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Waitress - Ricette d'amore - Waitress


Regia:Shelly Adrienne

Cast e credits:
Sceneggiatura: Adrienne Shelly; fotografia: Matthew Irving; musiche: Andrew Hollander; montaggio: Annette Davey; scenografia: Ramsey Avery; arredamento: Susan Lynch; costume: Ariyela Wald-Cohain; effetti: ElectroAge; interpreti: Keri Russell (Jenna), Nathan Fillion (Dottor Pomatter), Cheryl Hines (Becky), Jeremy Sisto (Earl), Andy Griffith (Joe), Adrienne Shelly (Dawn), Eddie Jemison (Ogie), Lew Temple (Cal), Darby Stanchfield (Francine Pomatter), Lauri Johnson (Infermiera Norma), Sarah Hunley (Dott.ssa Lily Mueller); produzione: Night And Day Pictures; distribuzione: Fox Searchlight Pictures; origine: Usa, 2007; durata: 104'.

Trama:Jenna vive in un piccolo paesino dove fa la cameriera al "Joe's Diner". Sposata con Earl, un uomo immaturo e geloso che non la rende felice, sogna di mettere da parte abbastanza denaro per poterlo lasciare ed iniziare una nuova vita altrove. Jenna ha un'unica consolazione, inventare torte sempre nuove traendo ispirazione dal quotidiano, ed è così brava da avere qualche speranza di vincere il più grande concorso culinario del paese, che ha in palio 25.000$, con la sua ultima invenzione, la torta 'Colpo basso'. Tra il ristorante, i saggi consigli di Joe e le chiacchiere con le sue amiche Dawn e Becky, che lavorano con lei, le giornate di Jenna scorrono tutte uguali fino al giorno in cui scopre di essere rimasta incinta e, per tutta risposta, crea una torta salata con uova e formaggio e con al centro del prosciutto affumicato che battezza 'Non voglio il bambino di Earl'. Man mano che la gravidanza va avanti, il suo rapporto con Earl diventa per lei sempre meno tollerabile e la presenza del nuovo medico, il dottor Pomatter, crea ancora più instabilità nella sua vita. Per lei ora è indispensabile vincere quel concorso e poter trasformare la sua triste esistenza con un'inebriante storia d'amore.

Critica (1):Il Sundance Film Festival ha lanciato e venduto in tutto il mondo, all'inizio dell'anno, questo strano Waitress (sezione Spectrum), una commedia a base di torte e crostate. Le inventa la cameriera Jenna (Keri Russell), giovane donna sposata e (sciaguratamente) incinta, ma soprattutto genio della pasticceria, perché sa maneggiare farina d'avena grumosa e crema di vaniglia con banana molto meglio, e con più fantasia, di qualunque uomo (persino del suo charmant ginecologo) capiti nei paraggi di Canyon Country, California e prometta di salvarla dal suo ottuso e abusivo marito, portandola fuori dalla portata di quel geloso, possessivo, manesco energumeno di Earl (Jeremy Sisto, italo-americano che, conservando un po' di dolcezza alla Travolta, deve faticare non poco a portare in porto la sua caricatissima parte). Atmosfera un po' noir, dunque, quasi da Fallen Angel di Preminger, striata però, da venature fiabesche: Frank Capra inacidito da piccoli tocchi Lynch.
Mentre usciva il film le crostate e le torte in generale, sono state improvvisamente catapultate al centro del dibattito politico elettorale. Sono infatti proprio quelle che Hillary Clinton si rifiuta (giustamente) di preparare, infrangendo con coraggio lo stereotipo della rassicurante mammina americana, ma rischiando così di perdere primarie e presidenza. Le faccia Giuliani le crostate di mele.
La probabile candidata democratica deve aver letto e ben ponderato, infatti, quei saggi di Deleuze e quelle analisi dell'antipsichiatra Laing nelle quali l'equazione, nel simbolico, tra dolce e morte, tra zuccherosità e decomposizione della carne, che sembra assurda sia al buon senso che all'immaginario dolcificato, appare invece stretto, inquietante e controproducente per chi deve traghettare il paese alla sua ri-creazione. Vedremo se ha ragione. Certo questo film, molto femminista, straordinariamente concentrato sulla "quarta persona singolare femminile" della protagonista - direbbe Ferlinghetti - nonostante tutto le darà ragione.
Queste torte servono a Jenna per comunicare con gli spettri e i morti (la nonnina, per esempio, che le insegnò ogni segreto culinario), per isolarsi dal mondo, per fare terra bruciata, isola deserta, per poter rinascere, ricominciare da capo, rompere ogni legame. È gesto di guerra, via di fuga alla potenza, niente a che fare con il rassicurante quadretto del "focolare domestico". Come sarà bellicosa la sua maniera, davvero maternamente eccentrica, di accettare la non voluta gravidanza, trasformare il "diario della mammina" regalatole dalle colleghe in un epistolario spietato e mai ipocrita alla creatura che ha in grembo e che già sta trattando come la più deliziosa delle sue torte. Il film, d'altra parte, possiede un involontario senso in più di malinconia. Intanto perché la sua regista, l'attrice Adrienne Shelley, la bionda, soffice alter ego di Hal Hartley (Trust, The Unbelievable Truth), è stata uccisa la primavera scorsa nel suo appartamento di New York, dopo una lite con il muratore che lavorava in un appartamento adiacente. E le miserie della provincia, anche attraverso i destini delle due colleghe di lavoro di Jenna, Becky (Cheryl Hines, sposata a un infelice "torrone ammuffito") e Dawn (la stessa Shelly), che sposerà un semifolle poetastro perchè le farà superare inusuali strati di repulsione, saranno descritte in modo da preparare tutto ciò che è repellente nei normali film indipendenti americani come fossero gustosi, commestibili manicaretti. Distribuito dalla collana "d'autore" della Fox, la Searchlight, il film è stato giustamente definito dal New York Times "una torta di vita americana, servita con un triste sorriso". Quelli che distribuisce (per lavoro) Keri Russell ai suoi clienti, assieme alle sue torte inventate, ogni giorno una, che la inebriano e che lei battezza nei più strambi dei modi: "Miserabile perdente incinta che si autocompatisce"; "Non posso avere nessuna relazione, perché è sbagliato e non voglio che Earl mi uccida"; "Non voglio il bambino di Earl", "Colpo basso", "Odio mio marito" (cioccolata, caramello...), "Il bambino piange come un dannato nel cuore della notte e mi rovina la vita". Come Gongora in Califonia. E poi che liberazione. Un adulterio senza alcuna punizione.
Roberto Silvestri, Il Manifesto, 12/10/2007

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Adrienne Shelly
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