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Festival del proletariato giovanile al parco Lambro di Milano (Il)


Regia:Grifi Alberto

Cast e credits:
origine: Italia, 1976; durata: 58' (estratto).

Trama:Il Festival del Parco Lambro era l’appuntamento centrale di quello che veniva definito il “proletariato giovanile”, ossia di quei giovani di sinistra che, delusi dal modo di fare politica del loro partito, così simile a quello dei partiti tradizionali, cercavano di crearne uno nuovo; nascevano così, nei primi anni Settanta, i Circoli del Proletariato Giovanile, risposta ad un’esigenza di aggregazione culturale e politica al di fuori, però, delle organizzazioni partitiche. Il Festival veniva organizzato annualmente e all’inizio dell’estate da RE NUDO, rivista fondata nel 1970 da Andrea Valcarenghi, con il progetto di mettere in comunicazione la cultura underground e quella della sinistra extraparlamentare, dando voce, agli antimilitaristi, agli ecologisti, agli omosessuali, ai proletari e persino ai primi brigatisti. La manifestazione era inoltre appoggiata da alcune organizzazioni politiche, quali Partito Radicale, Lotta Continua, IV Internazionale, Falce e Martello e le riviste “A” (rivista anarchica), “Umanità Nova” e “Rosso” (rivista di Autonomia Operaia).

Critica (1):Era la primavera del 1976 a Milano. Il film sul Parco Lambro, girato da 4 troupe di videoteppisti e 3 troupe di cinematografari, nell'arco di 4 giorni, dove erano concentrati 150.000 giovani, più che un documento politico è uno psicodramma ad alta temperatura sulle insurrezioni giovanili degli anni '70 "chiuse" nel ghetto del Festival.
È considerato l'unica testimonianza registrata "dal vero", minuto per minuto, dall'interno delle problematiche di quella generazione, nell'ottica
dei disagi, dei tentativi di organizzazione politica e contemporaneamente ben al di là della politica; laddove nascevano nuovi desideri e bisogni, cambiamenti di comportamento lontani dal!a lotta armata e fuori dai ruoli stabiliti dalla logica del vecchio potere, che precedettero gli "anni di piombo".
È una metafora inquietante e di nuovo molto attuale sui meccanismi di controllo con cui i governi e i loro funzionari tentano di tener buone le masse e contemporaneamente su come le masse tentino di sollevarsi.
Questo film è del tutto inedito. Gli autori non lo hanno mai voluto cedere alla Rai o altre emittenti, per impedire che divenisse oggetto di grossolane manipolazioni politiche.
Durante l'assemblea durata due giorni e due notti che seguì l'esproprio proletario di gelati patatine e polli al di Festival di Re Nudo al Parco Lambro, provocato dai compagni poveri a danno dei compagni ricchi, sul palcoscenico dal quale a furor di popolo furono tirati giù i cantautori, si dibatte se quel gesto era stato un giusto esproprio ai nuovi padroni di sinistra o piuttosto un vile saccheggio ai danni dei compagni che avevano organizzato il Festival del Proletariato giovanile.
Sta di fatto che i giovani convenuti a questo gigantesco raduno, che avrebbe dovuto essere musicale e alternativo, trovarono i prezzi di patatine e panini come quelli dei bar del centro di Milano. Le trattative per ribassare i prezzi erano arroventate e andavano per le lunghe: i più affamati pensarono bene di forzare le serrature dei camion frigoriferi e distribuire i surgelati al popolo in festa. Quell'esproprio che una volta tanto aveva sfamato gratis le masse, che fu celebrato con danze collettive che facevano pensare ai riti pagani dell'antichità durante le quali tutti si liberarono completamente dei vestiti, aveva generato in gran parte dei giovani che si erano radunati lassù, l'illusione che la giustizia sociale realizzata con la violenza avesse finalmente reso reale il grande sogno di tutti : la Rivoluzione.
Mentre centinaia di espropriatori finalmente sazi si succedevano ai microfoni strappati dalle mani dei cantanti proclamando infinite ed euforiche teorie sulla trasformazione post rivoluzionaria del mondo, visto che il Grande Traguardo, il Comunismo, era stato finalmente raggiunto, gli espropriati, cioè i discografici e i guru di sinistra che avevano organizzato quel Megafestival, si davano da fare per spiegare al popolo che i prezzi alti del cibo avevano il fine di finanziare i gruppi politici e "il Movimento" .
Ma ai contestatori non fu difficile apprendere che panini e birre costavano cosi cari per compensare la tassa che proprio gli organizzatori del Festival avevano imposto agli stand alimentari di Stella Rossa, degli Anarchici e cosi via. Il "guru che t'ingura" e i manager dei cantanti di sinistra avevano inventato, già nel '76, la tangenteextra-parlamentare. Che lungimiranza!
Durante i momenti più caldi delle trattative per ribassare i prezzi avevano già cercato di far eleggere alla folla inferocita e affamata, che minacciava l'esproprio, qualche delegato sindacale per lavorarselo a quattrocchi; avevano messo su alla chetichella una nuova "polizia" che con tortuose argomentazioni esigeva soldi da cineamatori e fotografi, costringeva con minacce i presenti ad acquistare tessere giornaliere, e che, dopo l'esproprio, dopo che i nuovi padroni di sinistra avevano perso la faccia di fronte ai compagni, ebbe l'incarico di sprangare i tossicomani, scatenando una vera e propria caccia all'uomo con grande spettacolo finale di qualche bustina bruciata sul palcoscenico, evidentemente con la speranza di riguadagnare il consenso delle masse perseguitando e punendo quelli troppo"diversi".
Tra gli anni '70 e '80 i media di massa, stampa e TV, nella fretta di liquidare i violenti fabbricarono una memoria falsa molto diversa dal la realtà storica; creando, per di più, consenso intorno a una classe politica che, le recenti notizie su tangentopoli lo rivelano in tutta evidenza, facendo finta di salvare lo Stato ne saccheggiava le casse. Con la lugubre frase "anni di piombo" furono sepolti insieme al ricordo del terrorismo armato anche i portatori di idee nuove.
Alberto Grifi, Il Festival del Proletariato Giovanile al Parco Lambro di Milano 1976, in Roberto Silvestri ( a cura di ), Il cinema contro di Alberto Grifi, Anteprima per il cinema indipendente italiano, Bellaria 1993.

