RETE CIVICA DEL COMUNE DI REGGIO EMILIA
; Archivio film Rosebud; ; Archivio film Rosebud
Torna alla Home
Mappa del sito Cerca in Navig@RE 

 > Aree tematiche > Cultura e spettacolo > Archivio film Rosebud > Elenco per titolo > 

Intervento divino - Yadon ilaheyya


Regia:Suleiman Elia

Cast e credits:
Sceneggiatura
: Elia Suleiman; fotografia: Marc-André Batigne; montaggio: Véronique Lange; scenografia: Miguel Markin; costumi: Eve-Marie Arnault; interpreti: Elia Suleiman (E. S:), Emma Boltanski (turista francese), Amer Daher (Auni), Jamel Daher (Jamal), George Khleifi (vicino di Gerusalemme), Nazira Suleiman (la madre di E. S.), Avi Kleinberger; produzione: Filmstiftung Nordrhein-Westfalen, Gimages, Lichtblick Film - und Fernsehproduktion, Ognon Pictures, Soread-2M, arte France Cinéma; distribuzione: Warner Bros; origine: Francia/Palestina/Marocco/Germania, 2001; durata: 92'.

Trama:Es, palestinese che vive a Gerusalemme, è innamorato di una sua connazionale che abita a Ramallah. L'uomo si divide tra l'amore e la necessità di provvedere a suo padre. I due innamorati, a causa della complessa situazione politica, si possono vedere solo in prossimità del check point che divide le due città. I loro incontri hanno luogo in un parcheggio adiacente.

Critica (1):Immaginate la seguente scena: ad un posto di blocco a Ramallah, un uomo gonfia un palloncino con su l’immagine di Arafat. Il palloncino sorvola il posto di blocco sfiorando le armi dei militari israeliani indecisi se sparare o meno, librandosi nel cielo. Ci vuole un certo coraggio per fare della satira oggi ambientata nei territori occupati, ma il regista palestinese cresciuto in Israele, Elia Suleiman, scoperto dalla Settimana della Critica di Venezia che presentò il suo esordio, non sembra esserne mai a corto. Il pubblico di Cannes, dove il suo film Intervento divino era in concorso, ha riso più volte e di gusto di fronte alle gag a scoppio ritardato delle quali è quasi completamente intessuto. Ci sono vicini di casa che si gettano di nascosto la propria immondizia l’uno nel cortile dell’altro. Un uomo in macchina che apostrofa dei più oltraggiosi appellativi i conoscenti che saluta cordialmente dalla sua vettura. Un vecchio che vive sul tetto della propria casa squarciando palloni da football e lanciando bottiglie contro le guardie. Un babbo natale che scappa con il suo sacco pieno di regali prima che un gruppo di giovanotti, a Nazareth, lo insegua per accoltellarlo. Il suo lungometraggio d’esordio (Chronicle of a Disappearance, premiato come migliore opera prima) , presentava imprevedibili affinità con il cinema di Nanni Moretti: costruito a strisce, come in un fumetto, delle quali è protagonista lo stesso regista e il suo volto immobile e impermeabile che assiste con muto sgomento all’insensatezza di cui è testimone. Anche in questo film Suleiman è ancora sia regista che interprete. Ma la sua opera seconda, che descrive una comunità dove ogni individuo sembra legato all’altro da un gioco di minute ipocrisie e innocenti ritorsioni, grazie alle quali tutti sembrano sopravvivere in un mondo gaiamente assurdo, sembra assi più vicino allo humor delicato e spietato di Iosseliani. Come ogni film costruito su un equilibrio così tenue e sottile, possiede una musica intermittente e finisce inevitabilmente per sfociare, gradevolmente e gratuitamente, nella totale irrealtà (c’è un numero finale in cui un manipolo di cittadini israeliani vigilanti che si allena in un poligono, viene sgominato da una superoina palestinese che volteggia nell’aria come il personaggio di un film di kung fu movie o di un videogame). Ma, di fronte all’anestesia imposta ai nostri occhi dall’incontro quotidiano con le notizie di attentati e stragi, è a dir poco salutare l’originalità del taglio con il quale restituisce la cronaca di uno degli angoli più tormentati del mondo catturando il fondo comico di una tragedia spaventosa; c’è chi di fronte ad una molotov lanciata contro la propria casa, reagisce tirando fuori l’estintore e spegnendo l’incendio con l’infastidita pigrizia di chi è impegnato in un affanno quotidiano. Né, comico, è il disegno che si legge, nitidissimo, dietro l’idea stessa del film: raccontare con interrogativa malizia la banalità quotidiana (i conflitti tra vicini, i piccoli vizi individuali, le rivalità, le piccolezze, i difetti), è il metodo più efficace e inattaccabile per ribadire il vero principio alla base del conflitto. Il diritto di un popolo ad una vita nella normalità.
Mario Sesti, Kwcinema

Critica (2):All’inizio, un Babbo Natale arrancante, affannato, spaventato, viene ucciso a coltellate da un gruppo di ragazzini più interessati a fargli la pelle che ai suoi doni. Alla fine, una ragazza guerriera splendente e magnifica, una feddayn-ninja prodigiosa che attira le pallottole sparate dai militari israeliani in esercizio di tiro, le rinvia e ridistribuisce agli sparatori dispensando morte come una kamikaze, ascende nell’alto dei cieli come una tardiva Madonna. A metà, un palloncino con la faccia di Arafat che distrae le guardie israeliane consente a una coppia di amanti di passare una notte insieme a Gerusalemme. Elia Suleiman, 42 anni, palestinese di Nazareth, vissuto a New York, abitante a Gerusalemme, è anche protagonista del suo film, storia di ogni impossibilità e di ogni follia sottostante all’apparenza della normalità tra due città, Gerusalemme e Nazareth, che sono l’immagine deformata della tragica realtà di Israele e dei Territori. Un film nella perenne guerra israelopalestinese: ma il regista non rinuncia a raccontare una vita non appiattita dal conformismo manicheo della rappresentazione bellica, non rinuncia ai simboli, all’assurdo e al comico, non rinuncia al tentativo di abbattere barriere e neppure a un certo narcisismo. I buoni possono essere inetti e maligni, i cattivi pigri e ridanciani. I protagonisti, due emblematici giovani amanti palestinesi (lui di Gerusalemme, lei di Ramallah), separati da un posto di controllo israeliano, possono incontrarsi soltanto in automobile nel parcheggio accanto a quel blocco dove i soldati maltrattano e sfottono i passanti. Azioni, situazioni, personaggi paiono sospesi nell’aria in un mondo irrazionale e violento, dove il potere è implacabile e le vittime non sono arrese. [...]
Lietta Tornabuoni, La Stampa 12/11/02

Critica (3):

Critica (4):
Elia Suleiman
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
Valid HTML 4.01! Valid CSS! Level A conformance icon, W3C-WAI Web Content Accessibility Guidelines 1.0 data ultima modifica: 07/04/2009
Il simbolo Sito esterno al web comunale indica che il link è esterno al web comunale