo in avanti. Costituisce una società che entra nel giro degli affari sicuramente non trasparenti...

Critica (1):L'ora di punta di Vincenzo Marra, terzo film italiano in concorso, innalza nettamente il livello medio della spedizione ma non è il capolavoro assoluto che poteva risolvere la crisi del nostro cinema e i dubbi sulla direzione della Mostra (ammesso che ci siano). Del resto, se qualcuno chiedeva a Marra tutto ciò, non eravamo certo noi: ogni film parla per sé e sarebbe ingiusto chiedere a Marra di "salvare" chicchessia, né costringerlo - a meno di 40 anni e al terzo lungometraggio - a firmare per forza un film epocale. L'ora di punta è invece qualcosa di molto preciso: è un film solido, che segna un passo avanti nella carriera del regista napoletano perché esula da ogni lettura "etnica" e si confronta con la drammaturgia classica, dopo le strutture aperte (quasi neorealiste) di Tornando a casa e di Vento di terra. Potremmo definirlo un mélo finanziario che non sarebbe dispiaciuto a Fassbinder: un uomo giovane, bello e povero (un finanziere) seduce una donna adulta, bella e ricca per entrare nel mondo di quelli "che contano". Forse non è un caso che si chiami Filippo Costa: è un cognome, ma è anche voce del verbo "costare". Figlio di un finanziere onesto, Filippo (Michele Lastella) è diverso dai genitori e dal loro piccolo mondo del Sud: sbarcato a Roma, vuole arrivare e per farlo non esita ad accettare mazzette e a spartirle con i superiori.
Ma quando viene spedito a ispezionare i conti di una galleria d'arte, vedere la bella proprietaria Catherine (Fanny Ardant) e portarsela a letto è tutt'uno. Catherine è una vedova ricca e frequenta amici potenti. Fra di loro, Filippo individua prima un senatore, poi un banchiere che lo aiuteranno ad uscire dalla GdF e a rilevare un'impresa di costruzioni: le "talpe", ovvero gli ex colleghi che gli passano informazioni riservate, fanno il resto. Ma chi rimuove il proprio passato è condannato a riviverlo: un imprenditore che Filippo aveva taglieggiato rispunta, di nuovo nei guai, e gli dice: se io affondo tu anneghi con me. Ora Filippo rischia tutto: la bella signora, la villa sull'Appia Antica, i soldi, lo champagne. O si arrende, o raddoppia la posta. Una cosa sono le tangenti e le truffe, tutt'altra cosa è l'omicidio... L'ora di punta è un film alla Chabrol, uno sguardo cupo e disperato sull'Italia di oggi. Marra è un cineasta che lavora sul "togliere" e quindi prosciuga il mélo di ogni eccesso melodrammatico, se ci passate l'apparente contraddizione. Osserva i suoi mostruosi personaggi in azione e li lascia a mezzo il guado, senza darci la soddisfazione di sentir tintinnare le manette. In questo, il suo sguardo è rimasto neorealista. Filippo non è un buono che diventa cattivo: è un bastardo che approfitta della propria divisa per farsi strada nella giungla, è un figlio di quest'Italia che osserva in tv il gioco dei pacchi e spera di aprire, senza meriti, il pacco giusto. Ai vertici della GdF qualcuno si offenderà, ma rispetto alla melassa tv dove tutti - finanzieri, carabinieri, poliziotti, lagunari e sbirri assortiti - sono "santi subito", L'ora di punta è una salutare boccata d'aria fetida.
Alberto Crespi, L'Unità, 7/09/2007

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Critica (3):

Critica (4):
Vincenzo Marra
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