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Ragazze di San Frediano (Le)


Regia:Zurlini Valerio

Cast e credits:
Soggetto:
liberamente tratto dal romanzo omonimo di Vasco Pratolini; sceneggiatura: Leandro Benvenuti, Piero De Bernardi; fotografia (b/n): Gianni Di Venanzo; operatore: Erico Menczer; musica: Mario Zafred; direttore musica: Franco Ferrara; montaggio: Mario Bonotti; assistente montaggio: Elena Zanoli; interpreti: Antonio Cifariello (Andrea Sernesi, detto Bob), Rossana Podestà (Tosca), Giovanna Ralli (Mafalda), Marcella Mariani (Gina), Giulia Rubini (Silvana), Luciana Liberati (Loretta), Corinne Calvet (Bice), Adriano Micantoni, Giovanni Minervini, Sergio Raimondi, Mitzi Roman, Alberto Archetti, Ada Bartolucci, Boris Cappelli, Cesarina Cecconi, Corrada De Mayo, Giovanni Nannini, Anita Nencioli, Guido Sorelli, Augusto Vannetti; produzione: Lux Film; origine: Italia, 1954; durata: 94'.

Trama:Un giovane meccanico di 22 anni, Andrea Sernesi, detto Bob, con una vaga somiglianza con Robert Taylor, fa battere tutti i cuori delle ragazze del quartiere di Sanfrediano. Ha un appuntamento con Toschina, una pepata ragazzina, ma prima di arrivare da lei, trova il modo di fare la corte a Silvana, l'ingenua maestrina della scuola serale. Così gli resta appena il tempo per salutare Toschina che dopo avergli rifilato un solenne ceffone, fugge. Ma tutto il male non viene per nuocere. Mentre rientra da solo in città, Bob ha modo di gettare le basi per un nuovo flirt: la predestinata si chiama Bice e dirige una casa di mode.
Poi c'è Gina, convinta che Bob la voglia sposare se non fosse che le loro due famiglie sono in lite "come Giulietta e Romeo". ma è bob stesso ad alimentare i dissidi per avere una scusa per non ufficializzare la relazione
Una notte, Bice lo tira già dal letto e lo porta a una festa. C'è tutto il bel mondo e il nostro Casanova di quartiere si sente come un pesce fuor d'acqua, e, quando vede Mafalda in compagnia di un altro, si fa prendere dalla nostalgia. Dopo un malinconico scambio di sguardi, si accosta deciso ai suonatori e gli bisbiglia qualcosa nell'orecchio. L'orchestra attacca Grazie dei fior. Turbata, sotto l'emozione dei ricordi, Mafalda fugge. Bob la insegue, la affronta mentre sta rientrando in casa e riesce a incantarla ancora una volta. Il giorno dopo la ballerina abbandona la compagnia convinta che lui voglia sposarla.
Pentita dello schiaffo che gli ha dato sulla spiaggia, Tosca ha deciso che non deve perderlo. Un pomeriggio, allontanato il padre con uno stratagemma, gli si offre nella camera dei genitori. "Ma che ti è venuto in mente? – sdrammatizza subito Bob – ... nella camera di tuo padre, con tutte le fotografie della tu' mamma, con la Madonna del rosario da una parte e quel signore con la tuba dall'altra... oh, vedi che c'è anche Giuseppe Mazzini!". E le giura che non ha altre donne. Le cose precipitano dopo un'ennesima litigata fra vicini di casa: Gina fugge, minacciando gesti inconsulti, e ritorna solo dopo che Bob le ha promesso di sposarla. Gli amici lo sfottono, Gianfranco "si congratula" con lui e gli dice "due paroline in privato" (leggi: botte). Tosca lo accusa pubblicamente di averla sedotta. "Me ne vado e non mi vedrete più", grida Bob dirigendosi verso la casa di Mafalda. Ma anche lei è partita, con la compagnia di balletto. Rimasto solo, l'incallito rubacuori avverte la sorella, Pisella, "la sola amica che mi sia rimasta", che partirà il mattino seguente. Ma quando sta per salire sul treno al seguito di Bice, ecco arrivare di corsa il fratello che lo riconduce a casa a suon di calci. E "vi basti sapere che dalla stazione a San Frediano ci sono circa due chilometri e mezzo"...

