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Fiori della guerra (I) - Jin líng shí san chai


Regia:Yimou Zhang

Cast e credits:
Soggetto: da un racconto di Yan Geling; sceneggiatura: Liu Heng; fotografia: Zhao Xiaoding; musiche: Chen Qigang; montaggio: Meng Peicong; scenografia: Yohei Taneda; arredamento: Yoshihito Akatsuka; costumi: William Chang, Graciela Mazón; effetti: Darkside FX; interpreti: Christian Bale (John Miller), Ni Ni (Yu Mo), Atsurô Watabe (Colonel Hasegawa), Zhang Xinyi (Shu), Huang Tianyuan (George Chen), Han Xiting (Yi), Zhang Doudou (Ling), Tong Dawei (Maggiore Li), Cao Kefan (Sig. Meng), Yangyang Chunzi (Mosquito), Sun Jai (Hua), Li Yuemin (Dou), Xue Bai (Lan), Shigeo Kobayashi (Tenente Kato), Takashi Yamanaka (Tenente Asakura), Paul Schneider (Terry); produzione: Beijing New Picture Film Co.-Edko Film-New Picture Company; origine: Cina, 2011; durata: 146’.

Trama:Cina, 1937. Durante la seconda guerra cino-giapponese, John, un impresario di pompe funebri, giunge in una chiesa cattolica a Nanchino per la sepoltura di un sacerdote. Al suo arrivo, l'uomo, diventa testimone degli orrori compiuti dall'esercito giapponese invasore e ben presto si rende conto di essere l'unico adulto in grado di proteggere il gruppo di studentesse del convento e le prostitute di un vicino bordello. Attraverso il suo gesto, John scoprirà il significato del sacrificio e dell'onore.

Critica (1):Repubblica di Cina, dicembre 1937. Agli albori dell’invasione giapponese della città di Nanchino, le allieve di un collegio tentano di proteggersi dall’orrore circostante restando nascoste all’interno di una chiesa. Insieme a loro si è unito un gruppo di prostitute adolescenti e il funzionario John Miller, chiamato per occuparsi della sepoltura di un prete appena deceduto. L’attacco nemico si fa incessante, e mentre distruzione e violenza rischiano di sommergere le fragili individualità degli assediati, Miller si trova suo malgrado ad assumere il compito di proteggere quelle giovani vittime innocenti, cercando di metterle in salvo. Il prezzo da pagare, però, rischia di essere assai caro… Autore di punta all’incrocio fra gli anni Ottanta e i Novanta grazie a capolavori quali Sorgo rosso, Lanterne rosse, Vivere! e La foresta dei pugnali volanti, Zhang Yimou prosegue il racconto sulla Cina passata in un esperimento di narrazione indiretta, in cui il massacro di oltre 200.000 civili a opera dell’esercito imperiale del Giappone viene in qualche modo universalizzato e reso più rilevante attraverso l’impiego di un protagonista occidentale. Nonostante lo stratagemma hollywoodiano e il budget astronomico, I fiori della guerra si impone per rigore estetico e lucidità narrativa. E’ un film duro e coinvolgente, dall’impianto visivo sapiente, ben servito dalle interpretazioni centrali di Christian Bale e della giovane attrice esordiente Ni Ni. Tratto dal romanzo bestseller “I tredici fiori della guerra” della scrittrice cinese Geling Yan, basato su una storia vera.
Raimovie. Rai.it

Critica (2):Zhang Yimou si è sempre distinto come autore critico della storia del proprio Paese, offrendone ritratti più realistici e lontani da quelli idilliaci di regime, passato o presente, diretto o indiretto che fosse. Una concezione di cinema, la sua, quale strumento di lettura delle contraddizioni insite nella società contemporanea (La storia di Qui Ju, Non uno di meno, La locanda della felicità) o dei vincolanti limiti della tradizione nazionale attraverso la narrazione di piccole “ribellioni” sullo sfondo di grandi eventi collettivi (Sorgo rosso, Lanterne rosse, Vivere!, l'ancora inedito in Italia Under the Hawthorn Tree).
Sorprende dunque e stona con la sua poetica l'ultimo I fiori della guerra, kolossal dal budget più alto di tutti i tempi per una produzione cinese, effetti speciali accuratissimi, trama ben architettata che – pur se con alcune facilonerie e incongruenze – soddisfa le aspettative di un ampio pubblico e si avvale di Christian Bale nei panni del falso sacerdote protagonista. Non che il regista di Hero, La foresta dei pugnali volanti e La città proibita sia estraneo a simili maxi-produzioni; a lasciare perplessi è il modo.
Adattando il romanzo della scrittrice cino-americana Geling Yan I tredici fiori della guerra (edizione italiana Rizzoli, 2012) ambientato durante la presa di Nanchino nel 1937 da parte delle truppe giapponesi, Yimou scade in un'enfasi patriottico-propagandistica schierandosi palesemente con le vittime e demonizzandone i carnefici. Così, se i soldati nipponici appaiono bruti animaleschi, bramosi di sfogare le proprie pulsioni su tredici educande di un collegio, protette solamente da un impresario funebre in abiti da prete incapace di imporre ai militari la pur fittizia autorità, le dodici prostitute rifugiatesi nel convento e il giovane chierichetto si fanno unici portatori di un etico eroismo spontaneo in cui rintracciare i valori alti di un popolo che, pur vessato, reagisce coraggiosamente al proprio destino. (...)
Lapo Gresleri, cineforum.it

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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