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Canto di Paloma (Il) - Teta asustada (La)


Regia:Llosa Claudia

Cast e credits:
Sceneggiatura: Claudia Llosa; fotografia: Natasha Brier; musiche: Selma Mutal; montaggio: Frank Gutiérrez; scenografia: Susana Torres, Patricia Bueno; costumi: Ana Villanueva; interpreti: Magaly Solier (Fausta), Susi Sánchez (Aída), Efraín Solís (Noé), Marino Ballón (Zio Lúcido), Antolín Prieto (figlio di Aída), Bárbara Lazón (Perpetua), Karla Heredia (Severina), Delci Heredia (Zia Carmela), Anita Chaquiri (nonna), Fernando Caycho (Melvin), Leandro Mostorino (Jonny),
María Del Pilar Guerrero (Máxima), Edward Llungo (Marcos), Daniel Núñez (Amadeo), Summy Lapa (Chicco);
produzione: Oberón Cinematográfica-Vela Producciones-Wanda Visión S.A.; distribuzione: Archibald Enterprise; origine: Spagna-Perù. 2009; durata: 94’.

Trama:Appena nata, Fausta ha contratto una malattia nota come il "latte del dolore", un disturbo che colpisce solo le donne peruviane violentate o rapite durante gli anni della lotta terrorista. Sebbene quel terribile periodo sia ormai passato, Fausta non ha alcuna intenzione di ricordarlo, ma alla morte della madre si trova obbligata ad affrontare e superare le sue paure. Si scopre così che per impedire a chiunque di usarle violenza Fausta ha inserito nel suo corpo una patata, a mo' di scudo. L'improvviso decesso della madre spingerà la ragazza ad intraprendere un viaggio che la porterà ad abbandonare le sue paure e a conquistare la libertà.

Critica (1):Tra gli anni ’70 e ’90, il Perù ha vissuto uno dei più oscuri capitoli della sua storia. Per più di 20 anni, migliaia di donne, vittime della violenza della guerra, sono rimaste in silenzio. E i crimini perpetrati le segnavano con ferite e traumi indelebili, non solo nelle loro anime, ma anche in quelle dei loro figli, che ereditarono il loro terrore.
La Teta Asustada è una “malattia” che si trasmette tramite il latte materno. È il simbolo della paura e della sofferenza che si diffonde con la guerra. Coloro che ne soffrono, dicono, non hanno un’anima, nascono senza perché questa, per il terrore, si è nascosta sottoterra.
Questo film narra la storia di Fausta. Durante la guerra, dal grembo, è testimone dello stupro della madre e dell’uccisione del padre.
La guerra è già terminata e nessuno le farà del male, ma Fausta non prova questo sollievo. Si sente come se dovesse difendersi. La morte improvvisa della madre la costringe ad affrontare le sue paure e il segreto che nasconde in sé: ha inserito una patata nella sua vagina, come scudo protettivo, dato che solo il disgusto può repellere i disgustosi.
Il canto di Paloma parla del desiderio di guarire.
(note di produzione, dal pressbook del film)

Critica (2):Conoscevo già la sindrome della “teta asustada – il latte del dolore” da molto tempo, prima di incontrare Claudia. Sono cresciuta tra i racconti delle donne del mio villaggio e quelle conosciute quando accompagnavo mia madre nei suoi viaggi per vendere frutta nei vari villaggi. Ogni volta che sentivo storie di questo tipo, ogni volta che vedevo piangere una madre mentre ci raccontava come vivevano i suoi figli, mi veniva una rabbia infinita. Finivano sempre il loro racconto dicendo “chiedo solo al Signore di permettermi di dimenticare tutto”. Ciò che mi faceva infuriare di più era che queste donne che soffrivano, che avevano e continuano ad avere bambini indesiderati, figli dello stupro, vengono trattate da bestie dai loro stessi mariti.
So che Fausta non è l’unica, ci sono molte donne come lei, sono in molte a cercare la luce. Forse coloro che non hanno mai conosciuto una donna stuprata riterranno che questo film sia puramente finzione.
(Magaly Solier, attrice protagonista – dal pressbook del film)
La madre di Fausta, una ventenne peruviana, sta morendo e le ricorda cantando che lei è stata allattata con il ‘latte della tristezza' perché nata negli anni Ottanta in cui terrorismo e stupri erano all'ordine del giorno. Dopo la morte della genitrice Fausta vorrebbe offrirle un funerale degno di questo nome ma i pochi soldi sono stati tutti investiti nei festeggiamenti per l'imminente matrimonio della cugina. Lo zio però vuole che il cadavere venga seppellito prima delle nozze. Fausta che vive in una baraccopoli alla periferia di Lima cerca di vincere le sue paure e trova lavoro come cameriera presso una pianista. Spera così di mettere insieme una somma adeguata per le esequie.
Fausta è un personaggio dall'assoluta originalità. Non poteva essere altrimenti visto che la regista è Claudia Llosa che già in
Madeinusa, mai distribuito in Italia, aveva dato prova di altrettanta originalità. In quel caso in un paesino disperso sulle cime delle Ande il carnevale si celebrava negli ultimi giorni della Settimana Santa partendo dal principio che ogni sregolatezza in quelle ore è permessa perché 'Dio è morto e non vede i peccati degli uomini'.
Qui Fausta ha fatto del suo corpo un vero e proprio terreno. Perché il terrore di essere violentata l'ha spinta ad inserire una patata nella vagina e il tubero ha preso a germinare. A una prima lettura si potrebbe pensare a una premessa che conduca verso un film che faccia leva sul versante erotico o grottesco. Invece la Llosa, con il contributo di una bravissima Magaly Solier, riesce a conservare una visione di assoluta compassione (nel senso più elevato del termine) nei confronti della sua protagonista. Il terrore nei confronti degli uomini Fausta lo ha veramente succhiato con il latte e sembra incapace di liberarsene per volgersi verso una sessualità accettata e consapevole. Intorno a lei sopravvive un mondo di miseria che contrasta in modo stridente con la vita che si conduce nei quartieri alti. Anche se non manca qualche tocco di folklore di troppo la percezione di un divario che non può non essere colmato, pena l'esplosione di conflitti dalle conseguenze imprevedibili, è quasi tattile.
Giancarlo Zappoli,
mymovies

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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