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Volevo nascondermi


Regia:Diritti Giorgio

Cast e credits:
Sceneggiatura: Giorgio Diritti, Tania Pedroni, Fredo Valla; fotografia: Matteo Cocco; musiche: Marco Biscarini; suono: Carlo Missidenti; interpreti: Elio Germano (Antonio Ligabue), Oliver Ewy (Antonio Ligabue adolescente), Paola Lavini (Pina), Gianni Fantoni, Duilio Pizzocchi, Pietro Traldi (Renato Marino Mazzacurati), Leonardo Carrozzo(Antonio Ligabue bambino), Orietta Notari (la madre di Mazzacurati); produzione: Carlo Degli Esposti, Nicola Serra Per Palomar e Rai Cinema; distribuzione: 01Distribution; origine: Italia, 2020; durata: 120’.

Trama:Toni, figlio di una emigrante italiana, respinto in Italia dalla Svizzera dove ha trascorso un'infanzia e un'adolescenza difficili, vive per anni in una capanna sul fiume senza mai cedere alla solitudine, al freddo e alla fame. L'incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati è l'occasione per riavvicinarsi alla pittura, è l'inizio di un riscatto in cui sente che l'arte è l'unico tramite per costruire la sua identità, la vera possibilità di farsi riconoscere e amare dal mondo. "El Tudesc," come lo chiama la gente è un uomo solo, rachitico, brutto, sovente deriso e umiliato, diventa il pittore immaginifico che dipinge il suo mondo fantastico di tigri, gorilla e giaguari, stando sulla sponda del Po. Quella di Ligabue è una "favola" in cui emerge la ricchezza della diversità e le sue opere si rivelano nel tempo un dono per l'intera collettività.

Critica (1):Rifugge da qualsiasi logica di accomodante biopic, il nuovo (a tratti) sorprendente film di Giorgio Diritti. Portare sullo schermo la vita e le opere di un uomo/artista come Ligabue (1899-1965), del resto, non poteva tradursi in una semplice operazione narrativo-agiografica, in un film laccato che tentasse di ingabbiare qualcosa di così difficilmente catalogabile.
Volevo nascondermi, titolo già di per sé bellissimo e predittivo, è piuttosto un film che alle velleità di qualsiasi sguardo indagatore antepone lo stupore di uno sguardo fanciullo, puro nell’accezione olmiana del termine.
Figlio di un'emigrante italiana, abbandonato e affidato a una coppia di anziani, Toni viene poi respinto in Italia dalla Svizzera dove ha trascorso un’infanzia e un’adolescenza difficili, vive per anni in una capanna sul fiume senza mai cedere alla solitudine, al freddo e alla fame. L’incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati è l’occasione per riavvicinarsi alla pittura, è l’inizio di un riscatto in cui sente che l’arte è l’unico tramite per costruire la sua identità, la vera possibilità di farsi riconoscere e amare dal mondo.
Sembra davvero, ancora una volta in un film di Diritti, già allievo del maestro bergamasco, di ritrovarsi immersi in superfici care al cinema di Ermanno Olmi, con divagazioni felliniane e rimandi a contesti, colori dei fratelli Taviani, tutti elementi che accolgono, che provano a contenere la dirompenza ferina di un Elio Germano diversamente straripante, dal talento mai così cristallino e animale.
Valerio Sammarco, cinematografo.it

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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