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Pranzo di Natale (Il) - Bûche (La)


Regia:Thompson Danièle

Cast e credits:
Sceneggiatura
: Danièle Thompson Christopher Thompson; fotografia: Robert Fraisse Jean Harnois; musiche :Michel Legrand; montaggio: Isabelle Castro; interpreti: Sabine Azéma (Louba), Emmanuelle Béart (Sonia), Charlotte Gainsbourg (Milla), Claude Rich (Stanislas), Françoise Fabian (Yvette), Christopher Thompson (Joseph), Jean-Pierre Darroussin (Gilbert), Isabelle Carré (Annabelle), Samuel Labarthe (Pierre), Françoise Brion (Janine); produzione: Christine Gozlan, Alain Sarde; distribuzione: BIM; origine: Francia, 1999; durata: 106'.

Trama:Tre sorelle: Louba, la più grande, fa la cantante in un cabaret; Sonia vede il Natale come una sorta di spettacolo teatrale, al quale inizia a prepararsi da ottobre; Mila, la sorella più piccola invece non vuole avere più niente a che fare con il Natale. Per tradizione è Sonia, la più benestante, a dover ospitare la famiglia per l'evento. Ma dietro la sua facciata di apparente tranquillità si sta preparando la rivoluzione...

Critica (1):Natale in casa Cupiellò. Tutto su mio padre. Tre sorelle (quasi) cechoviane. Louba, la più grande, è una cantante di cabaret e ha, come amante, da lungo tempo, un uomo sposato. Sonia ha, invece, un marito ricco, una grande casa e, da anni, è a lei che tocca ospitare l’intera famiglia per la tradizionale cena di Natale, organizzata con scrupolo maniacale. Milla, la piccolina, cocca di papà, è anticonformista, single, odia le feste, i formalismi borghesi. La loro madre, ex attrice, ha appena perso il secondo marito, collega e rivale del primo. Loro padre (che vive con Louba) è un violinista russo, bohemien, ebreo non praticante ed ex donnaiolo, un tantino impulsivo. Chissà quanto c’è di autobiografico in Pranzo di Natale, prima regia di Daniele Thompson, sceneggiatrice di grande successo, figlia del grande Gerard Oury con il quale co-scrisse molti film (Tre uomini in fuga, Le folli avventure di Rabbi Jacob, L’asso degli assi), autrice degli script de Il tempo delle mele 1 e 2 (diretti da Claude Pinoteau) e, ultimamente, de La regina Margot di Patrick Chereau. Nel film, una commedia ben congegnata e ricca di colpi di scena dosati con fin troppa calcolata abilità narrativa, recita addirittura suo figlio Christopher Thompson (che l’ha aiutata nel redarre la storia).
Nel corso dei quattro giorni che precedono il cenone (che mai vedremo) le tre sorelle si confessano, si dicono cose che non si sono mai dette, ricordano il passato, scoprono inaspettati segreti di famiglia, vengono a conoscenza dei permissivi adulteri dei propri genitori, si ritrovano in compagnia d’un fratello di cui ignoravano l’esistenza, si consegnano ad un “happy end” pacato e malinconico.
(…)Dignitosissimo film popolare di qualità (in Francia ha incassato moltissimo) che miscela, con versatile professionalità di scrittura (un po’ meno di regia), humour (il padre: “Il Natale? E’ il compleanno di un piccolo ebreo arrivista”) e tragedia quotidiana, spettacolarità al servizio del pubblico medio e qualche florilegio intellettuale, ammiccamenti e madeleine, snobismo e populismo, vizi e virtù della borgeoisie francese e indagine sulla edonista frammentazione della famiglia (ma senza mai infierire come altri cantori della “middle class” transalpina: gli eleganti Benoit Jacquot e Claude Sautet).
Il cast raccoglie generazioni di bravissimi attori: da Claude Rich all’ancora bellissima Françoise Fabian, da Sabine Azema a Emanuelle Beart. Nel ruolo della sorellina trasgressiva, Charlotte Gainsbourg che, con questa interpretazione, ha vinto un César (su tre nomination ottenute dal film) come miglior attrice non protagonista.
Fabio Bo, Kwcinema

Critica (2):Dopo il funerale del compagno di mamma, separata da decenni, le tre sorelle Louba (Sabine Azéma), Sonia (Emmanuelle Béart) e Milla (Charlotte Gainsbourg) si danno da fare per preparare il cenone natalizio. Ci sarà o non ci sarà quel vecchio porco di papà (Claude Rich), che nasconde nella foresteria di casa sua un figlio illegittimo, separato anche lui e con una bambina di cinque anni? Tutti hanno qualcosa da nascondere; tutti soffrono di depressione aggressiva. Tutti hanno una vita sentimentale sinistrata: Louba, energica cantante in lingua nei ristoranti russi, intrattiene una vecchissima relazione con un uomo sposato e ora aspetta un bambino; l’apparentemente perfetta Sonia sta per lasciare il marito, che la tradisce; in segno di spregio, Milla si diverte a spaventare i giovanotti. Segreti e bugie di famiglia, insomma, per un Pranzo di Natale in salsa francese che annuncia festività deliziosamente amorali. Raccontando personaggi fragili e imperfetti, la debuttante (ma figlia d’arte — suo padre è il regista Gérard Oury — e autrice di numerose sceneggiature) Danièle Thompson mette in scena una cronaca familiare tutt’altro che convenzionale, intelligente amara e ben scritta da lei stessa assieme al figlio Christopher. Alcune battute di dialogo sono memorabili («ha il naso da antisemita» dice Rich di un consuocero che gli sta antipatico); nessun personaggio è completamente positivo o completamente negativo, come nella realtà; tutti finiscono per conquistarsi la nostra simpatia. La posizione scelta dalla Thompson è ammirevole per l’equidistanza quasi perfetta che riesce a tenere tra la compiacenza da una parte, il cinismo dall’altra. La cosa debole, a volere essere severi, sono imonologhi di alcuni personaggi, che si rivolgono direttamente allo spettatore (alla macchina da presa) raccontando episodi del passato. Quanto all’uso della macchina da presa, che è corretto, la regista si mette al servizio del formidabile cast di cui dispone: tre sorelle (oggi la triade di sorelle va per la maggiore, sia nel cinema europeo sia in quello orientale) che rappresentano il meglio sulla piazza francese, più due vecchi leoni (oltre a Rich, c’è Françoise Fabian) che non sembrano neppure recitare, ma vivere. Particolarmente velenosa, date le situazioni dei personaggi, l’atmosfera festiva di Parigi è sottolineata ironicamente dalla voce di Dean Martin, che snocciola tutto il suo repertorio di melodie natalizie.
Roberto Nepoti, la Repubblica 3/12/2000

Critica (3):

Critica (4):
Danièle Thompson
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