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In compagnia di signore per bene - Company of strangers (The)


Regia:Scott Cynthia

Cast e credits:
Sceneggiatura: Gloria Demers; montaggio, David Wilson; fotografia: David De Volpi musica: Marte Bernard; costumi: Elaine Langlais; interpreti: Alice Diabo (Alice), Constance Garneau (Constance), Winifred Holden (Winnie), Cissy Meddings (Cissy), Mary Meigs (Mary), Catherine Roche (Catherine), Michelle Sweeney (Michelle), Beth Webber (Beth); produzione David Wilson per National Film Board of Canada; distribuzione: Academy; origine: Canada, 1990 durata 101' .

Trama:L'ottantenne Constance insieme ad altre sei signore, tutte anziane, parte per raggiungere una vecchia dimora dove è stata bambina. Ma il piccolo pullman, guidato da Michelle, una giovane donna di colore, ha un guasto fra i boschi e la piccola comitiva si trova in stato di emergenza. Trovano riparo in una rustica abitazione di legno dove non c'è altro che un pò di paglia muffita, una brocca ed una tazza sbrecciata...

Critica (1):Che siano per bene è tutto da dimostrare Per carità, non è che facciano niente di sconveniente: l'appunto è solo riferito alla tendenziosità del titolo italiano della pellicola, che tradotto letteralmente dall'originale suonerebbe "In compagnia di estranee". E sono appunto semplicemente delle "estranee" le sette anziane signore (età medi settant'anni) che si ritrovano appiedate tra boschi del Quebec, insieme alla giovane autista che le porta in gita sul pulmino guastatosi in viaggio. Il plot ideato dalla regista Cynthia Scott insieme a Gloria Demers (sceneggiatrice da poco scomparsa, alla quale il film è dedicato) è tutto qui: il resto lo creano, lo sviluppano, raccontano ed interpretano le protagoniste, tutte attrici non professioniste che in realtà rappresentano sullo schermo le loro storie reali. Colpita dall'energia e dalla vitalità di quelle persone "che ne avevano passate tante nel corso della loro vita", la regista - in seguito ad una visita ad un circolo per la terza età di Montreal - decise di girare il film non per fare una pellicola sui "vecchi" ma su "alcune persone che sono vecchie". Così, dopo oltre quattrocento provini, trovò le sue donne, in grado di rispondere ad una situazione iniziale di fiction con reazioni vere ed immediate. C'è quindi Constance, atterrita dall'idea della morte, che lotta anche nel film con il suo profondo stato depressivo; c'è Catherine, la suora, con un'incredibile carica d'entusiasmo ed estrema disponibilità verso il prossimo; c'è Winnie, la sigaraia, che si improvvisa maestra di danza (del ventre!) per le nuove amiche; c'è l'intellettuale lesbica, e poi la vecchia pellerossa, la timida e la vezzosa, la svampita di turno, e così via. Senza dire della giovane autista (e cantante) di colore. Tutte interpretano se stesse e i propri timori, raccontano le loro gioie e confidano alle altre i ricordi e gli episodi più significativi della loro vita passata.
In una situazione di assoluto disagio, quale può essere per delle anziane ritrovarsi sole, senza cibo, sotto un tetto di fortuna, tra la natura selvaggia del Quebec settentrionale, le nostre eroine non si scoraggiano e si lanciano invece con un entusiasmo da scout in un'impresa adir poco avventurosa. Spassosi i vari tentativi di pesca (a sassate, coi "collants") e l'episodio della caccia alle rane, che si risolve con un sorteggio finale per designare a chi tocchi il gravoso (e "schifiltoso") compito di ucciderle e cucinarle. Peccato la grossa pecca del doppiaggio. Veramente disturbante, l'operazione non ha trovato di meglio che proporre la classica caricatura delle voci delle vecchiette, leziosissime e un po' rimbecillite; un doppiaggio che stona maledettamente con la recitazione delle signore, deliziosamente naturali e straordinariamente vitali. Per l'ennesima volta, specie di fronte ad un film di un dato genere: perchè non ricorrere a quella ben nota invenzione chimata sottotitolaggio? A parte questo The Company of Strangers è un film tenero, curioso, totalmente impregnato dello spirito vitale che anima queste vecchie signore, così ugualmente propositive. Tra scherzi e pianti, confessioni e aneddoti, speranze e paure, che in quest'oasi di pace lontana da barriere ed artifici tipici della città, trasformano le estranee in una comunità affiatata e solidale, pronta a tutto. Tranne che al rientro nella società "civile": verso l'idrovolante che giunge a "salvarle" si avviano mestamente, in fila indiana, come incontro al patibolo.
Cecilia Comuzio, Cineforum n. 306, luglio-agosto 1991

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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