Critica (1):"Malgrado il titolo, che si richiama espressamente al libro di Vasco Pratolini, la sceneggiatura sulla quale stiamo lavorando da due mesi si differenzia, nelle linee generali e particolari, in maniera sostanziale, dall'intreccio e dalle caratteristiche più peculiari de Le ragazze di Sanfrediano di Pratolini. Il breve romanzo del popolare scrittore fiorentino ci è servito soltanto come spunto e suggerimento per un film, nel quale i personaggi pratoliniani, pur mantenendo gli stessi nomi, assumono caratteri e significati diversi".
(Valerio Zurlini)

Critica (2):"È una commedia all'italiana, ma un po' diversa dai modelli di allora, tipo Pane, amore e fantasia (…) Le ragazze di Sanfrediano era un film spiritoso, allegro, ironico, tutto interpretato da attori alle prime armi, e questo gli dava un'aria di freschezza e di vivacità. Del resto era una commedia piena di malinconia: faceva ridere ma fino a un certo punto".
(Valerio Zurlini)

Critica (3):"(...) A volerlo considerare soltanto sul piano del divertimento, questa prima prova del documentarista Zurlini è deliziosa. È una questione di gusti personali, ma, a nostro avviso, il suo è un film che dà la paga a tutte le commedie più o meno fresche, più o meno leziose che il cinema italiano ha prodotto da qualche tempo a questa parte, da Pane, amore e fantasia in poi. Tecnicamente rivela una sapienza narrativa di prim'ordine: ha ritmo, brio, garbo di recitazione, finezza di annotazioni, umore nel dialogo, invenzione. Sono doti che, in varia misura, si possono riconoscere anche ad altri film di questo gruppo ma in Zurlini c'è qualcosa di più che ci sembra decisiva per sperare nella sua attività futura: uno stile personale, inconfondibile (…).
(M. Morandini)

Critica (4):(…) Le ragazze di Sanfrediano non è un film dove qualche promettente segno affiori tra mille incertezze e spigolosità e valga a perdonarle, non è un film tenuto in piedi da un impegno superiore alle reali capacità; bensì un'opera pienamente degna di essere considerata nella sua compiutezza; e in assoluto, non nelle risposte promesse. Vi fossero dieci dei centosessantaquattro registi italiani, dotati ora come ora di una disinvoltura nel dirigere gli attori, di un occhio fotografico ricco e attento, di uno stile sciolto e personale, come quelli che Zurlini rivela nel suo film. È solo per i difetti che, semmai, valgono le attenuanti. Il passaggio dai brevi componimenti dei cortometraggi alla più distesa narrazione dei film normali porta quasi sempre con sé una certa difficoltà di ridimensionamento, un certo disagio a raggiungere armonia, equilibrio, dosaggio, proporzioni nel disegno generale dei racconto. E sono appunto queste pecche che si avvertono nelle Ragazze di Sanfrediano: difettosa struttura, ritmo qua e là zoppicante, oscurità nei rapporti di tempo dell'azione. Intento a versare le sue cure e le sue trovate nelle singole scene, nella scrupolosa preparazione e invenzione di ogni inquadratura, tutto teso a dare ai frammenti del mosaico il calore di una vita minutamente osservata e rappresentata, fatta di atteggiamenti, di gesti, di immagini intimamente scovati, sorretta da una composizione sempre sorvegliata con arte e perfezione formale, preoccupato di accostare questi frammenti senza intoppi, in un sciolto periodare in bello stile, Zurlini sembra aver perso di vista il disegno completo dell'opera, come colui che ne segue il tracciato troppo da vicino e non riesce, per questo, ad abbracciarlo tutto con un solo comprensivo sguardo. Così le avventure del giovinastro vagheggìno dalla periferia fiorentina si dipanano in tanti fili cui manca un sufficiente tessuto connettivo, una coordinazione, un chiaro sviluppo temporale (…); e divertente, ricca, vivace, gustosa scena per scena, l'opera risulta per l'opposto nel suo insieme lenta, prolissa e un tantino sommaria.Le cinque figurette di donna che ruotano intorno al protagonista, non sempre riescono nelle loro intrecciate e fuggevoli apparizioni a radunare i segni, gli elementi di una propria necessità o personalità o evidenza. (…).Sottolineandone i difetti, implicitamente abbiamo enunciato buona parte dei pregi del film delle qualità del regista. Ma alle doti del film va ancora aggiunto il piglio fresco e garbato del soggetto e la capacità di penetrare, senza fastidiosa premeditazione e ostentata cerebrale ricerca, senza il cattivo gusto di velate affermazioni o tirate ideologiche fuori luogo, nella realtà, e nel costume soprattutto della vita italiana, traendone un quadro dai vividi elementi e illustrandone una tipica figura. E alle qualità del regista, di sa per far recitare gli attori, al di là delle pagine della sceneggiatura e delle battute di dialogo (un dialogo ottimo), non nelle immobili schematiche elementari figurazioni dei fumetti (..), ma complessi, articolati, plurivalenti gesti, movimenti ed espressioni. (…)
(E. Rossetti)
Valerio Zurlini
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