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Tournée - Tournée


Regia:Amalric Mathieu

Cast e credits:
Sceneggiatura: Mathieu Amalric, Philippe Di Folco, Marcelo Novais Teles, Raphaëlle Valbrune; fotografia: Christophe Beaucarne; montaggio: Annette Dutertre; scenografia: Stéphane Taillasson; costumi: Alexia Crisp-Jones; interpreti: Miranda Colclasure (Mimi Le Meaux), Suzanne Ramsey (Kitten on the Keys), Linda Marraccini (Dirty Martini), Angela de Lorenzo (Evie Lovelle), Julie Ann Muz (Julie Atlas Muz), Alexander Craven (Roky Roulette), Mathieu Amalric (Joachim Zand), Damien Odoul (François), Ulysse Klotz (Ulysse), Simon Roth (Baptiste), Joseph Roth (Balthazar), Pierre Grimblat (Chapuis); produzione: Les Films Du Poisson-Neue Mediopolis Filmproduktion-Arte France Cinema- Wdr/Arte-Le Pacte And Film(S)-Cnc, Ffa, Canal +-Cine Cinema; distribuzione: Nomad Film; origine: Francia, 2010; durata: 111’.

Trama:Joachim, un ex produttore televisivo francese, torna nel suo paese dopo aver passato un po' di anni in America e porta con sé un nuovo genere di spettacolo: il 'New Burlesque'. Con le 'sue' ragazze, Joachim ha organizzato una tournée che toccherà varie località francesi e che culminerà con uno show a Parigi. Tuttavia, non tutto andrà come previsto...

Critica (1):Si chiamano Mimi Le Meaux, Kitten on the Keys, Dirty Martini. Le paillettes e il mascara coprono uno sguardo di solitudi­ne ferita, i sorrisi sul palco la notte sembrano meno luminosi nello spleen del mattino. My Girl's Pussy canta Kitten, le parole scivolano nel silenzio, e sotto le luci, tutte insieme, volteggia­no leggere coi loro corpi fuori misura dimenticando lì, nell'energia dello spettacolo, la stan­chezza degli sguardi poco gentili dei maschi, il sesso veloce in una toilette, i paesaggi che balenano da un finestrino. New Burlesque arriva dall'America, da lì arrivano anche le ragazze che viaggiano per la Francia coi loro numeri guidate dal manager, Joachim, un francese. Credeva di tornare a casa, dove si è lasciato tutto alle spalle, anche una carriera televisiva di successo, da vincitore. Invece lo ha accolto la realtà dei locali di quart'ordine, degli amici che voltano le spalle, e tradiscono ancora una volta. Anche le ragazze inseguivano un sogno, la Francia, divenuta un'infinita sequenza di stazioni di servizio e camere d'albergo tutte uguali.
Tournée è il nuovo film da regista di Mathieu Amalric, volto prediletto dal cinema francese d'autore, in questi giorni è sul set del film che sta girando Alain Resnais, Vous n avez encore rien vu, ma anche protagonista nel James Bond, Quantum of Solace, o per Julian Schna­bel in Lo scafandro e la farfalla. Al festival di Cannes, lo scorso anno, dove era in concorso, Tournée
– che esce il 16 in Italia – ha conquistato la Palma per la migliore regia e anche il cuo­re della critica. Film denso, dentro e fuori la «società dello spettacolo», sui corpi imperfetti e per questo imprevedibilmente sensuali delle donne, sui fantasmi della vita e dell'immaginario. Amalric, incontrato sulla Croisette e rivisto a Roma, parla di Honkytonk Man di Clint Eastwood tra i suoi riferimenti. E di quella relazione intensamente ambigua con l'America: «L'amiamo anche quando non ci piace».
All'inizio, diversi anni fa, c'era solo il desiderio di tornare dietro alla macchina da presa.
Una sfida al tempo e agli impegni da attore. Poi Amalric trova un testo di Colette, L'Envers du Music Hall, scritto su commissione per una rivista dove era uscito in forma di feuilleton: «Ren­deva con grande forza il sentimento dell'esilio, la sensazione di non sapere dove ci si trova, e poi una volta tornati a casa, la voglia subito di scappare». Ci lavora ma qualcosa non funziona: «Non riuscivo a trovare dei legami col presente». Ed ecco che un giorno scopre il New Burlesque: «Non ne sapevo nulla, ho letto per caso un articolo che parlava del gruppo Zebra in toumée a Parigi. Di lì è passato altro tempo, avevo bisogno di riflettere, non era un documentario su di loro che avevo in mente, preferivo lavorare prima coi miei fantasmi».
(...) “Ci siamo visti per la prima volta a Nantes. Dopo lo spettacolo abbiamo passato qualche giorno insieme. Dirty e Julie sono molto conosciute a New York, Kitten è anche una splendida musicista, per Mimi è diverso, viene da San Diego e si guadagna la vita come informatica. Non mi conoscevano, all'epoca non avevo ancora fatto James Bond, ma non era importante. Mi avevano trovato simpatico, questo bastava. Pensavano che volessi imparare il Burlesque, non gli avevo detto nulla del film. Non faccio mai dei casting, trovo abbastanza terribile l'idea che qualcuno si esibisca davanti a te per piacerti. Andando avanti, insieme al cosceneggiatore, Philippe Di Folco, abbiamo capito che erano di­versi i piani su cui stavamo riflettendo. Questi corpi femminili rappresentano per me una dichiarazione politica. (...)
In un'epoca dominata da canoni estetici uguali per tutti, donne e uomini, dal photo­shop e dalla chirurgia estetica rappresentano una sfida. Come il New Burlesque che quando rinasce, negli anni Novanta, è un movimento lesbico, di indipendenza e di reazione anche mol­to violenta contro un presunto ideale di femmi­nilità. Volevo però che queste relazioni si componessero nel cinema, a cominciare da quella col produttore. Qualcuno ha scritto con grande intuizione che il produttore di uno spettacolo è chi si fa carico dell'irresponsabilità. Anche perché nel tempo il New Burlesque, da espressione marginale, come quella in cui vivono le protagoniste del film torna di moda, e ecco che a Las Vegas ci sono ragazze perfette, tutte rifatte che ballano nel New Burlesque. L'esatto contra­rio delle ragioni per cui è nato. Ma sappiamo che funziona sempre Così nella relazione tra centro e margine: le esperienze crescono nel margine dove c'è più libertà, e poi vengono ri­succhiate dal centro. (...)
Roberto Escobar, L’Espresso, 31/3/2011

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