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Materiale resistente


Regia:Chiesa Guido, Ferrario Davide

Cast e credits:
Fotografia: Giovanni Cavallini, Gherardo Gossi e altri; fonico: Giuseppe Napoli; montaggio: Luca Gasparini; musica: A.F.A., Africa Unite, Corman & Tuscadu, Coro "I 101", C.S.I., Disciplinatha, Lou Dalfin, Marlene Kuntz, Mau Mau, Modena City Ramblers, Officine Schwartz, Umberto Palazzo e il Santo Niente, Rosso Maltese, Settore Out, Ustmamò, Yo Yo Mundi; organizzazione: Giovanni Saulini; produzione: Dinosaura; produttori esecutivi; Franca Bertagnolli, Davide Ferrario, Maurizio Totti; distribuzione: Fice; origine: Italia, 1995; durata: 80'.

Trama:Il video, all'inizio, è nato dalla semplice voglia di riunire tecnici, amici e complici per documentare un evento suggestivo e necessario: il 25 aprile 1995 a Correggio, giorno del primo dei molti concerti legati all'uscita (e all'improvviso successo) del CD Materiale resistente. In seguito si è passati ad un progetto più ambizioso e stimolante: fare un lungometraggio sul sentimento dell'antifascismo in questi cinquant'anni, un film (immagini + suoni) su un sentimento fatto di passione, idee ed esperienze talvolta contraddittorie, facendo ben attenzione a far sì che il risultato finale non fosse né un documentario tradizionale, né un film concerto, né tantomeno un'operazione celebratoria sulla Resistenza.

Critica (1):Chiesa e Ferrario sono cresciuti con il rock'n'roll (soprattutto Chiesa, che nasce come giornalista rock e all'argomento ha dedicato un paio di libri notevolissimi) e si sono evidentemente cibati di doverosa razione di racconti resistenziali. Loro sanno che l'emozione in ballo è duplice e riescono a raccontarla magistralmente. Ha ragione Guido quando spiega - come fatto a Torino - che Resistenza e rock'n'roll condividono il concetto, e il mito, della banda. I partigiani vivevano in banda e ricordano ancora con emozione quei giorni, passati a dividersi tutto, cibo e armi, paure e speranze (sembra di vedere un "montaggio alternativo" di Terra e libertà di Loach); i rockettari vivono in banda e si dividono le stesse cose, magari al posto della parola "armi" mettete la parola "chitarre" (ma Woody Guthrie, sulla sua chitarra, aveva scritto "this machine kills fascists", questa macchina ammazza i fascisti). C'è uno spirito che in qualche modo li accomuna, almeno i rockettari italiani presenti nel film che in buona parte vengono proprio da quelle terre, da Reggio da Modena e dall'Appennino, ed è sacrosanto che siano gli Ustmamò a cantare (splendida!) "Siamo i ribelli della montagna": una purissima emozione musicale che diventa anche una fortissima emozione politica. La stessa cosa succede quando sul palco di Correggio, sotto le nuvole cariche di pioggia, sale il grande germano Nicolini, l'ex sindaco della cittadina che si è fatto dieci anni di galera per l'omicidio (da lui non commesso) di don Umberto Pessina. E alle sue belle parole ("...credo che con questo canto, con questo vostro entusiasmo giovanile voi abbiate voluto ricordare tutti i parti ani d'Italia...") uno del pubblico risponde gridando "Cantaci qualcosa!". Sublime. Ma poi il rock, quando è sano, è così. Posso insistere sui ricordi personali? Non più tardi di qualche settimana fa ho coordinato assieme ad Alessandro Portelli un incontro in una sezione romana del Pds (una volta l'avremmo definito un "attivo") dedicato all'ascolto e al commento di "The Ghost of Tom Joad", il più recente disco di Bruce Springsteen. Commentando una canzone che si intitola "Youngstown", e che parla della chiusura delle acciaierie dell'Ohio, Portelli ha fatto una cosa bellissima: ha letto prima le parole della canzone, e poi una testimonianza di un vecchio operaio delle acciaierie di Terni. Erano identiche! Lo stesso amore/odio per la fabbrica, lo stesso senso di appartenenza, lo stesso scorrere delle generazioni, la stessa angoscia per il futuro (una volta il lavoro passava da padre a figlio, se tuo papà era operaio la fabbrica per te era un cestino, una condanna, una sicurezza; oggi, la fabbrica chiude e per i figli dei figli ci sono solo disperazione e disoccupazione). Manco Springsteen fosse nato in Umbria, anziché nel New Jersey.
Tutto questo per dire che è il rock stesso, quando è fatto con i muscoli e con il cuore, ad essere materiale resistente, resistentissimo. (...)
Alberto Crespi, Cineforum n. 350, 12/1995

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Guido /Davide Chiesa /Ferrario
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