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Violino di Cervarolo (Il)


Regia:Guidetti Nico, Durchfeld Matthias

Cast e credits:
Produzione: PopCult Bologna – Mediavision Reggio Emilia – Istoreco Reggio Emilia; origine: Italia, 2011; durata: 75’.

Trama:Alla vigilia della seconda guerra mondiale, poco prima di partire soldato, il giovane Virgilio Rovali, violinista già molto affermato nell'Appennino reggiano, affidò alla madre il suo prezioso violino, del tutto ignaro di ciò che, pochi anni dopo, sarebbe stata la sorte della sua famiglia.
Il 20 marzo 1944, quando Virgilio era ancora lontano da casa, essa fu infatti vittima, come tante altre nella piccola comunità di Cervarolo, di una brutale strage nazifascista.
Pochi giorni prima era in atto il primo grande rastrellamento in montagna con un contingente misto di truppe naziste e fasciste. L’obiettivo era scovare e sterminare i ribelli. Lo scontro che ne seguì a Cerré Sologno si risolse inaspettatamente in una vittoria partigiana, ma con morti da entrambe le parti.
Alcuni dei prigionieri nazisti e fascisti furono successivamente giustiziati dai partigiani. La rappresaglia tedesca non si fece attendere.
Il 18 marzo 1944 la Divisione corazzata Hermann Göring, coadiuvata dalle truppe fasciste locali, diede inizio a una serie di stragi di civili sull'Appennino modenese e reggiano.
Quasi settant'anni dopo, Italo Rovali, figlio di Virgilio, indaga fra i ricordi suoi e di chi, allora bambino, vide tutto, alla ricerca dei responsabili di quell'eccidio. Grazie a una lunga e testarda indagine, condotta insieme a un gruppo di procuratori, Italo riesce finalmente ad aprire il processo su quei fatti.
La ricostruzione di ciò che accadde quel tragico 20 marzo e che segnò per sempre il destino della sua famiglia e di tante altre, si intreccia ai ricordi personali di Italo. E tra questi, soprattutto, l'incredibile storia del violino di suo padre.
Il violino di Cervarolo oggi si svincola dalla storia e dalla memoria per tingersi di attualità. Non solo per la sentenza relativa al processo di Verona del 6 luglio 2011, ma anche per la prossima pubblicazione della relazione sui crimini nazifascisti negli anni del conflitto da parte della commissione italo-tedesca di Villa Vigoni, attesa per i primi mesi del 2012.

Critica (1):Note di regia
Come spesso succede in Italia, ovunque tu nasca esiste una traccia drammatica lasciata dall'ultima guerra. Dove viviamo noi, la provincia di Reggio Emilia, in cui la lotta partigiana è stata “una roba seria”, di tracce di questo tipo ce ne sono parecchie, dai fratelli Cervi alle numerose “pietre dolenti” disseminate lungo le nostre strade.
Quella di Cervarolo riveste tuttavia un'importanza particolare, vuoi per il misterioso isolamento del luogo, nascosto tra le valli dell'Appennino, vuoi per il fatto che fu una rappresaglia ai danni di civili inermi. Ciò che colpisce nel caso di Cervarolo è la rassegnata ineluttabilità con cui per tanto tempo questa strage è stata accettata da chi ne fu colpito. Quasi si trattasse di un effetto collaterale del passaggio della Storia, di fronte alla quale, troppo spesso, ci sentiamo totalmente impotenti. Cosa tanto più vera se a farne le spese sono gli ultimi, contadini e pastori da sempre rassegnati a combattere contro una terra assai poco generosa, per la stretta sopravvivenza.
Il passare degli anni ha finito così per rendere tutti un po' complici omertosi della Storia, tant'è che l'identificazione dei reali esecutori di questo eccidio progressivamente si è persa. Hanno cominciato già a circolare diverse versioni e c'era addirittura chi l’additava come una strage partigiana. Un pessimo servizio, insomma, reso alla Memoria.
Italo Rovali di Cervarolo, protagonista del film, che in quella strage perse zio e nonno mentre il padre sopravvive in un campo di prigionia tedesco, ci ha sempre detto che, quando cominciò a studiare giurisprudenza, questo interrogativo prese a tormentarlo: possibile che non si possano individuare i responsabili di questo eccidio? Possibile che tutto venga insabbiato nelle pieghe della politica? Fu lui, nel 2005, ad avviare una lunga ricerca volta a ricostruire i fatti a partire dai pochi testimoni rimasti, all’epoca bambini, che per tanti anni, forse volutamente, avevano rimosso quegli eventi e con essi l'immenso dolore che si portavano dentro. Fu lui a fornire la documentazione al pubblico ministero Marco De Paolis, già impegnato sulla strage di Monte Sole. E' grazie a Italo Rovali, che il processo per quei fatti si è potuto aprire e si è arrivati a stabilire una verità e una giustizia; cosa che agli occhi di molti, primi fra tutti i testimoni di quella strage, ha dell'incredibile.
Come raccontare tutto questo? Quale struttura dargli? L’intenzione iniziale, infatti, era di raccontare l'incredibile storia del violino di Cervarolo, quel violino che apparteneva a Virgilio Rovali, padre di Italo.
Una storia di per sé bella, che insinua una luce di speranza in mezzo a uno scenario di sangue e dolore. Ricostruire il solo eccidio dava una storia senza baricentro, dai contorni vaghi, col rischio di arenarci. Solo quando, nel 2009, prese avvio il processo, capimmo che il racconto poteva partire dalla storia della strage per poi coinvolgere il resto della comunità di Cervarolo. Proprio perché il processo al tempo stesso ci forniva il set ideale - con tanto di avvocati, giudici, consulenti e testimoni - e a un tempo il ritmo narrativo idoneo.
A questo punto mancava solo chi facesse da trait d'union efficace tra i due piani del racconto. E la scelta non poteva che cadere su Italo, figlio del violinista e instancabile nella volontà di giustizia.

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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