RETE CIVICA DEL COMUNE DI REGGIO EMILIA
; Archivio film Rosebud; ; Archivio film Rosebud
Torna alla Home
Mappa del sito Cerca in Navig@RE 

 > Aree tematiche > Cultura e spettacolo > Archivio film Rosebud > Elenco per titolo > 

Kryptonite nella borsa (La)


Regia:Cotroneo Ivan

Cast e credits:
Soggetto: Ivan Cotroneo (dal suo romano omonimo), Monica Rametta, Ludovica Rampoldi; sceneggiatura: Ivan Cotroneo, Monica Rametta, Ludovica Rampoldi; fotografia: Luca Bigazzi; musiche: Pasquale Catalano; montaggio: Giogiò Franchini; scenografia: Lino Fiorito; costumi: Rossano Marchi; interpreti: Valeria Golino (Rosaria), Cristiana Capotondi (Titina), Luca Zingaretti (Antonio), Libero De Rienzo (Salvatore), Luigi Catani (Peppino), Vincenzo Nemolato (Gennaro), Monica Nappo (Assunta), Massimiliano Gallo (Arturo), Lucia Ragni (Carmela), Gennaro Cuomo (Federico), Sergio Solli (Vincenzo), Antonia Truppo (Valeria), Rosaria De Cicco (Maestra Lina), Carmine Borrino (Elio), Fabrizio Gifuni (Matarrese); produzione: Nicola Giuliano e Francesca Cima per Indigo Film in collaborazione con Rai Cinema; distribuzione: Lucky Red; origine: Italia, 2011; durata: 98’.

Trama:Napoli, anni ‘70. Peppino è un bambino di 9 anni che, a causa di una grave crisi coniugale dei suoi genitori, si troverà a passare il suo tempo libero in compagnia degli zii ventenni Titina e Salvatore. Infatti, mentre sua madre è chiusa in un silenzio incomprensibile e suo padre cerca di distrarlo regalandogli pulcini da trattare come animali da compagnia, Titina e Salvatore non esitano a far entrare Peppino nel loro folle e colorato mondo fatto di balli di piazza, feste negli scantinati e collettivi femminili. Le nuove esperienze e i consigli del defunto cugino Gennaro – che gli appare come un Superman napoletano, ma dai poteri traballanti – Peppino riuscirà ad affrontare le vicende familiari e ad avvicinarsi al mondo degli adulti...

Critica (1):C'è stato un tempo, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, in cui Napoli era luminosa, colorata, vivace, attraversata da mille influssi, avvolta dalle sue tante contraddizioni e contaminazioni, felicemente orgiastica, sicuramente verticale, proletaria e sotto-proletaria, una città con ancora un popolo, piena di bambini, di povertà e di mense, di vicoli malavitosi e impuniti, una Napoli ancora ingenua, sempre incurante del futuro, sorda al domani. Il cielo plumbeo che l'avrebbe attesa al varco dei decenni, fino a questo presente cupo e grigio, sembrava non potersi formare, sempre sciolto dalla pozione magica di incredulo ottimismo e molesto disfattismo. Questa è stata, un tempo, una città. Questa è la Napoli descritta da Ivan Cotroneo in La kryptonite nella borsa (passato con successo al Festival di Roma e oggi nelle sale). È un film di strana bellezza perché si sostituisce alla nostalgia, portandoci nel cuore di un sentimento ancora pulsante. Quello di Cotroneo non è un viaggio nel tempo ma è il viaggio dentro l'emozione ancora viva di un momento specifico della vita, quando ancora bambini tutto sembra deforme e strano, ambiguo e alterno, e sempre senza una vera ragione. Non si può parlare di un film in costume (sebbene sia un film calato nella moda del tempo), non si può parlare di un film storico (sebbene sia ambientato agli inizi degli anni Settanta), non si può parlare di un film nostalgico (anche se gira intorno al rimpianto per quel che eravamo), non si può parlare di un film politico (perché quel rimpianto contiene una domanda su ciò che siamo).
Dario Zonta, L'Unità' 4/11/2011

