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Mother (The) - Mother (The)


Regia:Michell Roger

Cast e credits:
Sceneggiatura
: Hanif Kureishi; fotografia: Alwin Kuchler; scenografia: Mark Tildesley; costumi: Natalie Ward; musica: Jeremy Sams; montaggio: Nicolas Gaster; interpreti: Anne Reid (May), Steven Mackintosh (Bobby), Cathryn Bradshaw (Paula), Daniel Craig (Darren), Anna Wilson-Jones (Helen), Jonah Coombes (Agente immobiliare), Oliver Ford Davies (Bruce); produzione: Free Range Films Prod; distribuzione: Lucky Red; origine:GB, 2003; durata: 111'.

Trama:Una coppia di coniugi sessantenni, May e Toots, si reca a Londra per far visita a figli e nipoti. Improvvisamente, Toots muore e sua moglie si trova a dover fare i conti con la repentina scomparsa dell’uomo col quale ha diviso l’intera esistenza. Non sentendosela di tornare al domicilio coniugale, viene accolta in casa della figlia Paula, una donna frustrata nelle sue ambizioni di scrittrice ed impelagata in una tormentata relazione con l’operaio Darren, mal separato dalla legittima consorte.
Nel tentativo di aiutare Paula a trovare una qualche forma d’equilibrio di coppia, May comincia a parlare con Darren e, poi, a frequentarlo. Quasi senza accorgersene, essi divengono protagonisti di una passione carnale intensa e devastante. Preso fra le due donne, Darren è divorato dalla nevrosi: lo scioglimento della vicenda passerà per una sorta di regolamento di conti fisico ed emotivo tra mamma e figlia, riconsegnando alla vita una May sconfitta ma non doma.

Critica (1):“L’idea per questo film mi è venuta mentre pensavo alle madri e alle figlie, ai genitori e ai figli, e al loro diverso rapporto con il passato… Stavo pensando al modo in cui, per esempio, una figlia potrebbe parlare alla madre di cose che le sono accadute e di cui la madre non si è mai accorta. Cominci con un’idea come questa e poi ci lavori per fare un film”: così parlò Hanif Kureishi, già sceneggiatore di pellicole di culto (My Beautiful Laundrette di Stephen Frears ) e scrittore ampiamente trasposto sul grande schermo (“Intimacy” di Patrice Chéreau), ora autore dello script di The Mother, dove è di scena il tema dell’innamoramento d’una femmina matura per un individuo più giovane dell’altro sesso. Niente di nuovo, intendiamoci: dell’argomento si era occupato già nel 1955 Douglas Sirk in Secondo amore e, poi, Fassbinder, firmando quell’intenso remake che è La paura mangia l’anima (1974).
La differenza è che in The Mother l’atipico legame sessuale viene mostrato senza infingimenti ed è ben collocato nel contesto di un inferno familiare altre volte portato al cinema, ma raramente con tanta forza (in sottofinale, Paula rifila un vero e proprio pestaggio alla genitrice/rivale). Ne risulta un quadro d’assieme durissimo e raggelante, che la regia di Roger Mitchell – Notting Hill, Persuasione – rappresenta con efficacia pur senza troppo indulgere agli aspetti più crudi della storia. Talvolta schematico nel disegno delle psicologie, a tratti afflitto da dialoghi prevedibili e stereotipati, il film ha uno dei suoi punti di forza nel cast: su tutti, la straordinaria Anne Reid arricchisce di sfumature e mezze tinte il complesso personaggio di May, sospeso tra il desiderio di ancora esistere ed il peso dell’obsolescenza programmata.
Francesco Troiano,Tempi moderni

Critica (2):Difficile accettare la propria età. Ad ogni età. Difficile riuscire a credere che la vecchiezza della carne sia anche quella della mente e del cuore. Ancor più complesso è riuscire a far comprendere alla propria famiglia prima ancora che agli altri, che la sessualità come anche il desiderio di godere siano solo prerogative della gioventù.
Un tema trattato anche dal cinema, ma che mai è stato così approfondito, analizzato e sfacciatamente presentato come in questo film, prodotto interamente dalla BBC Films e diretto da Roger Michell, che ha fino ad ora dimostrato la propria arte cinematografica con pellicole che definiremmo 'leggere' come Ipotesi di reato, Nothing Hill o Persuasione.
Sceneggiato da Hanif Kureishi uno dei maggiori scrittori contemporanei, la storia esplora con straordinaria delicatezza e verità assoluta la relazione erotica di una anziana madre, che sconvolta dalla morte improvvisa del marito con il quale ha condiviso l'intera vita, riscopre la propria voglia di libertà e in un impeto quasi giovanile si lascia conquistare e dominare dal desiderio sensuale, fino ad allora sconosciuto, per un uomo molto più giovane di lei.
Una rinnovata giovinezza che sbatte contro la totale incomprensione dei figli i quali, sebbene da tempo adulti, non sono ancora in grado di affrontare la propria madre come una persona di carne e sangue e non più solo come colei che li ha cresciuti, nascondendo sempre e forzatamente le proprie aspirazioni e desideri.
Il racconto di Kureishi e la macchina da presa di Michell approfondiscono il tema senza alcuna esitazione, percorrendo un territorio ancora tabù e decisamente scomodo.
Non si tratta infatti delle allegre e affascinanti sessantenni di Nigel Cole che sebbene per motivi benefici si espongono nude su di un pur originale calendario, ma di una donna con tutto il peso del tempo, ormai impossibile da nascondere, sul viso e sul corpo e che tenta per la prima volta di sedurre, aspirando persino ad una fuga d'amore con un uomo che le potrebbe essere figlio.
La faccia normale della protagonista che senza pudore rivela il proprio corpo davanti alla macchina da presa, sorprende e sconcerta e quella sua torrida e inaspettata passione sconvolge proprio perché umana e quindi tanto più comprensibile.
Valeria Chiari, FilmUP

Critica (3):

Critica (4):
Roger Michell
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