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Ragazza terribile (La) - Schreckliche Madchen (Das)


Regia:Verhoeven Michael

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Michael Verhoeven; fotografia (astmancolor): Axel de Roche; scenografia: Hubert Popp; costumi: Ute Truthman; montaggio: Barbara Hennings; musiche: Mike Herting, Elmar Schloter, Billy Gorit, Lydie Auvray; interpreti: Lena Stolze (Sonja), Monika Baumgartner (la madre), Michael Gahr (il padre), Fred Stillkrauth (lo zio), Elisabeth Bertram (la nonna), Robert Giggenbach (Martin), Michel Guillaume (Robert) Karin Thaler (Nina), Hans-Reinhard Muller (prof. Juckenack), Barbara Gallauner (sig.na Juckenack), Willi Schultes (padre Brummel), Richard Suessmaier (sindaco), Udo Thomer (Schulz), Ludwig Wühr (Mergenthaler), Inngard Henning-Bayrhammer (sig.na Stangl) Herbert Lehnert (dr. Fasching), Hermann Hummel (Roeder), Sandra White (Iris Rabenbauer), Stella Adorf (Carolin Schnabel); produzione: Michael Senftleben per Sentana Filmproduktion; distribuzione: Mikado; origine: RFT, 1989; durata: 92'.

Trama:Che rompiscatole questa Sonja Rosemberger che va frugando negli archivi della città. Perchè non se ne sta tranquilla a casa, moglie d'un professore e madre di due bambini? Così là pensa la maggior parte degli abitanti di Pfilzing, l'immaginario centro della Bassa Baviera in cui Sonja potrebbe condurre là sua placida esistenza se non si fosse messa in testa di scoprire le colpe dei suoi concittadini. Con il padre direttore della scuola, la madre insegnate di religione e lo zio prete, la ragazza é di ottima famiglia. Se ora porta tanto scompiglio é perché vuol dare un esempio di coraggio civile. Vincitrice, quando ancora era studentessa, di un premio europeo per il miglior componimento, si é vista negare l'accesso ai documenti conservati in Comune il giorno che ha voluto partecipare à un concorso su "La mia città natale nel terzo Reich". Sonja ha dovuto rinunciarvi, ma se l'é legata al dito. E ormai grande, sposa e madre, torna alla carica. Dà giovanissima fu festeggiata come una piccola gloria locale (andò persino in gita-premio à Parigi), ora incontra ogni sorta di ostacoli. Nessuno gradisce che lei vada a rinvangare storie vergognose in cui tanti furono coinvolti. Né trova memoria del pastore antinazista del quale le ha parlato lo zio prete: neppure nella biblioteca dell'episcopato é rimasta qualche traccia. Altri testimoni degli anni fra il 39 e il 45 si trincerano dietro false amnesie o negano l'esistenza dei lager, e i neonazisti la minacciano: cominciano con il crocifiggerle il gatto sulla porta di casa e proseguono con le bombe. Sempre più intestardita, Sonja riesce a pubblicare un libro con le notizie che ha raccolto, e ottiene accoglienze contrastanti: all'estero la esaltano come una campionessa della verità storica, in patria tornano ad aggredirla. Quando i notabili della città, costretti ad onorarla, le dedicano un busto in bronzo sperando così di chiuderle la bocca, Sonja li delude: quello é proprio il modo per spingerla a strappare altri veli...

