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This Is England - This Is England


Regia:Meadows Shane

Cast e credits:
Sceneggiatura: Shane Meadows; fotografia: Danny Cohen; musiche: Ludovico Einaudi; montaggio: Chris Wyatt; scenografia: Mark Leese; costumi: Jo Thompson; interpreti: Thomas Turgoose (Shaun Fields), Stephen Graham (Combo), Jo Hartley (Cynthia Fields), Andrew Shim (Milky), Vicky McClure (Lol), Joe Gilgun (Woody), Rosamund Hanson (Smell), Andrew Ellis (Gadget), Perry Benson (Meggy), George Newton (Banjo), Frank Harper (Lenny), Jack O'Connell (Pukey), Kriss Dosanjh (Sandhu), Kieran Hardcastle (Kez), Chanel Cresswell (Kelly), Danielle Watson (Trev), Sophie Ellerby (Pob); produzione: Warp Films Production-Big Arty Productions-Em Media-Film4-Optimum Releasing- Screen Yorkshire-Uk Film Council; distribuzione: Officine Ubu; origine: Gran Bretagna, 2006; durata: 101’.

Trama:Il 12enne Shaun vive in una cittadina dell'Inghilterra del Nord. Da quando suo padre è morto nella guerra delle Falklands, Shaun è cresciuto solo con la madre, senza una figura paterna di riferimento, ed è colmo di rabbia e dolore. Il suo passaggio dall'infanzia all'adolescenza avviene nell'estate del 1983, dopo l'incontro con un gruppo di Skinheads che lo accoglie tra le sue fila...

Critica (1):Arriva nelle sale italiane venerdì 26 agosto dopo qualche anno di ritar­do – vinse un premio speciale della giuria al Festival di Roma nel 2006 e si ag­giudicò in patria due Indipendent film awards e un premio Bafta – This is England del trentottenne Shane Meadows. Tra i più dotati registi del nuovo cinema britannico, ha debuttato appena ventiquattrenne con il corto di dodici minuti Smaltime ('96), seguito da Twenty for Seven, episodio di 90 minuti girato per la Bbc, con ragazzini boxeur che si scontrano sul ring. Nel 2002 realizza il primo film a grosso budget Once Upon a Time in the Middlands, nonostante il successo di critica e pubblico Meadows lo considera un errore da non ripetere e ha rifiutato ogni offerta da Hollywood, continuando a girare per la sua casa di produzione indipendente, con sede a Sheffield, la città che ha dato i natali a Joe Cocker. In tutti i suoi lavori l'ambientazione nei quartieri periferici e la vita della working class è il tema predominante. (...) E il protagonista di This Is England, è per l'appunto l'adolescente Shaun, che si unisce a una gang di skinhead e subisce il fascino perverso della politica razzista del National Front. Meadows, raggiunto telefonicamente a Sheffield, ci ha raccontato di essere stato per un breve periodo – a 12 anni – in una gang di skinhead. Gli dicevano che il paese era invaso da stranieri, che rubavano il lavoro agli inglesi e occupavano le case del governo. «Raccontavano che in una casa ci abitavano in 50-60 emigrati, arrivavano in barca a remi sulle scogliere di Dover. Erano discorsi fatti da gente che sapeva come parlare e convincere i giovani», ma presto si rese conto di essere finito in mezzo ad una gang razzista. «Dopo aver assistito a un pestaggio, capii che ero stato raggirato. Con This is England ho voluto mostrare queste dinamiche di gruppo, ho voluto fare un film contro la violenza e il razzismo.» La storia di Meadows è molto simile a quella del giovane protagonista – «il padre di Shaun è morto nelle Falklands, il mio era assente, lavorava come camionista ed è ancora vivo.»

This is England. è ambientato nel 1983, dopo lo scoppio dei riots del 1981...
Ho sempre cercato di contestualizzare storicamente le mie sceneggiature, ma in un lasso di tempo delimitato. Con questo film volevo mostrare la realtà che stava vivendo il mio paese». Nei primi anni ‘80, la maggior parte dei riots scoppiarono nelle grandi città ma Meadows ricorda che anche nel suo paesino non c'era lavoro, la gente era senza soldi, e si fomentavano così fenomeni razzisti: «Le notizie dei riots arrivavano attraverso la televisione, proprio come si vede nei titoli di testa del film. II problema dell'integrazione razziale era forte. All'inizio gli skinhead seguivano il reggae e la black music, senza alcun discorso razziale. Ma alcuni elementi dell'estrema destra cominciarono ad infiltrarsi nelle gang e a manipolare i ragazzi. In ogni comunità è forte la presenza di elementi dalle visioni, diciamo così «etiche», estreme, che riversano sui soggetti più vulnerabili. La gang del film è guidata da uno skinhead giamaicano, amato da tutta la banda, ma Combo appena uscito da prigione si inserisce nel gruppo e in poco tempo inculca le sue idee razziste. Combo abbindola il resto della banda, i ragazzi credono a quello che dice e lo seguono. E quello che succedeva ai miei tempi.»

Come hai costruito la scena del pestaggio?
Ogni attore, che lavora con me attinge qualcosa della sua esperienza. Stephen Graham nella vita è molto amico di Andrew, l'attore che interpreta Milky. La se­ra prima del ciak siamo andati tutti a casa della nonna di Andrew, che ha cucinato per noi un piatto tipico giamaicano. Dopo siamo rimasti chiusi nella stanza a girare per tre giorni. Stephen è entrato nel personaggio trascinandosi tutti gli altri, a fine ripresa eravamo tutti in lacrime. Per me è fondamentale costruire lentamente la tensione e preparare gli attori.» Meadows lavora di solito con non professionisti ed è uno scopritore di talenti come Thomas Turgoose – nel film Shaun: «Era un ragazzino vivace, tutto doveva avere un senso per lui e pretendeva spiegazioni. Mi ricordo che dopo la prima, si è alzato in piedi e ha applaudito a lungo. Ora Thomas continua a lavorare come attore. È stata un'esperienza che gli ha cambiato la vita».
This is England è stato subito associato al cinema di Ken Loach, che Meadows stima molto, ma è anche un grande ammiratore del cinema di Alan Clark e Martin Scorsese, di quest'ultimo ammira la costruzione delle dinamiche interne alle gang. L'anno scorso il cineasta britannico ha realizzato per il piccolo schermo la serie This is England 86, ultra premiata ai Bafta, e considera il lavoro per la televisione un ottimo mezzo. «Quando abbiamo iniziato a lavorare sui personaggi da inserire attorno alla figura di Shaun, abbiamo scoperto che c'era tanto ancora da dire su ognuno di loro. Era impossibile racchiudere la storia in novanta minuti, avevo bisogno di più tempo, la televisione mi ha permesso questo».

Il film si è avvalso del soldi della National Lottery e del supporto dei Film Council. Cosa ne pensi degli ultimi tagli del governo e della chiusura dei
Film Council?
È triste vedere il governo cambiare cose che stanno producendo risultati impor­tanti. Non mi è piaciuto leggere i commenti di alcuni giornalisti che hanno criticato il film, dicendo che ho utilizzato i soldi del governo ma non ho portato guadagni. Se vogliamo avere un cinema sano non possiamo preoccuparci di guadagnare soldi, si tratta anche di creare delle occasioni per promuovere nuovi talenti. Questa politica di tagli indiscriminati non promuove niente e nessuno. Così il nuovo cinema non offre le opportunità che abbiamo avuto negli anni passati. (...)
Rita di Santo, Il manifesto, 24/8/2011

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