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Oltre ogni rischio - Cat Chaser


Regia:Ferrara Abel

Cast e credits:
Sceneggiatura:
James Borrelli, Elmore Leonard (e Alan Sharp, non accreditato), dal romanzo di Elmore Leonard; fotografia: Anthony Richmond; scenografia: Dan Leigh; costumi: Michael Kaplan; musica: Chick Corea (Cat Chaser di Chick Corea e Mark Isham); montaggio: Anthony Redman; interpreti: Peter Weller (George Moran), Kelly MeGillis (Mary DeBoya), Tomas Milian (Andres DeBoya), Charles Durning (Jiggs Scully), Frederic Forrest (Nolen Tyner), Juan Fernández (Rafi), Kelly Jo Minter (Loret), Phil Leeds Oerry Shea), Tony Bolano (Corky), Adrienne Sachs (Anita DeBoya), Maria M. Ruperto (Luci Palma); produttore: Peter S. Davis e Wìlliam Panzer per Vestron Pictures; produttori esecutivi: Guy Collins, Josi Konski; produttore associato: Mary Provenzano; distribuzione: Fìlmauro; origine: USA, 1989; durata: 92'.

Trama:Immagini in bianco e nero di guerriglia: la voce over dice che si tratta una dimenticata incursione dei marines a Santo Domingo. Oggi a Miami un reduce di quella spedizione, George Moran, è perseguitato dagli incubi e gestisce un alberghetto in riva al mare. C’è movimento, per altro: arriva un altro reduce dei marines, Nolan Tyner, che presto si scopre essere stato mandato a sorvegliarlo per conto di Andres De Boya, ex aguzzino di Santo Domingo esule a Miami, e marito geloso di Mary, con cui George aveva avuto una mezza storia. Anche se il vero deus ex machina è Jiggs Scully, braccio destro di De Boya. George incontra De Boya sulla spiaggia e gli assicura che tra lui e Mary non c’è mai stato niente. Poi vola a Santo Domingo per cercare la ragazza, Luci, la giovane guerrigliera che anni prima l’aveva minacciato con un fucile e poi, ferito, gli aveva salvato la vita. In realtà l’unica persona che trova è Mary, casualmente in vacanza: appena si vedono fanno l’amore come desideravano da sempre. Mary vorrebbe divorziare da De Boya, anche perché una clausola le garantisce due milioni di dollari di buona uscita. A Miami continua la tresca tra Mary e George, ma De Boya capisce tutto. Jiggs avvicina George e gli espone il suo piano: farsi rivelare dove De Boya nasconde due milioni di dollari in contanti, e in cambio uccidere lo scomodo marito. Intanto, però, De Boya cambia la clausola del divorzio.
Tyner e un santodomingano, Rafi, mettono una bomba sul molo di De Boya, ma non si accorgono di essere pedine nel gioco di Jiggs; che infatti li fa ammazzare.
Dopo avere fatto spogliare la moglie e averla minacciata con la pistola, De Boya le fa firmare una rinuncia. I suoi uomini vanno all’albergo di George per ucciderlo, ma questi se ne sbarazza facilmente.
Jiggs fa credere che nella villa di De Boya ci sia una bomba. George, che è andato a prendere Mary, finalmente libera, avverte De Boya che Jiggs vuole fargli la pelle. Nel rifugio dove sono andati De Boya, Jiggs e uno scagnozzo, avviene la resa dei conti. Ma Jiggs è più furbo, inganna gli altri due, e li ammazza dopo averli fatti denudare sotto la doccia. Nelle valigie di De Boya, però, ci sono solo riviste: i soldi se li è presi Mary. Jiggs arriva minaccioso nell’albergo di George. Esige i soldi, tira fuori la pistola. Ma George prima chiama la polizia e poi gli spara freddamente. La voce over dice che la farà franca, dimostrando la legittima difesa.

