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Sade - Sade


Regia:Benoît Jacquot

Cast e credits:
Sceneggiatura
: Jacques Fieschi; direttore della fotografia: Benoit Delhomme; scenografia: Sylvain Chauvelot; montaggio: Luc Barnier; costumi: Christian Gasc; interpreti: Sade (Daniel Auteuil), Sensible (Marianne Denicourt), Madame Santero (Jeanne Balibar); produzione: Patrick Godeau,Alicéléo, Cofimage 11, Le Studio Canal+, TF1 Films Prod.; distribuzione: Academy; origine: Francia, 2000; durata: 100'

Trama:Siamo nel 1794 nel corso della fase più violenta della rivoluzione francese. Robespierre ha fatto arrestare di nuovo il marchese De Sade. Il nobile ha cinquant'anni e ha conosciuto così bene e così a lungo la Bastiglia che l'ex convento di Picpus dove i nobili conversano, corteggiano, sono in lutto stretto per la morte di Luigi XVI, non gli fa molta impressione. Se il marchese, ormai senza una lira, è rinchiuso qui lo deve a Sensibile, la sua amante che si è concessa a Fournier, uomo vicino a Robespierre. Poi arriva una nuova preda Emilie...

Critica (1):Difficile portare il marchese de Sade al cinema se non si è Bunuel o Jesus Franco e si cerca, saggiamente, di stare nel mezzo. Ma uno che poteva farcela, e che tutto sommato ce l’ha fatta, è Benoît Jacquot, molto apprezzato fin dai suoi primi film nel milieu intellettuale, e non solo cinefilo, francese. Nel suo Sade, che al festival (Cannes, n.d.r.) inaugura la sezione notturna "Sogni e visioni", egli prende il Divin Marchese a quasi cinquant’anni, nel 1794, quando Robespierre, di cui pure è stato seguace e collaboratore, ha deciso di combattere l’ateismo e l’immoralità e l’ha ricacciato in prigione, prima a Saint-Lazare e poi, assieme ad altri nobili che possono pagarsi delle condizioni di vita un po’ più umane, a Picpus, una sorta di clinica in campagna che consente di restare lontano da Parigi e dal Terrore. La sua amante Marie-Constance Quesnet, che egli chiama “Sensibile”, riesce anche a fargli visita portandogli cibi e bevande grazie al fascino che esercita sul giovane giacobino Fourier, il braccio destro di Robespierre, disposto a fare carte false a favore dell’odiato rivale pur di illudersi di poter far sua la donna, che invece, come si sa, resterà la compagna dello scrittore anche quando la testa dell’altro sarà ormai caduta da un pezzo. Nella residenza di Picpus vi è anche assieme ai suoi genitori una nobile fanciulla, la virginale Emilie de Lancris, a cui viene subito raccomandato di non dar confidenza al notorio sporcaccione e che naturalmente, proprio per questo, rimane subito ammaliata dalla sua spregiudicatezza e dalla sua intelligenza. D’altra parte i vecchi arnesi dell’Ancien Régime ospitati nella strana prigione sono ben più disgustosi di lui. Che, inizialmente emarginato da tutti, si trova presto ad essere una sorta di leader della comunità. E, come già aveva fatto nel manicomio di Charenton mettendo in scena con i malati di mente l’assassinio di Marat (da cui l’opera teatrale di Peter Weiss e il film di Peter Brook) anche qui egli riesce ad ottenere il permesso di allestire una recita di cui gli ospiti saranno gli attori ed egli sarà l’autore e il regista. Il teatro è la chiave attraverso cui Jacquot legge il personaggio e gli ambienti, anche se il suo film non è affatto teatrale: girato in scope, utilizza ampiamente e con grande intensità cinematografica i primi piani, anche per far risaltare un cast di attori più o meno noti ma tutti di altissima qualità e presenza scenica: Daniel Auteuil come Sade, la sensuale Marianne Denicourt come Marie-Constance, l’inquietante Grégoire Colin come Fourier, l’eterea Isild Le Besco come Emilie, senza dimenticare un vecchio barone della scena come Jean Pierre Cassel. Ma anche il retroscena di tutto, la Rivoluzione, è in fondo una grande recita, in cui cambiano i continuamente i protagonisti con grande velocità. Robespierre e un suo uomo che allestisce per lui la “Festa dell’Essere Supremo” sono visti come Stalin e Zdanov che prima preparano messinscene popolari da realismo socialista e poi danno il via al macabro kolossal del Terrore, che arriva anche nella provvisoria oasi di Picpus sotto forma di carri di cadaveri decapitati che vengono scaricati nel parco della residenza, denudati e sepolti nelle fosse comuni. Salvo poi trovarsi a recitare in un altro Grand Guignol, direttamente nella parte delle vittime. Ma nel frattempo sarà Sade ad aver realizzato la sua migliore regia, introducendo Emilie ai piaceri della carne, peraltro filosoficamente non separabili da quelli dell’intelletto, senza quasi toccarla egli stesso ma sovrintendendo con consumata esperienza all’operazione, materialmente compiuta da un giovane e focoso giardiniere. Poiché Sade è l’orrore e la necessità storica della rivoluzione visti in una sola persona, nel concentrato di una singola esistenza insieme terribile e affascinante.
Alberto Farassino, KWCinema

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Benoit Jacquot
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