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Vie en rose (La) - Môme (La)


Regia:Dahan Olivier

Cast e credits:
Sceneggiatura: Olivier Dahan; fotografia: Tetsuo Nagata; musiche: Christopher Gunning; montaggio: Yves Beloniak, Sophie Delecourt, Richard Marizy ; scenografia: Stanislas Reydellet; interpreti: Marion Cotillard (Edith Piaf); Sylvie Testud (Mômone); Pascal Greggory (Louis Barrier); Emmanuelle Seigner (Titine); Jean-Paul Rouve (Louis Gassion); Gérard Depardieu (Louis Leplée); Clotilde Courau (Annetta Gassion); Jean-Pierre Martins (Marcel Cerdan); Caroline Sihol (Marlene Dietrich); produzione: O. Dahan, Alain Goldman per Legende Enterpreises, Società des etablissements L. Gaumont; distribuzione: Mikado; origine: Francia, UK, Czech Republic; durata: 140'.

Trama:Dall'infanzia alla fama, dal trionfo alla disperazione, da Belleville a New York, la straordinaria vita di Edith Piaf. Il racconto autentico del suo incredibile destino offre uno sguardo nell'anima dell'artista e nel cuore della donna. Personale, intensa, fragile e indistruttibile, pronta ad affrontare qualsiasi sacrificio per la sua arte, vogliate accogliere come merita la più immortale fra tutte le cantanti.

Critica (1):Applausi, commozione e un pizzico di stupore. Erano anni che Berlino non azzeccava l'apertura, diciamolo. Invece La môme (La vie en rose) di Olivier Dahan, 140 minuti sulla vita e l'arte di Edith Piaf, è il filmone che ogni festival sogna per l'inaugurazione. Un esempio, oggi sempre più raro, di buon cinema popolare, pieno di ambienti, di personaggi, di sentimenti. Il ritratto di una figura leggendaria sbozzato con tratto generoso e rotondo, senza esibire artifici formali invadenti, ma evitando anche la retorica o le riverniciature di nuovo di tanti pessimi biopic. (...) Intanto Marion Cotillard, truccatissima ma mai ridicola, invecchia, ringiovanisce, canta in playback, si confronta con la vera Piaf rilanciandone, auguriamoci, la leggenda con questo film "per tutti", come si diceva un tempo, che potrebbe accontentare, chissà, anche i palati più esigenti.
Fabio Ferzetti, Il Messaggero, 9/02/2007

Critica (2):Quand il me prend dans ses bras
Qu'il me parle tout bas
Je vois la vie en rose...
cantava Édith Piaf nella canzone che dona il titolo a questo biopic a lei dedicato. Una donna con una vita che di rosa ha ben poco: una salute cagionevole, un'infanzia passata tra bordelli e saltimbanchi, una vita sempre segnata da eccessi e da una dose di sfortuna capace di far diventare scaramantico anche l'ultimo degli illuministi e finita a soli 48 anni a causa di una broncopolmonite.
Una vita costellata di fatti drammatici che Olivier Dahan scrive e dirige senza voler essere didascalico, ma cercando di dare un'interpretazione al tutto e non una semplice costruzione temporale. Ecco quindi che fin dall'inizio la storia si svolge su più piani temporali, la gioventù è legata al declino (fisico, mai artistico), il successo all'incapacità di vivere una vita "normale" che sempre l'ha accompagnata. Si viaggia per associazioni di idee, come un collage: per andare dal rosso al giallo, si deve passare per l'arancione. La colonna sonora è ovviamente fondamentale. Dahal ha il merito di non farla mai diventare l'apice di un qualsiasi spezzone, ma sempre una (splendida) conseguenza, o più semplice accompagnamento. Al centro c'è la Piaf, non le sue canzoni. E così si spiega la splendida scelta di non far sentire la voce della protagonista proprio nel momento in cui si esibisce per la prima volta con un grande pubblico, la prima tappa della sua ascesa, per sostituirla con un sottofondo stile carillon che lega concettualmente l'evento alla dolcezza dell'infanzia (in fondo la Piaf sembra sempre una bambina nel film).
Un film bello, ricco di trovate registiche interessanti che evita di fare un'apologia (data l'importanza della Piaf in Francia era possibile cadere nella trappola), ma dando una precisa idea della donna che si celava dietro quella voce così ricca. Stona giusto un poco la scelta di fare vedere la morte della figlia solo a fine film, quando è chiaro che si è trattato di un evento che ha segnato ogni attimo della vita futura della Piaf, e la storia d'amore con il pugile Marcel Cerdan.
Marion Cotillard, splendida in "Un'ottima annata", diventa una superba Piaf a scapito dell'estetica. La voce quando canta è di Jil Aigrot, ma lei come attrice è comunque bravissima. Ottimo anche il resto del cast. I sottotitoli ci sono solo per le canzoni il cui testo ha una particolare importanza a livello narrativo.
Andrea D'Addio, Film up

Critica (3):

Critica (4):
Oliver Dahan
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