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Indiscreto fascino del peccato (L’) - Entre tinieblas


Regia:Almodóvar Pedro

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura
: Pedro Almodovar; fotografia: Angel Luis Fernandez; musica: Cam España; montaggio: José Salcedo; scenografia: Pin Morales, Roman Arango; costumi: Teresa Nieto; interpreti: Cristina Sánchez Pascual (Yolanda Bel), Julieta Serrano (Madre Superiora), Carmen Maura (Suor Perduta), Marisa Paredes (Suor Squallida), Lina Canalejas (Sorella Vipera), Mary Carrillo (marchesa), Manuel Zarzo (cappellano), Will More (Jorge), Laura Cepeda (Lina), Marisa Tejada (Lola), Eva Siva (Antonia), Cecilia Roth (Merche), Concha Grégori (Sofía), Pedro Almodóvar (passeggero sull'autobus), Flavia Zarzo (novizia), Agustín Almodóvar (postino); produzione: Luis Calvo, per Tesauro S.A.; distribuzione: DIFILM; origine: Spagna, 1983; durata: 115’.

Trama:Yolanda, stella di cabaret del "Molino Rojo" è ricercata dalla polizia per la morte del suo amante. Decide di rigìfugiarsi in un convento appartenente a uno strano ordine, le "Redentrici umiliate"...

Critica (1):Nel 1983 è abbastanza anacronistico cercare di scandalizzare con un film, l’ho già detto mille volte. Ho detto anche che non intendo mai provocare lo spettatore, ma farlo mio complice e perfino qualcosa di più. Pretendo che lo spettatore mi ami e, se è possibile, mi dimostri concretamente il suo amore. Perché una complicità astratta o un amore platonico non mi servirebbero per niente, poiché non potrei mai essere sicuro di questo.
Dopo Labirinto di passioni mi attirava fare un film di suore. Angel S. Harguindey mi disse: “Stai attento, i film sui conventi non hanno mai funzionato. Gli abiti annoiano la gente, eccetto se sono aderenti e marcano bene il seno, come quelli di Sara Montiel o Rocío Durcal (1)”. Ma io andai avanti con la mia idea. Quelli che si illudono di conoscermi penseranno che se ho deciso di entrare in un convento sarà per fare qualcosa dello stile di La novicia rebelde o Pecado de amor, perché nel mio convento c’è anche musica.
Adoro il kitsch e mi divertono tutti e due i film, ma Entre tinieblas ha un’altra linea. Quella delle grandi storie d’amore. Ma un amore per niente edificante, che eccita lo spirito più del sesso, e che spinge la vittima che lo subisce a commettere le azioni più sublimi o più aberranti, se vogliamo usare una terminologia moralista, perché le passioni hanno delle regole proprie che non coincidono mai con quelle della morale. In Entre tinieblas non interviene Fanny McNamara, non ci sono riferimenti a Warhol o John Waters, non intervengono ragazze con magnifici modelli comprati a Londra, e nemmeno c’è rock di nessun tipo. In definitiva non è un film “modelno” (2), come avrebbe detto Carlos Boyero. Non interviene nemmeno quella gente della strada che è solita intervenire nei miei film precedenti, e fanno disperare certi critici e una parte del pubblico perché non sanno parlare né si capiscono. E non voglio dire adesso che mi penta del mio passato, anzi, se ultimamente son caduto così in basso lo devo ai miei due primi film. Ma ho bisogno di cambiare, per non annoiarmi, o forse per una semplice questione di isteria. Voglio dire, nessuno si aspetti di trovarsi con un’altra versione di Pepi… o Laberinto… Questo è un film drammatico, anzi, melodrammatico. Anche se a Venezia la gente rideva molto. Perché non è detto che un melodramma non possa contenere umore. Ho cercato di mettere insieme tante emozioni; ultimamente mi sto rendendo conto di essere molto più sentimentale di quanto pensassi. E quindi ho sostituito il rock con il bolero. Tutto il film è impregnato dallo spirito del bolero. A proposito, vorrei qua ringraziare Lucho Gatica per aver composto alcuni decenni fa Encadenados pensando al mio film. Voglio ringraziare anche Nino Rota e Miklós Rozsa per i motivi musicali che ho utilizzato in Entre tinieblas. Non importa che fossero stati creati rispettivamente per Rocco e i suoi fratelli e per Providence. A me son proprio capitati a proposito per completare quell’atmosfera di dramma e mistero che Angel Luis Fernández ha saputo captare perfettamente nelle sue immagini.
L’ho già detto qualche volta, i miei film trattano sempre di donne autonome. Non sul processo che le porta a diventarlo. Voglio dire, le mie donne sono libere, si sentono libere e non ne parlano perché dalla prima pagina del copione ho imposto loro questa libertà. Pure in questa occasione, in cui si tratta di suore soggette ai voti e ad una missione da compiere, ognuna esprime il suo carattere e le sue inclinazioni senza la costrizione delle mura del convento, di Dio o della superiora. Ciò nonostante, la loro libertà è piena di intrighi.
Mi interessa che siano precisamente delle suore quelle che agiscono in un modo totalmente autonomo, e che, come Marisa Paredes dice a un certo punto, pensino che “la Polizia è il loro nemico naturale”. La Chiesa non si è caratterizzata precisamente per la sua dedizione ai disgraziati. Si è dedicata piuttosto a tranquillizzare le coscienze dei potenti che non ad aiutare quelli che subiscono la loro persecuzione. Questa è una delle parti più corrosive del film, sempre che ce ne siano. Può anche sembrare strano che tra queste suore non esista il fantasma del peccato. Pure quando Julieta-Badessa parla di sé stessa, lo fa con orgoglio e mai con l’impressione di aver commesso qualcosa di brutto. Questa amoralità è un’estensione della mia. È da molto che non commetto peccato, perché il peccato è sparito dalla mia mente. A dir la verità, non credo che nemmeno i cattivi commettano peccati.
Pedro Almodovar, “Entre tinieblas: El bolero del convento”, Diario 16, 2/10/1983

