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Y tu mama tambien - Y tu mama tambien


Regia:Cuarón Alfonso

Cast e credits:
Sceneggiatura: Alfonso Cuarón, Carlos Cuarón; fotografia: Emmanuel Lubezki; montaggio: Alfonso Cuarón, Alex Rodríguez; scenografia: Marc Bedia, Miguel Ángel Álvarez; costumi: Gabriela Diaque; interpreti: Maribel Verdú, Gael García Bernal, Diego Luna, Diana Bracho, Emilio Echevarría, Ana López Mercado, María Aura; produttore: Sergio Aguero, Alfonso Cuarón, Amy Kaufman, David Linde, Sandra Solares, Jorge Vergara; produzione: Anhelo Producciones, Besame Mucho Pictures; distribuzione: Fox; origine: Messico/Usa,2001; durata: 105'.

Trama:Julio e Tenoch sono due amici diciassettenni che hanno una gran voglia di crescere. Nel corso di una festa conoscono una ventottenne spagnola, Louisa, che corteggiano in coppia. Costei è un misto di vitalità e di tristezza, ma è capace di accettare la proposta di un viaggio in tre verso una spiaggia denominata Boca del Cielo che i due in realtà non sanno dove si trovi. Il viaggio permetterà di verificare come l'erotismo e la gioventù non escludano il dolore.

Critica (1):Guardate bene queste spiagge da sogno: tra un po' non ci saranno più. Tra i molteplici motivi di interesse del film di Alfonso Cuaron (messicano reclutato ad Hollywood che adesso è riuscito a ritornare nel suo paese a girare nella propria lingua) c'è sicuramente il regalo visivo di alcune baie da sogno, fatte di sabbia sterminata e abbacinante, tramonti da idillio sui quali la voce dell'autore provvede a informarci, con un tono apparentemente imperturbabile, che tra qualche anno, grazie alle multinazionali del turismo globale, diventeranno uguali ai milioni di depliant che occhieggiano nelle agenzie di tutto il mondo. Sono qualcosa che scompare.
In realtà, come Bully di Larry Clark anche Y tu mama tambien (Anche tua madre, in lizza per il Leone d'oro alla 58ma Mostra di Venezia) vive quasi completamente nel tempo dell'istante presente tipica della giovinezza. I due protagonisti sono due adolescenti edonisti e sballati che approfittano di un viaggio all'estero delle fidanzate per partire on the road con una matura e disinibita spagnola reduce da un matrimonio in frantumi. La loro meta è una spiaggia da incanto: la Boca del Cielo. Ma sulla strada, come accade sempre nei film, maturano risentimenti, competizioni sentimentali, cocktail di desiderio, amicizia e incomprensioni, nutrite di dettagliati resoconti su di loro, la loro vita, la loro famiglia, che è sempre l'autore – azzerando il rumore del film – a consegnarci con la perizia dell'estensore di un verbale. Sullo sfondo di un paese battuto da camionette occupate da militari con mitraglietta e cosparso di lapidi di incidenti automobilistici, i due amici passano da una goliardia spassionata all'odio tribale. Entrambi si sono ripetutamente traditi grazie alla reciproca infedeltà delle loro fidanzate, e uno dei due ha goduto anche delle grazie della madre dell'altro (da qui, il titolo). Nonostante questo intenso apprendistato, non è che facciano una gran figura nell'amplesso con la loro adulta compagna (la notevole e affascinante Maribel Verdu).
Anzi. Cuaron aveva già mostrato una mano esperta e partecipe nel descrivere la sensualità degli amori giovanili nella sua versione americana di Grandi speranze di Dickens (Paradiso perduto, con Gwyneth Paltrow), qui le sue mani, e quelle dei protagonisti sono ancora più libere. Con un gusto del sesso, fatto e parlato, tipicamente latino, procede con ansiosa voluttà a portare i suoi personaggi sulla scena del triangolo annunciato: una sequenza erotica, densa ma non provocatoria o morbosa, in cui i tre, zuppi di birra e tequila, provvedono a dispensarsi piacere senza riserve. Ma dietro questa spensierata e liberatoria ricerca del piacere, condotta dalla più anziana dei tre a buon fine, giace il segreto di una malattia terminale. L'unione fisica, perfetta e inebriante, segna la fine della loro amicizia consacrata ad una eternità illusoria. Quando si ritrovano anni dopo quest'avventura, sono quasi degli estranei e dopo questo fortuito incontro, ci informa sempre la voce del narratore, non si vedranno mai più. Anche l'amicizia, come le spiagge da sogno, come l'adolescenza, è qualcosa che scompare.
Mario Sesti, Kwcinema

Critica (2):Questo grazioso film messicano, Y tu mamà también - Anche tua madre ha riscosso all'ultima Mostra di Venezia un notevole tributo di simpatia, ribadito da un premio alla sceneggiatura scritta dal regista Alfonso Cuarón con il fratello Carlos e dal premio Mastroianni ai giovani attori protagonisti, Gael García Bernal e Diego Luna. La vicenda mette in scena due diciassettenni, Julio e Tenoch, le cui morose sono in vacanza in Italia. Incantati da Louise (la bravissima attrice spagnola Maribel Verdu), moglie tradita di uno scrittore pomposetto, per attirarla in trappola i ragazzi inventano lì per lì una meravigliosa spiaggia che non esiste, Boca del Cielo, e la invitano ad andarci in gita con loro. Partono in tre su un'auto scassata, indifferenti a ciò che incontrano sul percorso (incidenti stradali, manifestazioni politiche, repressioni poliziesche) e sperando nel meglio. Man mano che entrano in confidenza, la donna e gli amichetti vivono un'avventura indimenticabile, sperimentano l'amore di gruppo senza più gelosia e scoprono che Boca del Cielo c'è veramente. Come dire che l'utopia è a portata di mano. Quando l'incanto è perfetto, arriva il momento di lasciarsi; solo più tardi apprenderemo che Louise, preda ogni tanto di umori melanconici, non versava lacrime sul tradimento del coniuge, ma per un più fondato e tragico motivo. Svelando il suo segreto, il film racconta in un misto di pudore e sfacciataggine la fine dell'adolescenza, del sogno e dell'amicizia. Sostenuto dalla stupenda fotografia di Emanuel Luhetzi, Cuarón ha girato l'intero film in sequenza offrendo ai suoi interpreti l'occasione di chiacchierare in chilango, la parlata di Città del Messico e caratterizzandoli socialmente: Tenoch (Luna) è il rampollo di un politico, Julio (Bernal) appartiene a una classe inferiore e ha una sorella attivista nei diritti civili. Nel Messico questi personaggi li chiamano "Charolesters", ma da noi riconosciamo in loro i degni discendenti dei vitelloni.
Tullio Kezich, Corriere della Sera, 24/11/2001

Critica (3):

Critica (4):
Alfonso Cuarón
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