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Scandalo Segreto

Regia:Vitti Monica
Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Monica Vitti, Roberto Russo, Gianfranco Clerici; fotografia: Luigi Kuveiller; montaggio: Alberto Galliti; scenografia: Luciana Marinucci; interpreti: Monica Vitti, Elliot Gould, Gino Pernice, Catherine Spaak, Carmen Onorati; produzione: Roberto Russo, per Komika Film/Reteitalia; distribuzione: ACADEMY; origine: Italia, 1990; durata: 85'.
Critica (1):Per ragioni anagrafiche la signora Monica Vitti non ha mai conosciuto, probabilmente né Griffith né Fritz Lang. Ma ha collaborato, eccome!, con Michelangelo Antonioni. E' naturale, dunque, che il suo approccio con la regia avvenga sul versante dell'intimismo, con caparbio rifiuto (premiante, infine), della messinscena. Tale é la cifra stilistica di Scandalo segreto, opera d'esordio che va lodata per sobrietà d'impianto, coerente successione dei piani (se ne contano 28, con macchina da presa ferma, quasiferma o timidamente spostata in qualche carrello avanti) e, diciamolo subito, per sagace duttilità espressiva.
Il personaggio diretto ed interpretato da Monica Vitti é Margherita, di professione traduttrice, ma soprattutto casalinga, sposata da oltre vent'anni a Paolo, pittore. I due hanno un figlio adulto, che ormai vive fuori casa. Tutto bene, se un amico, Tony regista in attesa di lavoro, non regalasse, un giorno, un marchingegno elettronico, una telecamera con antenne, capace di registrare, attimo per attimo, pulsioni, speranze e scatti di gelosia della donna. Margherita scopre che Paolo ha un'amante, Laura, la migliore delle amiche. C'é un confronto fra le due donne, durante un té in giardino. Ma, apriti cielo, le confessioni di Laura suonano cocenti per Margherita, specie quando lei scopre che quella maledetta relazione dura da dieci anni. Come é successo? Quando? Perché? Margherita vuole separarsi dal marito, precipita nello sconforto, prende i barbiturici. Ed accadrebbe il peggio se... Plauso alla regista, plauso all'interprete, plauso anche alla splendida Catherine Spaak che fa da spalla con intelligenza e stile. Una tiratina d'orecchi ai ruoli maschili, mimati con approssimativo colore da Elliot Gould (l'amico) e Gino Pernice. Ed un bonario rimprovero ai coadiutori per la sceneggiatura, perché é arduo, oggi, tener su la scena di gelosia con frasi del tipo "questo posto é uno schifo e tu sei una troia", od interiezioni che suonano "mi devi dire perché tutto ciò é accaduto, p... Giuda".
Alla neo-autrice, che regge con disinvoltura il suo cinema-da-camera, va riconosciuto talento nella breve sequenza sulla spiaggia; qui, un generoso Pietro De Vico vivifica il racconto, restituendo la sua arte sanguigna ad un montanaro che a tarda età ha scoperto il fascino della riviera marina. Se al cronista é fatto obbligo di non rivelare il finale (si salverà, la desolata Margherita?), nessun artificio protocollare potrà vietarci di segnalare pennellate umorose, quali il duello con la fantesca di colore, che non tollera i piagnistei della padrona di casa. Su tutto, il profilo delicatissimo della protagonista, una donna alla soglia dell'età matura, tanto desiderosa di fare qualcosa di diverso, prima che sia troppo tardi.

Gregorio Napoli in Giornale di Sicilia 19/5/90
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