NOTE
(1) Rappresentanti della canzone “spagnola” di tipo tradizionale e melodico.
(2) Imitazione della pronuncia femminile di certi ambienti popolari di Madrid per la parola “moderna”.


Critica (2):Buttandosi a corpo morto, dopo il successo di Donne sull'orlo di una crisi di nervi, sulla produzione cinematografica di Almodóvar, la distribuzione di casa nostra ha curiosamente proposto al pubblico italiano i film del cineasta spagnolo in un ordine inverso a quello cronologico. Tuttavia, uno spettatore avveduto non dovrebbe faticare ad accorgersi che questo Entre Tinieblas è di qualche anno anteriore ai film più recenti di Almodóvar.
Infatti, nel raccontare la vicenda di un convento in cui le suore preferiscono il poster di Julio Iglesias ai quadri della Santa Vergine e l'eroina all'ostia consacrata, il regista sembra voler innanzitutto dare libero sfogo alla propria vena trasgressiva al paradosso che nasce da una fantasia ferocemente beffarda.
La tendenza iconoclasta di Almodóvar non ha però ancora trovato, in questo film, una chiave espressiva adeguata uno stile visivo altrettanto originale e incisivo. Ecco perché Entre Tinieblas rimane tutto sommato un film di transizione nella sua carriera. La carica eversiva della narrazione penalizza in particolare la sceneggiatura, che in alcuni momenti appare semplicemente un pretesto per mettere in fila alcune situazioni che rasentano l'assurdo, di sicuro impatto comico. Da questo punto di vista, la scelta centra sicuramente il bersaglio: senza alcun dubbio, Entre Tinieblas è il film più esilarante di Almodóvar, anche se non il più raffinato. Ad una retrospettiva completa della sua produzione il compito di chiarire se effettivamente col tempo il cineasta spagnolo ha preferito affinare la propria tecnica figurativa, abbandonando in parte la dissacrazione generalizzata, il gusto della battuta inserita nel film in modo estemporaneo, quasi casuale. Del resto, se così fosse, Almodóvar avrebbe un predecessore illustre: anche Woody Allen infatti, pur seguendo percorsi espressivi del tutto diversi, si è caratterizzato per un cinema che ha progressivamente accantonato la comicità pura a favore di una raffinata ironia, risultando sempre meno graffiante e sempre più gradevole. Infine, una notazione di merito per le attrici (tra cui compare anche, in un ruolo di secondo piano, Carmen Maura, protagonista di Donne e della Legge del desiderio), capaci di trovare la giusta misura di ironia e distacco per una serie di ruoli basati su una delirante inverosimiglianza.
Leonardo Gandini, Cineforum n. 287 settembre 1989

Critica (3):

Critica (4):
Pedro Almodovar
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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