Critica (1):Cat Chaser (il titolo si riferisce al nome in codice del plotone di Moran nell’affare della Repubblica Dominicana) è senz’altro il miglior adattamento realizzato nel tempo di un thriller di Elmore Leonard. Considerato che il principale punto di forza di Leonard è il dialogo straordinariamente evocativo e la caratterizzazione dalla quale emerge un’elusiva struttura narrativa, si è tentati di attribuire la superiorità di questo film rispetto a Stick e 52 Pick-Up (The Ambassador non merita quasi di essere menzionato) a un testo costruito con la decisione e la flessibilità caratteristici di Alan Sharp, che ha fornito la prima stesura della sceneggiatura. Indipendentemente dai rispettivi contributi alla sceneggiatura, questa struttura è perfettamente calcolata per consentire alle tematiche di Leonard di emergere, come al solito, non tanto attraverso enunciazioni chiare quanto per mezzo scambi di battute e relazioni tra i personaggi. Di fronte a questo, ciò che qui otteniamo è un altro (anche se distintamente superiore) film sul crimine nel quale l’eroe e l’eroina trionfano sui cattivi, affrontando strada facendo i temi dell’amore eterno e della ricchezza.
La trama del film, tuttavia, racconta una storia molto più disincantata, di una ricerca individuale della felicità che può solo essere raggiunta a spese di chiunque altro; il titolo, infatti, potrebbe essere ugualmente un obliquo riconoscimento della difficoltà di identificare il gatto cacciato in un mondo dove cane-mangia-cane. Quello che succede nel film, inaspettatamente, è una parziale inversione di simpatie. Ognuno dimostra, come in Renoir, di avere i suoi motivi; e più un personaggio mette allo scoperto queste ragioni, meno si è inclini ad estendere ai cattivi un odio incondizionato, o un’ammirazione incondizionata agli eroi.
All’inizio del film, tirando le conclusioni dopo la scoperta del perché il suo motel sia sotto sorveglianza e gliene venga imposta la cessione, Moran, con testardaggine e onestà (a questo punto) nega ogni coinvolgimento con la moglie di DeBoya. Una voce fuori campo interrompe prontamente la sua dichiarazione: "È buffo come tu possa dire la verità e sentirti ugualmente colpevole; peccati commessi dentro la mente, forse...". Invitando a speculare su motivi e sentimenti inespressi, questo commento fuori campo interrompe periodicamente l’azione, dapprima in modo disorientante, finché diventa chiaro che non si tratta della ricapitolazione-riflessione autobiografica alla quale ci ha abituati il film noir. La sua funzione è piuttosto quella di una voce autoriale che vede tutto, commenta, suggerisce vie di esplorazione, e infine appone un vistoso punto interrogativo morale all’happy-end.
Moran esordisce con l’aspetto familiare di un uomo vagamente tormentato dal suo coinvolgimento in un’azione militare della quale non ha mai veramente considerato le implicazioni e le diramazioni della quale ancora non comprende. Come mai, si chiede nel suo sogno/incubo ricorrente di una caccia attraverso tetti martoriati dai combattimenti nella Repubblica Dominicana, stava cercando di uccidere qualcuno che non conosceva e come mai quella persona, quando le parti si erano invertite, lo aveva risparmiato? La sua risposta, benché non se ne renda conto, arriva quando egli alla fine spara a Jiggs Scully, che è venuto a negoziare, pistola alla mano, almeno una parte del denaro, e che Moran ("Mary dice di no!") uccide senza esitare. "Ha compreso meglio Jiggs dopo averlo ucciso", osserva in modo neutrale il narratore, notando inoltre che Jiggs ha fatto avverare il sogno, con Moran che alla fine uccide qualcuno che non conosceva. La puntualizzazione crudele e sardonica sta nel fatto che mentre la ragazza sconosciuta nella repubblica Dominicana ha avuto clemenza, Mary non ce l’ha.
L’agente catalizzatore che definisce i personaggi, che precipita gli eventi e fonde le varie tematiche, è naturalmente il denaro, con una linea ipotetica tracciata tra quelli che sono determinati a conservare o ad ottenere quello che possono ad ogni costo (De Boya, Scully, Rafi) e quelli (Moran e Mary, che si sono sposati entrambi per i soldi e hanno ottenuto quello che desideravano) pronti a sistemarsi per amore.
Una scala mobile di valori diviene visibile, offuscando gradualmente l’ipotetica distinzione finché essa effettivamente scompare, quando De Boya, Scully e Rafi sono privati del denaro del quale hanno bisogno (con vari gradi di urgenza) per sopravvivere, derubati con indifferenza da una coppia di individui che ne ha bisogno soltanto per mantenere uno stile di vita al quale sono abituati.
È vero, come sostiene Mary e con cui Moran concorda prontamente, che lei ha diritto alla sistemazione matrimoniale che in realtà non vuole veramente; ma la verità che sta sotto le motivazioni, si sospetta, può essere un po’ più sordida (di nuovo questi ‘peccati della mente’). Leonard è leale nel racconto e si può essere sicuri che i suoi eroi siano ricettacolo (anche inconsapevolmente) di motivazioni dubbie, proprio come si può essere molto sicuri che i suoi cattivi siano assolutamente malvagi e spregevoli. Così, mentre i suoi amanti acquistano la vernice lucente e laccata della coppia perfetta di uno spot televisivo, così i cattivi assai pieni di difetti cominciano a rivelare inconfondibili tracce di umanità: De Boya, lo specialista di torture di Trujillo, attraverso la vulnerabilità rivelata nella sua angoscia reale per il tradimento di sua moglie; Scully, che nella spietatezza del tutto sinistra si accompagna giovialmente a Sydney Greenstreet, attraverso la sua paura di una vecchiaia non protetta dalla sicurezza sociale; Rafi, magnaccia, ricattatore e opportunista senza freni, attraverso la sua autentica incarnazione della povertà e dell’oppressione del Terzo Mondo. Le interpretazioni straordinariamente vivide e sfumate contribuiscono notevolmente a dare alle ambiguità e alle ambivalenza una notevole definizione, non meno di Frederic Forrest nei panni dell’ombroso Nolan Tyner, l’archetipo del perdente, incapace di rapportarsi sia al mondo attorno a lui che a quello interiore, che si dissocia da ogni responsabilità per rifugiarsi nei suoi sogni alcoolici. Nel suo confuso tentativo di seguire una via di mezzo è forse il punto centrale della storia; il gatto che viene cacciato, inseguito inesorabilmente fino alla morte da tutti i cani.
Tom Milne, Monthly Film Bulletin n. 671 (trad.)

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Abel Ferrara
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