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Bellezza del somaro (La)


Regia:Castellitto Sergio

Cast e credits:
Soggetto: Margaret Mazzantini; sceneggiatura: Margaret Mazzantini; fotografia: Gian Filippo Corticelli; musiche: Arturo Annecchino; montaggio: Francesca Calvelli; scenografia: Francesco Frigeri; costumi: Chiara Ferrantini; interpreti: Sergio Castellitto (Marcello), Laura Morante (Marina), Enzo Jannacci (Armando), Marco Giallini (Duccio), Barbora Bobulova (Lory), Gianfelice Imparato (Valentino), Nina Torresi (Rosa), Emanuela Grimalda (Raimonda), Lidia Vitale (Delfina), Renato Marchetti (Ettore Maria), Erica Blanc (madre di Marina), Valentina Mencarelli (Franci Palla), Valerio Lo Sasso (Aldo), Pietro Castellitto (Luca); produzione: Roberto Cicutto, Luigi Musini e Sergio Castellitto per Cinemaundici-Alien Produzioni; distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia; origine: Italia, 2010; durata: 107’.

Trama:Marcello e Marina - lui architetto, lei psicologa - sono una coppia molto affiatata, dall'indole moderna e dinamica, sensibile nei confronti della salvaguardia dell'ambiente, con molti amici e una spiccata tolleranza verso tutti. I due hanno una figlia, la diciassettenne Rosa, lievemente dispotica ma brava a scuola e affezionata ai genitori. L'unico neo: il suo fidanzato, Luca, coetaneo carino e figlio di amici di famiglia, ma somaro a scuola, nervosetto e rimbambito dalle 'canne'. Marcello e Marina si sentiranno quindi sollevati alla scoperta della crisi della giovane coppia, ma durante uno spensierato fine settimana con gli amici nella loro casa immersa nella campagna toscana, faranno conoscenza del nuovo amore della figlia Rosa: Armando...

Critica (1):(...) C'è da dire che La bellezza del somaro è una storia corale che ruota intorno a due personaggi principali, un marito e una moglie della buona borghesia, figli della cultura sessantottina, del politically correct, del volontariato a tutti i costi. Lui, Marcello (Castellitto), è un architetto di successo, con giovane e focosa amante clandestina (Lola Ponce); lei, Marina (Laura Morante, nel ruolo per lei consueto di consorte isterica), una psicoanalista troppo protettiva verso i suoi pazienti fuori di testa (tra cui l'alcolista Barbora Bobulova). I due hanno una figlia liceale, Rosa (Nina Torresi), chiaramente esasperata dal loro permissivismo e dalla loro mancanza di polso. La felice famigliola, che vive a Roma, si trasferisce per il ponte dei morti in una casa in campagna nel Chiantishire, insieme agli amici più stretti dei genitori: anche loro incapaci di crescere, anche loro con figli complicati. E a turbare il precatio equilibrio della compagna arriva un ultrasettentenne (Enzo Jannacci) fidanzato di Rosa...
Interpellata sull'origine del film, la Mazzantini la spiega così: "Io e Sergio abbiamo avuto una prima idea insieme anni fa, poi io ho cominciato a scrivere un trattamento. Lo scrittore è una sorta di radar, cattura qualcosa del suo tempo, avanza come un rabdomante alla ricerca di qualcosa. Io di solito scrivo cose molto drammatiche: stavolta invece avevo voglia di leggerezza. Del resto sono una madre di quattro figli, da noi c'è anche tanta voglia di scherzare, di divertirci". Raccontando, in questo caso, i disastri dell'educazione (e meglio della non educazione) impartita ai figli da genitori post-sessantottini: "La storia - rivela Castellitto - parla di cinquantenni che vogliono sembrare quarantenni, di quarantenni che vogliono sembrare trentenni, e di una generazione di quindici-diciassettenni che cercano disperatamente di sentirsi adulti. Alle prese con genitori 'amici' che si fanno chiamare per nome, che affidano tutto al dialogo quando ci vorrebbe anche un po' di distacco, di sana diffidenza. Quanto a me, credo di essere un buon padre: conservo quel tanto di ottusità, di autoritarismo".
Ma l'altro tema forte del film è costituito dal personaggio interpretato da Jannacci. "Il rapporto tra un uomo anziano e una ragazza - spiega Castellitto - è sempre fonte di scandalo, che può essere raccontato in modo comico o drammatico. Quella drammatica sarebbe stata più banale, noi abbiamo scelto la commedia". E sul tema interviene anche la Morante: "Lo scandalo nella nostra società non è che un vecchio stia con una ragazza, ma che - come accade qui - questo vecchio non sia né ricco, né potente, né famoso". Come le recenti cronache così spesso ci hanno raccontato.
Claudia Morgoglione, La Repubblica

Ambientato ai giorni nostri, La bellezza del somaro racconta la storia di Marcello (Sergio Castellitto) e Marina (Laura Morante), coppia cinquantenne borghese e "illuminata", genitori della diciassettenne Rosa (Nina Torresi) che, durante un weekend nella tenuta di campagna in Toscana, trascorso insieme ad altri amici e personaggi surreali (da Marco Giallini a Gianfelice Imparato, da Barbora Bobulova a Renato Marchetti, da Emanuela Grimalda a Lidia Vitale), li sconvolgerà presentando il suo nuovo fidanzato (Enzo Jannacci), un settantenne dall'aria gentile che non fa nulla per nascondere la propria età, fondamentalmente un "vecchio".
"E' proprio questo il concetto alla base del film - spiega l'autrice Margaret Mazzantini -, l'arrivo di un elemento alieno in un contesto che solo qualche attimo prima era invece apertamente progressista e aperto verso il mondo. In un certo senso è un film dinamitardo, teso allo sgretolamento di questi personaggi, borghesi illuminati che di fronte ad un essere umano normalissimo non riescono più a gestire la loro esistenza". Ambientato per gran parte del racconto in un casale nel Chianti, il film "ha un impianto molto British, teatrale", suggerisce ancora Castellitto, che insieme alla moglie ha preferito trattare un argomento "forse abitualmente più consono ad impianti drammatici in forma di commedia per poter dissotterrare tutto l'umorismo possibile da un tema difficile". Trovando in una delle protagoniste, Laura Morante, già la prima, indiscussa sostenitrice: "Questo è un film di maschere, dal tono inconsueto, rischioso - nota l'attrice -. E' molto difficile poterlo fare al cinema ed è allo stesso tempo lampante come dietro queste maschere ci sia un vuoto spaventoso, specchio di quello che a tutti gli effetti è considerato il vero scandalo della società attuale, non solo essere vecchi, ma anche non essere ricchi, famosi o potenti: lo scandalo è quello di non essere altro da se stessi". E proprio in questo va ricercato il senso del titolo del film: "La bellezza del somaro è quella dei giovani che poi svanisce - conclude Margaret Mazzantini - ma è anche quella un po' goffa, ingenua di un animale che in qualche modo accomuna un po' tutti i personaggi del film".
Valerio Sammarco, La Rivista del Cinematografo

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