Critica (1):La ragazza terribile, vincitore dell'Orso per la regia al Festival di Berlino dell'anno scorso, é scritto e diretto da un regista, Michael Verhoeven, che non ama il cinema di tutto riposo.
Nel '70 mise a soqquadro proprio il Festival di Berlino con O.K., accusato di antiamericanismo (sicché la giuria presieduta da George Stevens si arrabbiò moltissimo, e la premiazione andò deserta) perché il suo film raccontava la violenza compiuta su una giovane vietnamita dai marines (materia ripresa più tardi da Brian De Palma per Vittime di guerra). Anni dopo Verhoeven, da non confondersi con l'autore di Atto di forza, firmò il film sulla Rosa bianca, il complotto antinazista del '42-43 per lamentare la mancata riabilitazione degli studenti decapitati. Tutti precedenti che non lasciano dubbi sulla ispirazione risentita di questo cineasta, e sulla sua esplicita intenzione di scuotere la coscienza dei tedeschi, troppo inclini a dimenticare i crimini nazisti per quieto vivere e la responsabilità che, presa nel meccanismo della storia ha anche la piccola gente. La figura al centro della Ragazza terribile non é del resto inventata: traduce quella di una donna di Passau che realmente ha scritto dei libri sui trascorsi disonorevoli della sua patria.
Il sapore del film sta comunque nello stile scelto da Verhoeven per accusare gli ipocriti e gli opportunisti: nel tono brillante, debitore del cabaret (con echi di Brecht e Valentine) con cui l'indignazione lascia spazio alla satira.
E nel ritratto vivace di Sonja rappresentata come una madre di famiglia che compie le sue inchieste provocatorie andando in giro con la borsa della spesa e la bimba in braccio. Un ritratto di prima della classe cresciuta a voce dalla coscienza, al quale conferisce fante espressività una attrice brava, Lena Stolze, affiancata da ottimi comprimari
Giovanni Grazzini, Cinema 91 Laterza

Critica (2):Se la "ragazza terribile" del titolo è tale per l'innocente ostinazione con cui ricerca la verità dei fatti, il "ragazzo terribile" della cinematografia tedesca è lui, il regista Michael Verhoeven (figlio del più noto Paul Verhoeven), il quale indaga con pari ostinata determinazione sii fatti del tempo attirandosi gli strali della critica e del pubblico benpensanti. Nel 1970 il suo film O.K., polemica invettiva contro la guerra nel Vietnam, venne respinto dalla giuria al Festival di Berlino perché "antiamericnao", suscitando in vespaio. Nel 1982 Verhoeven tornò alla ribalta dei media con il film Die weisse Rose, che rivanga alcune sentenze per "alto tradimento", emesse dai tribunali nazisti, le cui vittime non furono mai riabilitate.
Il Terzo Reich è materia di contenzioso anche nel suo recente La ragazza terribile, Orso d'argento al Festival di Berlino 1990. La tematica si riassume nell'interrogativo polemico, tracciato con vernice nera sul miro di una chiesa: Dove eravate fra il '39 e il '45 e dove siete ora? Sonja Rosenberger, una ragazza cresciuta nella idilliaca cittadina bavarese Pfilzingen (città immaginaria, ma chiaramente identificabile come la città di frontiera con l'Austria, Passai), in ambiente cattolico, con lo zio prete e i genitori insegnanti, innesca - dapprima involontariamente, via via con crescente consapevolezza in una reazione a catena quando decide, lei prima della classe, esempio 'lodevole' di diligenza, ingenua sincerità e rettitudine, di svolgere in tema sulla resistenza della città natale, e soprattutto della Chiesa, al nazionalsocialismo. Ma gli scheletri nell'armadio sono tanti e l'ostinazione diventa col tempo impegno sociale sfiora la tragedia. C'è molto Brecht nella struttura drammatica e nella messinscena a effetti teatrali; ma è in Brecht addolcito dalle sferzate ironiche dello scrittore satirico Karl Valentin, animatore di cabaret nella Monaco del Terzo Reich. C'è un'ostinazione tipica della cultura tedesca che richiamerebbe, non fosse per il suo sfociare nell'impegno politico, il "Michael Kohlhaas" di Kleist. C'è soprattutto la splendida interpretazione dell'attrice protagonista Lena Stolze.
Bruno Roberti, Vivi il cinema n. 28-29, febbraio-marzo 1991

Critica (3):

Critica (4):
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