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Delta Oil's Dirty Business - Delta Oil's Dirty Business


Regia:Avgeropoulos Yorgos

Cast e credits:
Sceneggiatura: Yorgos Avgeropoulos; fotografia: Yiannis Paxevanis; suono: Yiannis Avgeropoulos; musiche: Yiannis Paxevanis; montaggio: Dimitris Nikolopoulos, Meletis Pogkas; produzione: Yorgos Avgeropoulos/Small Planet, ERT; origine: Grecia, 2006; durata: 65'.

Trama:L’altra faccia dello sviluppo globale: il delta del fiume Niger, un tempo paradiso naturale, si è trasformato in un vero e proprio inferno per lo sfruttamento delle risorse petrolifere delle multinazionali occidentali, responsabili con le loro lucrose attività della distruzione di un intero ecosistema. Un’area popolata da più di 20 milioni di persone, è stata colpita dal brutale avvelenamento della flora e della fauna e dalla conseguente alterazione della catena alimentare. Sotto le continue incursioni dei corpi speciali e della polizia nigeriana al soldo delle compagnie petrolifere decise a stroncare ogni possibile protesta, la popolazione indigena ha preso la via della lotta armata. Delta Oil’s Dirty Business mostra, per la prima volta dall’interno, la vita rischiosa dei componenti di uno di questi gruppi, il MEND, Movement for the Emancipation of the Niger Delta, decisi in ogni modo a porre fine alla devastazione della loro terra.

Critica (1):[...] Delta, oil's dirty business di Yorgos Avgeropoulos descrive come la scoperta nel 1956 dei primi giacimenti di petrolio ha per un verso arricchito i successivi governi, ma ha soprattutto letteralmente asfissiato i 27 milioni di nigeriani che vivono nel sud del Delta. È quella la regione controllata dal gruppo di ribelli del Mend. Dalle immagini si riconoscono le descrizioni fatte su "il manifesto" da Stefano Liberti quando intervistò in esclusiva i tre e rapiti dipendenti dell'Eni: i gommoni dei ribelli col passamontagna e armati fino ai denti, che sfrecciano nelle acque torbide del Delta, l'acqua melmosa e putrida descritta quando di notte è imbarcato sui gommoni che lo porteranno dagli ostaggi e la vegetazione, piuttosto scheletri di piante annerite dal petrolio, pescatori ridotti alla fame per la moria di pesci, baraccopoli miserevoli a fianco di «pipeline» difettose che da anni vomitano petrolio nelle acque del fiume.
Per incidere maggiormente sui lavori del consiglio per i diritti dell'uomo il festival ha creato dallo scorso anno gli «Stati generali per i diritti del'uomo». Forse hanno contribuito a salvare i «relatori speciali» del consiglio per i diritti dell'uomo che alcuni dei 47 paesi membri volevano eliminare. I relatori speciali, come anche gli esperti sono personalità indipendenti che non sono né funzionari dell'Onu, né stipendiati che per l'appunto non dipendono dagli stati e dalla politica per fare le loro inchieste in maniera del tutto indipendente e pertanto sono scomodi a tanti governi. Come ad esempio il sociologo svizzero Jean Ziegler, relatore speciale dell'Onu per il diritto all'alimentazione, o come Jody Williams, premio Nobel per la pace per la sua lotta contro le mine antiuomo, a capo della missione nel Darfour e che ha accusato il Sudan di «crimini di guerra» e «crimini contro l'umanità».
La proposta di ridurre il potere di questi relatori, che comunque dovranno ora sottoscrivere un «codice di comportamento» come ha richiesto l'Algeria, aveva suscitato molte polemiche. Infatti dopo che la commissione dell'Onu per i diritti dell'uomo era stata trasformata in «consiglio», cioè in una struttura più importante e che rende conto del suo lavoro direttamente all'Assemblea Generale dell'Onu, questi tentativi di limitare l'autonomia dei relatori speciali aveva creato molta delusione. Tanto che la prima riunione del nuovo Consiglio ha sortito ben pochi risultati come quello di aver praticamente ignorato il rapporto di Jody William, che chiedeva la condanna del Sudan per violazione dei diritti dell'uomo e per incapacità di proteggere la popolazione civile. Il consiglio si è limitato a rivolgere una «raccomandazione» al Sudan.
(www.articolo11.org)

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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