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Scrivimi fermo posta - Shop Around The Corner (The)


Regia:Lubitsch Ernst

Cast e credits:
Soggetto:Nikolausz Laszlo; sceneggiatura:Samson Raphaelson; fotografia:William H. Daniels; musiche:Werner R. Heymann; montaggio:Gene Ruggiero; scenografia:Edwin B.Willis, Wade Buttom; interpreti:Margaret Sullavan (Klara Novak), James Stewart (Alfred Kralik), Frank Morgan (Hugo Matushek), Joseph Schildkraut (Ferenc), Sara Haden (Flora), Felix Bressart (Pirovitch), Inez Courtney (Ilona), William Tracy (Pepi); produzione:Ernst Lubitsch per Mgm; distribuzione:Lab80; origine:Usa, 1940; durata:97’.

Trama:"Matuschek's” è un negozio di regali in cui lavora Alfred Kralik, un ragazzo carino innamorato di una donna, mai incontrata e di cui non conosce il nome, con cui ha una fitta corrispondenza amorosa via posta. Quando Klara Novak viene assunta nel negozio, da subito tra i due non corre buon sangue. Quello che però Alfred non sa è che Klara è la misteriosa donna della corrispondenza...

Critica (1):Tratta da un lavoro teatrale di Nikolaus Laszlo, superbamente adattato per lo schermo da Simon Raphaelson, una straordinaria commedia degli equivoci abilmente orchestrata dal genio di Ernst Lubitsch. Rifatto due volte: in forma musicale nel 1949 con il titolo I fidanzati sconosciuti e in chiave tecnologica nel 1998 come C'è post@ per te , con Tom Hanks e Meg Ryan nei ruoli che furono di James Stewart e Margaret Sullavan.
Andrea Tagliacozzo, del cinema.it

Critica (2):The Shop Around The Corner è un film molto bello, per certi versi il più sincero e il più struggente dei film di Lubitsch. Un ritorno al mondo di Meyer, alle bottegucce delle vecchie comiche berlinesi, si realizza con una sorta di cannocchiale rovesciato, all'insegna della nostalgia e dell'affetto: la lontananza crea un alone lievemente fantastico, a contrasto con l'ansia di evasione che caratterizza i personaggi principali. C'è un fattorino, Pepi (William Tracy), che vuole diventare commesso; il padrone (Frank Morgan) è un brav'uomo tradito dalla moglie: la modesta escalation del primo (che salva il secondo dal suicidio) non ha più nulla dell'asprezza, della frenesia che animava la sete di successo dell'apprendista berlinese; tutto rimane circoscritto all'interno del “negozio all'angolo”, dove il triangolo borghese, la commedia degli equivoci, le gags tradizionali (legate soprattutto al Pirovitch di Felix Bressart, il più surreale dei tre russi di Ninotchka) sembrano stemperarsi in una lieve, indefinibile malinconia. E all'interno, centro dei cerchi concentrici del film, l'opposizione vicino/lontano si realizza ironica e perfettamente calibrata nella vicenda dei due commessi Alfred e Klara (James Stewart e Margaret Sullavan), che corrispondono romanticamente fra loro senza saperlo, creando con la fantasia un'immagine di sé e della propria invisibile anima gemella che è al tempo stesso rovesciata e complementare rispetto alla realtà.

Noi, al solito, sappiamo già tutto: e così la “camera”, e Lubitsch. Ma ciò non toglie che possiamo seguire i passaggi ben congegnati del progressivo “palesamento” (l'appuntamento al caffè, la messinscena finale) senza la minima impazienza, e senza la maliziosa complicità che ci invitava alla strizzatine d'occhio all'epoca delle commedie Warner. Il lieto fine è scontato, ce ne sono tutte le premesse: e il film ci giunge con lo stesso marchio M.G.M. che al lieto fine aveva letteralmente condannato la vedova allegra e il suo conte Danilo. Quindi, come Lubitsch, non abbiamo nessuna fretta di vederlo realizzarsi sulla scena: quel che conta è l'attesa, l'equivoco, il rimando, la proiezione di quel discorso tutto prevedibile sul piano del desiderio e dell'immaginario.
Guido Fink,
Ernst Lubitsch, Firenze, La Nuova Italia, 1977 (dal sito del Circolo del Cinema di Bellinzona – CH)

Critica (3):

Critica (4):
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