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Sils Maria


Regia:Assayas Olivier

Cast e credits:
Sceneggiatura: Olivier Assayas; fotografia: Yorick Le Saux; montaggio: Marion Monnier; scenografia: François-Renaud Labarthe; arredamento: Gabriele Wolff; costumi: Jürgen Doering; effetti: Mikael Tanguy; interpreti: Juliette Binoche (Maria Enders), Kristen Stewart (Valentine), Chloë Grace Moretz (Jo-Ann Ellis), Lars Eidinger (Klaus Diesterweg), Johnny Flynn (Christopher Giles), Angela Winkler (Rosa Melchior), Hanns Zischler (Henryk Wald), Aljoscha Stadelmann (Urs Kobler), Benoït Peverelli (Berndt); produzione: Cab Productions-Cg Cinéma-Pallas Film-Vortex Sutra-Arte France Cinéma-Ezekiel Film Production-Vortex Sutra; distribuzione: Good Films; origine: Francia-Usa-Svizzera-Germania, 2014; durata: 124’.

Trama:A diciotto anni l'attrice Maria Enders conosce un successo straordinario interpretando nella pièce teatrale "Maloja Snake" Sigrid, un'ambiziosa giovane che seduce e induce al suicidio Helena, una donna matura. Venti anni dopo Maria si trova a recitare nel medesimo spettacolo, ma nel ruolo opposto di Helena. Nel contempo deve affrontare la morte del regista che l'aveva resa famosa, il divorzio, la relazione con la sua assistente Valentine e la rivalità con Jo-Ann Ellis, la giovanissima attrice di Hollywood dal passato scandaloso, chiamata a interpretare Sigrid. Maria imparerà che in ogni stagione della vita bisogna lottare per conquistare la libertà, l'indipendenza e la forza di essere se stessi, fronteggiando il dolore che tutto questo comporta.

Critica (1):Olivier Assayas, quando parla di cinema, di messa in scena, di recitazione, sa di che cosa sta parlando. Infatti, non è solo uno dei maggiori registi europei della sua generazione, ma è stato ed è anche un critico e un grande conoscitore del cinema orientale. Anche quando parla del passato e dei ricordi conosce bene la propria materia: come ha dimostrato di recente con Qualcosa nell'aria, non si piange addosso, non si compiace, ma usa i propri ricordi e la Storia per interrogarsi e confrontarsi con il presente. Accade lo stesso a Maria Enders, la protagonista di Sils Maria che, quando aveva diciott'anni, diventò famosa interpretando il ruolo di Sigrid, una ragazza ambiziosa che conduce al suicidio Helena, una donna più matura, e che oggi riceve da un giovane regista teatrale la proposta di tornare a recitare nella stessa commedia, ma nella parte di Helena, mentre Sigrid sarà interpretata dalla giovane star hollywoodiana di un'avventura di supereroi in 3D. «Non mi piace Helena; io sono Sigrid e voglio restare Sigrid», sbotta Maria; ma in realtà, tra una parte di madre superiora in un horror spagnolo e un'intervista per un settimanale italiano su come sedurre un uomo dopo i quarant'anni, non può che scegliere la vecchia commedia. La aiuta la giovane assistente Valentine, con la quale Maria va a studiare la parte in una villa tra le montagne svizzere, nell'Engadina, vicino al villaggio di Sils Maria, dove si rifugiava Nietzsche, che proprio qui elaborò l'idea dell'eterno ritorno. Ed è tra queste montagne che in autunno, con molta pazienza, si può assistere al fenomeno del "serpente della Maloja", le nuvole che spinte dal vento s'incanalano tra le vette, una suggestione ottica che sospende qualsiasi concetto di tempo e di spazio. Le rifrazioni, i riferimenti, i rimandi del film di Assayas sono vertiginosi: su tutti Eva contro Eva di Mankiewicz (ripreso esplicitamente nelle tante coppie di donne messe a confronto, Helena e Sigrid di una volta e quelle di adesso e soprattutto Maria e la sua assistente), e i vecchi film di Arnold Franck, pioniere del cinema di montagna, e di Wilhelm Melchior, poeta, commediografo, cineasta, che è anche l'autore della commedia che Maria deve interpretare, i blockbuster di oggi e i mélo di ieri, e la stessa storia del cineasta e della protagonista Juliette Binoche, appartenenti entrambi alla stessa felice generazione del cinema francese, e quella di Kristen Stewart (l'eroina di Twilight, qui bravissima nella parte di Valentine). Sils Maria è un enorme specchio che rimanda le mille sfaccettature di una storia e i mille volti che esibiamo o nascondiamo, che riflette con ironia e leggerezza l'ambiente del cinema e del teatro e con profonda empatia il rendiconto esisistenziale cui Maria decide di sottoporsi accettando la parte. Ci sono i segreti che trapelano da tutte queste donne, che collegano i loro atti, le loro stesse parole: quando Maria e Valentine ripetono le battute della commedia in realtà si parlano, dal profondo. E tutto, nel finale, s'incanala perfettamente (come "il serpente della Maloja") nella finzione teatrale; e in questo film complesso, aereo e bellissimo, che riguarda l'arte e la rappresentazione ma soprattutto la nostra capacità di accettarci.
Emanuela Martini, Cineforum n. 535, 6/2014

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Critica (4):
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