Critica (2):Sul Festival del proletariato giovanile di Parco Lambro è stato detto di tutto e il contrario di tutto: per qualcuno fu una disfatta, per altri fu piuttosto l’inizio di un movimento di contestazione che pur tra mille difficoltà e resistenze stava rinascendo su basi nuove e nuovi obiettivi. Era l’estate del 1976, più tardi Gianfranco Manfredi avrebbe cantato Un tranquillo festival pop di paura perché in quei caldi giorni di giugno al consueto invito della rivista "Re Nudo" e "Lotta continua" a partecipare a tre giorni di musica, cultura e dibattito politico, arrivarono in 150mila, ma quella che avrebbe dovuto essere una festa in breve si trasformò in una vera e propria contestazione con tanto di cortei interni, assalti al palco, saccheggi e pubbliche discussioni. Gli organizzatori avevano creato «una festa alternativa sulla testa del proletariato giovanile, vendendo musica e anche cultura di base, ma dimenticando che migliaia di giovani avevano appena 6 mila lire per campare lì tre giorni» ricorderà successivamente Alberto Grifi che amava definirsi un video-teppista benché sia stato tra i primissimi autori del cinema sperimentale italiano. E il suo film, Il Festival del Proletariato Giovanile al Parco Lambro di Milano 1976, è a tutt’oggi l’unica testimonianza registrata dal vivo dell’evento: più di 30 ore di materiale video-registrato in cui si mostra la “risposta dura” di quei giovani proletari “affamati”, la contrattazione per abbassare i prezzi, i cortei interni, gli espropri di polli e panini e il dibattito dal palco principale che andò avanti come un fiume inarrestabile per due notti e un giorno. Ma il film di Grifi è anche e soprattutto uno «psicodramma ad alta temperatura» per usare le parole del regista stesso, un documento «delle problematiche di quella generazione, nell’ottica dei disagi, dei tentativi di organizzazione politica e contemporaneamente ben al di là della politica; laddove nascevano nuovi desideri e bisogni, cambiamenti di comportamento lontani dalla lotta armata e fuori dai ruoli stabiliti dalla logica del vecchio potere. Tra gli anni Settanta e Ottanta i media di massa, stampa e TV, fabbricarono una memoria falsa molto diversa dalla realtà storica; con la lugubre frase “anni di piombo”furono sepolti insieme al ricordo del terrorismo armato anche i portatori di idee nuove».
Rosaria Emilia Nunziata, http://addmedia.vocialternative.com

Critica (3):

Critica (4):
Alberto Grifi
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