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Ti guardo - Desde allá


Regia:Vigas Lorenzo

Cast e credits:
Soggetto: Guillermo Arriaga, Lorenzo Vigas; sceneggiatura: Lorenzo Vigas; fotografia: Sergio Armstrong; montaggio: Isabela Monteiro de Castro; scenografia: Matías Tikas; costumi: Marisela Marin; interpreti: Alfredo Castro (Armando), Luis Silva (Elder), Jericó Montilla (Ameila), Catherina Cardozo (Maria), Marcos Moreno (Manuel), Jorge Luis Bosque (Fernando), Jeralt Jiménez (ragazzo sul bus), Felipe Massiani (Javier Marcano), Auffer Camacho (Mermelada), Ivan Peña (Yoni), Greymer Acosta (Palma), Joretsis Ibarra (Deysi); produzione: Rodolfo Cova, Guillermo Arriaga, Michel Franco, Lorenzo Vigas per Factor Rh- Malandro Films, in co-produzione con Lucia Films; distribuzione: Cinema Di Valerio De Paolis; origine: Venezuela-Messico, 2015; durata: 93'. Vietato 14

Trama:Armando è un uomo benestante di mezza età che adesca giovani grazie al suo denaro. Non vuole toccarli, ma solo guardarli da vicino. Ma Armando segue anche un uomo d'affari più anziano, con il quale sembra aver avuto una traumatica relazione. Il primo incontro di Armando con il teppista Elder è violento, ma ciò non scoraggia Armando perché è affascinato da questo adolescente, bello e prepotente, che lo va a trovare regolarmente per interesse. Tra i due nasce un'intimità inaspettata e quando il tormentato passato di Armando torna a farsi vivo, Elder decide di compiere un estremo atto di affetto per lui.

Critica (1):Non vorrei tirare in ballo Senso, o forse sì. Il capolavoro di Visconti dalla novella di Camillo Boito, peraltro evocato spesso quando si voglia ricordare un film vistosamente e vergognosamente ignorato da una giuria veneziana, è un esempio paradigmatico, anche per la fonte letteraria, di mélo applicato alla critica storica; e però, allo stesso tempo, è un'opera di critica storica dietro la quale alberga il mélo (per l'epoca, 1954) impossibile, il camouflage di una storia d'amore omosessuale sotto le spoglie di una relazione intergenerazionale, tra persone di classe e nazionalità diverse, che sfocia nell'atto mercenario. Allora perché dovremmo negarci la possibilità di leggere, dietro a un mélo dalla forma desaturata e destrutturata come Desde allá, che parte dall'atto mercenario e approda alla relazione d'amore, una traccia politica o comunque di critica storico-sociale? Perché accettare che si tratti solamente di una storia di innamoramento e tradimento tra un uomo maturo e dalla sessualità disfunzionale e un giovane picaro dall'aria selvatica?
C'è un backstage, online, che risale a una fase in cui il film doveva ancora intitolarsi El ultimo regalo: Lorenzo Vigas ripete, in maniera quasi ossessiva, che il film racconta una storia d'amore e tradimento; nello stesso video, Rodolfo Cova, produttore esecutivo, precisa le difficoltà tecniche ed economiche a ultimare un film del genere in un'economia complicata come quella del Venezuela contemporaneo. Pare ovvio che esplicitare un sottotesto politico sarebbe stato più che controproducente. Aggiungiamo poi la scelta di quell'attore inarrivabile che è Alfredo Castro, ormai associato al nome di Pablo Larrain, pur avendo una carriera pluridecennale, in tv, a teatro e al cinema, dotato della capacità straordinaria di lasciare intendere, dietro la maschera impassibile, un universo psicologico bloccato e perverso; e la presenza di Sergio Armstrong, d.o.p. fedele dello stesso Larraín: una combinazione che rinforza l'idea che in questa sua opera prima Vigas avesse la necessità di disporre di quegli stessi filtri estetici che consentono al collega cileno di veicolare testi e sottotesti politici attraverso la narrazione di trame perturbanti.
La filigrana di Desde allá allora è, forse, un teorema cristallino sulle rivoluzioni, sulle strategie del potere, sul parricidio come gesto rivoluzionario – e qui gli echi di Pasolini o forse meglio, di Fassbinder – in particolare sulla stagnazione della rivoluzione bolivariana, su come una certa borghesia abbia usato Chavez, il suo mandato popolare (proveniente da quell'alfa, quell'altrove che rimane indeterminato nel titolo e nell'immagine, che è un mosaico di pixel sfuocati nel controcampo di Armando che pedina suo padre, i barrios di Caracas, un alla che diventa, nell'uso studiatissimo del formato panoramico, l'estremità, il limite dell'inquadratura); e che lo abbia usato per eliminare le oligarchie preesistenti (il padre di Armando è descritto, se non come un oligarca che ha accesso alla stanza dei bottoni, come qualcuno che a quella stanza è molto vicino). E, una volta ottenuto il risultato, ne abbia tradito le aspettative. O forse è davvero solo una storia d'amore, più freddo della morte.
Alessandro Uccelli, Cineforum n. 548, 10/2015

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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