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Trevico-Torino... Viaggio nel Fiat-Nam


Regia:Scola Ettore

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura
: Ettore Scola, Diego Novelli; fotografia (eastmancolor): Claudio Cirillo; musica: Benedetto Ghiglia; montaggio: Raimondo Crociani; interpreti: Paolo Turco (Fortunato Santospirito), Vittorio Franzinetti (il sindacalista), Vicki Franzinetti (Vicki), Stefania Casini; produzione: Unitelefilm; distribuzione: C.I.D.I.F.; origine: Italia, 1972; durata: 101'.

Trama:Fortunato Santospirito è un giovane che da Trevico (Avellino) giunge a Torino per prendere servizio, come operaio, alla Fiat. Il primo impatto con la città non è dei migliori e lo aspettano dure esperienze sia come immigrato che come operaio.

Critica (1):Trevico-Torino... Viaggio nel Fiat-Nam è stato prodotto da Scola "in proprio", con una troupe di una decina di persone e fra mille difficoltà operative. E questo non per scelta, ma per necessità. Nessun produttore, neppure fra quelli a cui aveva assicurato forti guadagni con altri film, era stato disposto a versare una lira. Perciò la pellicola è stata realizzata in totale libertà, senza l'obbligo di rispettare quelle leggi imperanti sui film destinati al circuito commerciale.
Trevico-Torino... Viaggio nel Fiat-Nam è la storia, quasi sempre registrata in presa diretta, di una dolorosa crisi di crescita e di un'amara odissea, affrontata da un ragazzo del sud, a cui l'ironia della sorte ha dato il nome di Fortunato e il cognome di Santospirito, che da Trevico (paese natale di Scola) tenta la ventura nella metropoli torinese attratto dal miraggio di un lavoro sicuro e ben retribuito alla Fiat. «L'arrivo di Fortunato a Torino, - ha scritto Aldo Tassone - fa curiosamente pensare al ritorno del reduce in un film che Lattuada girò a Torino nel 1946.
Le condizioni "reali" di vita che si trova a fronteggiare l'immigrato degli anni Settanta non sono diverse da quelle descritte in Il bandito: lo squallore delle stazioni, dei dormitori pubblici, delle mense di carità, la disperata ricerca di un letto. Alla fatica dei turni di lavoro in fabbrica si aggiunge la fatica dei turni serali di scuola. Fortunato è sempre di corsa, sempre solo (il timido idillio con una ragazza borghese contestatrice e saccente dura assai poco). Un giorno, mentre corre in fabbrica, Fortunato inciampa, cade in mezzo alla strada, la gavetta con il pranzo si rovescia sull'asfalto. In quel momento tocca il fondo della sua condizione di dannato della terra. Accenna una reazione di rivolta: Grida: «Basta!». La sua voce è soffocata dal rumore delle macchine».
Quella di Fortunato, l'unico vero attore sia pure in fieri del film, è una crisi che porta a maturazione. Scola si è servito di un personaggio timido, inesperto e buono come Rocco Papaleo, ma di lui più giovane e ricettivo, capace di apprendere e comprendere, di mettere a frutto la lezione che gli viene dalla strada e dalla fabbrica, di accogliere i suggerimenti del compaesano che svolge attività politica, di interpretare i fatti e i "monologhi" che il "grillo parlante" Vicky, la ragazza istruita, recita davanti a lui.
Dal punto di vista tematico generale, si è accennato, questo film, dove la speranza di chi è costretto a lasciare paese e famiglia si infrange nella crudele e inumana realtà del profitto, somiglia moltissimo a Permette? Rocco Papaleo: anche se, essendo un'opera destinata al circuito commerciale, Permette? Rocco Papaleo rispetta di più quelle leggi di mercato che sono "lo spettacolo", il grande attore e altri veicoli di successo.
Alcuni episodi sono addirittura analoghi: il peregrinare di Fortunato in una città dove si vive anche di espedienti; l'impatto con la prostituzione, il ladrocinio, l'omosessualità, la povertà; il finale, di disperata ribellione. Altri citano certe sequenze di Dramma della gelosia: tutti particolari in cronaca: il momento in cui il protagonista, soffrendo per amore, cerca un rifugio nel partito, senza risultato Oreste non va dal capo della sezione per domandargli, senza ottenere risposta: «Qual è il rapporto tra la problematica personale e la problematica politica?»).
Il rapporto tra privato e politico, presente in sostanziale conflittualità in Dramma della gelosia: tutti i particolari in cronaca, Permette? Rocco Papaleo, Trevico-Torino... Viaggio nel Fiat-Nam sarà, da ora in poi, uno dei temi cardine di tutti i film di Scola: basti pensare a C'eravamo tanto amati o a La terrazza. Per concludere, questo apologo di un viaggio a un tempo esteriore e interiore alla ricerca di una maturazione ideologica e civile è condotto su una narrazione a tesi che non scade mai nel patetismo: un racconto scandito dall'uso di didascalie, che, come i "cartelli di scena" del teatro brechtiano, "illuminano" lo spettatore, gli permettono un allentamento emotivo, gli favoriscono il distacco critico. La presa di coscienza di classe da parte di Fortunato si trasmette totalmente sullo spettatore. Fortunato testimonia la convinzione del regista, secondo la quale è possibile incidere sulla realtà: «Non mostro mai le nozioni di fatalità, di destino. I miei personaggi possono subire la storia che non dipende da loro, tuttavia persiste la nozione di scelta; e ciò è fondamentale». Anche in questo, Trevico-Torino... Viaggio nel Fiat-Nam non è diverso dagli altri film di Scola, così come non è diversa la dimensione del gioco, che è presente in ogni uomo, qualunque sia la sua condizione di vita.
«Gli episodi divertenti che sono in Trevico-Torino - ha precisato Scola, - sono stati raccontati dagli stessi operai. La risata è talvolta un segno di libertà, un'arma che l'emarginato usa contro chi è causa della sua condizione: l'antica arma popolare dello sberleffo, dello scherno che ferisce il potente».
Piermarco De Santi, Rossano Vittori, I film di Ettore Scola, Gremese Editore 1987

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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