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Fantasma Il - Fantasma (O)


Regia:Rodrigues Pedro

Cast e credits:
Sceneggiatura
: João Pedro Rodrigues, José Neves, Paulo Rebelo, Alexandre Melo; fotografia: Rui Poças; montaggio: João Pedro Rodrigues, Paulo Rebelo; scenografia: João Rui Guerra da Mata; costumi: João Rui Guerra da Mata; musica: Mafalda Roma; interpreti: Ricardo Meneses (Sergio), Beatriz Torcato (Fatima), André Barbosa (Joao), Eurico Vieira (Virgilio); produttore: Amândio Coroado; produzione: Rosa Filmes; distribuzione: Lucky Red; origine: Portogallo, 2000; durata: 90’.

Trama:Sergio è uno spazzino tormentato da un desiderio insaziabile che lo ha spinto a vivere in un mondo tutto suo, tra anonimi incontri sessuali con altri uomini e la sola compagnia di Lorde, il cane della discarica. Non è in grado di accorgersi dell'amore che la collega Fatima nutre per lui, nè delle ambigue attenzioni del caposquadra o della sorveglianza di un poliziotto. Una notte incontra il fantasma dei suoi sogni e la sua vita ne è sconvolta. Lo spia, penetra nella sua casa, rovista tra i suoi rifiuti. Rifiutato, cerca rifugio nel caos. E' solo. Non appartiene più a questo mondo.

Critica (1):Primo lungometraggio per João Pedro Rodrigues. Di lui si era già sentito parlare un paio di anni fa a Venezia in occasione del corto Parabens - segnalato con una menzione speciale - la storia visionaria di un uomo che, la mattina del suo trentesimo compleanno, si sveglia troppo tardi per andare all’appuntamento con la sua donna. Ed in più, accanto a lui nel letto, c’è un uomo con il quale ha passato la notte. Con queste premesse era facile immaginare che Rodrigues non sarebbe andato alla ricerca di immagini facili e rassicuranti. Di reazioni, infatti, questo O Fantasma, presentato in concorso all’ultimo Festival di Venezia, ne ha già suscitate parecchie. Le scene nei bagni pubblici, le masturbazioni con il tubo della doccia attorcigliato intorno al collo, la passeggiata finale tra i rifiuti, hanno già fatto molto parlare la stampa. Si tratta di immagini che destano scalpore perché fanno paura: crude e violente, rifiutano le ambiguità, esplicitamente mostrano la vita di un uomo relegato ai margini della società. Una generazione di giovani registi ha sentito il bisogno di non accontentarsi più delle ellissi e delle metafore. Per loro è diventata impellente la necessità morale di avvicinare il più possibile la macchina da presa ai volti e ai corpi dei personaggi. Diventa quindi indispensabile filmare tutto e ovunque: Catherine Breillart in Romance, Virginie Despentes in Baise-moi, Davide Ferrario con Guardami. Questi autori percorrono strade diverse con esiti differenti, ma tutti vogliono guardare ciò che il cinema tradizionale aveva fino ad oggi relegato nelle sale a luci rosse. Le immagini “pornografiche” diventano quindi immagini “comuni”, “normali”. Perdono il loro valore erotico. Mostrare esplicitamente scene di sesso diventa scelta etica ed estetica. Il cinema portoghese ci ha abituato in questi ultimi anni ad immagini di straordinario rigore: Manoel De Oliveira, Pedro Costa, João Cesar Monteiro. Lo stesso rigore, la stessa forza, la troviamo anche in João Pedro Rodrigues, nella costruzione delle sequenze, nell’organizzazione degli spazi, negli ultimi strepitosi 12 minuti, con Sergio (interpretato da Riccardo Meneses), vestito di una tuta di lattice nero, che vaga per le discariche in un delirio che è sia nella mente sia nei luoghi che percorre. Rigore e forza in un racconto che non è solamente la storia di un sogno d’amore omosessuale irrealizzabile, ma che è un racconto universale “sulla brutalità del desiderio e sull’impotenza di fronte al rifiuto”.
Antonio Pezzuto, Cinema zip

Critica (2):L’unico film per il quale il direttore della Mostra Alberto Barbera abbia usato il termine “capolavoro”, la sola opera prima in gara per il Leone d’oro diretta dal trentaquattrenne portoghese João Pedro Rodrigues, “O fantasma”, è una storia di ossessione sessuale gay. Il protagonista Ricardo Meneses, spinto da una voracità insaziabile, da pulsioni irrefrenabili, e coperto a volte come Diabolik da una maschera e da una tuta nere di Lurex, sodomizza un uomo invisibile, masturba un poliziotto, fa sesso orale con uno sconosciuto al gabinetto, masturba se stesso stringendosi intorno al collo il tubo della doccia, si fa penetrare contro un cancello di ferro, ammanetta e viene ammanettato, imbavaglia, lega, fruga, si fa toccare. Un cane è il suo solo amico, una ragazza che lo desidera è il fastidio maggiore: il lavoro di netturbino a Lisbona simbolicamente si armonizza al suo desiderio di rifiuti, alla sua paura di venir rifiutato, e la discarica diventa alla fine il suo solo mondo lercio e protettivo, il luogo in cui si aggira nel suo costume ispirato a fantasie sadico-infantili, l’emblema di una sporcizia che lo soffoca ma lo salva. Girato perlopiù nell’oscurità (che fa molto risparmiare), a tratti anche dilettantesco, “O fantasma” è così estremo, disperato e doloroso da non suscitare alcuno scandalo né il minimo sospetto d’astuzia o di pornografia
Lietta Tornabuoni, La Stampa (9/9/2000)

Critica (3):Guai a considerare il film di João Pedro Rodrigues un film realistico. Le notti di un giovane netturbino, Sergio, preda di personalissime ossessioni erotiche, concupito da una collega, dentro desideri e incontri molto cupi alla ricerca di non sa bene cosa, partono da presupposti concreti ed evolvono in un universo fantastico e surreale, malsano, privato, incomunicabile. Sono le stesse ossessioni dell’autore? Se il punto di partenza del film può farlo somigliare ad altri “pezzi di vita” del cinema portoghese, nel suo corso sentiamo echi de “Il sangue di un poeta” di Cocteau, dall’immaginario incomparabilmente più ricco, e nella parte finale, quando Sergio si fa fantasma e lasciato in un tuta di lattice si vendica del prossimo inamato e si mimetizza e scompare in un mondo di rifiuti, evoca il “Fantomas” di Feuillade. Mai però, si sente Genèt, cui forse il regista voleva che si pensasse: il suo universo, le sue fantasie restano privati, solo suoi. Strano film poco simpatico, “Il fantasma”: la sua “diversità” è, per una volta, davvero tale, esplicito nelle immagini e, nei contenuti, incomunicabile come un fantasma.
Goffredo Fofi, Film TV (26/9/2000)

Critica (4):
Pedro Rodrigues
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