Critica (2):Il titolo, La kryptonite nella borsa, esordio alla regia di Ivan Cotroneo (...) rimanda subito a un mondo stravagante e misterioso. È un com'eravamo senza nostalgia. «È il mio sguardo di bambino attraverso una scombiccherata ma tradizionale famiglia napoletana, la mia città; ho voluto riportare in vita gli Anni 7o ma in modo non nostalgico, non è la storia di un ricordo», dice Cotroneo. Napoletano, 43 anni, penna prolifica e brillante al servizio di romanzi (il film nasce dal libro edito da Bompiani), fiction di successo (Tutti pazzi per amore) e film (Mine vaganti, per dirne uno).
Cast di riguardo per una vicenda in costume con accurato trucco & parrucco. La madre di Peppino, il bambino interpretato da Luigi Catani, è Valeria Golino, che va in depressione quando improvvisamente scopre che il marito, Luca Zingaretti, la tradisce. Lei «vive il dolore con pudore, quasi con vergogna». E va dallo psicologo, Fabrizio Gifuni, che al cinema è stato marito, figlio, amante della Golino: «Mi mancava lo strizza cervelli che non ne fa una giusta, anche se dopo il mio film su Basaglia il mondo della psichiatria si è fatto un'idea molto alta di me».
Valeria non si alza dal letto, il bambino viene «adottato» dagli zii, Libero De Rienzo e Cristiana Capotondi che lo conduce nella swingle Naples: feste negli scantinati, aria di Hair e spinelli (il ragazzino manderà giù un acido senza un «manuale per le istruzioni»); e poi il cóté femminista, via i reggiseni, libertà e nudità, pantaloni a zampa d'elefante e minigonne, insomma i «mitici» 70.
Un mondo di quartiere colorato e comico che inghiotte nel proprio ventre il realismo magico latinoamericano e una certa armonia psichedelica, risate e lacrime, smarrimenti vagabondi e levità malinconica. «Le esperienze borderline del bambino – dice Cotroneo – non sono così diverse da quelle che ho conosciuto io. È un racconto di formazione, a Napoli quelli erano anni modesti, non c'era ricchezza nel guardaroba e nell'arredamento della casa ma tanta allegria». Non c'è la nostalgia ma il rimpianto sì, eccome: «Ho voluto raccontare come si viveva. Tutti i personaggi inseguono un sogno e si scontrano con la realtà. Ma lo fanno senza mai perdere il gusto per la risata».
E in quella Napoli senza monnezza, dove non si nasce ma si debutta, a un certo punto plana Superman; il personaggio che rimanda al titolo (la kryptonite è il minerale che può essere fatale al supereroe) «è l'accesso al mondo fantastico del bambino». Solo che il nostro Superman, gay e con le unghie smaltate, «in realtà è la vittima che non riesce a integrarsi e crede di essere un supereroe tra gli umani, dice parole incomprensibili a Peppino su quanto sia importante accettarsi per quello che si è».
Valerio Cappelli, Corriere della Sera, 3/11/2011

Critica (3):Siamo a Napoli, è il 1973 e incontriamo Peppino, nove anni, e tutta la sua famiglia. È il puntodi partenza di La kryptonite nella borsa, opera prima di Ivan Cotroneo tratta dal suo romanzo autobiografico omonimo che, dopo l'anteprima al Festival di Roma, sarà presentata stasera al Filangieri di Napoli, prima di domani. Applausi e sorrisi, intanto, hanno accolto la proiezione per la stampa.
«La mia infanzia è stata un po' diversa da quella di Peppino», pre­cisa il neo-regista, già traduttore (Hanif Kureishi, Michael Cunnin­gham), scrittore («Il re del mon­do», «Cronaca di un disamore») e sceneggiatore («Mine vaganti»), «però è vero che il suo sguardo è quello che avevo io da bambino, così come il modo di girare nel quartiere, il mio quartiere che mostro nel film. Anche la scuola ma­tema Sant' Eligio dove va Peppino è quella dove andavo io».
La ricostruzione dei Seventies è rigorosa a livello di costumi e musiche (Iggy Pop, David Bowie, ma anche Mina, Teodorakis e Peppino Di Capri, tatti nella co­lonna sonora appena uscita). «È un romanzo di formazione corale: tutti i personaggi inseguono un sogno e si scontrano con la realtà. Ma lo fanno senza perdere mai il gusto per la risata. Volevo raccontare, senza nostalgia e derive pop, e dall'ottica tutta particolare di un bambino napoletano, quel periodo in cui rispetto ad oggi c'era più capacità di indignazione anche da parte del mondo femminile. Allora le donne si ribellavano ad essere considerate solo at­traverso canoni estetici. Il tutto per una commedia umana in cui si ride, ci si commuove e accadono fatti tristi, ma raccontati con sguardo ironico. Il mio bimbo ci proietta negli anni Settanta della mia città, dove non c'era ricchezza, le case e i vestiti non erano eleganti, ma c'era una grande allegria».
Nel film Peppino (Luigi Catani) cerca la sua strada nella vita, mentre i genitori (Valeria Golino e Luca Zingaretti) attraversano una crisi matrimo­niale con lui che tradisce e lei che va da uno psicanalista poco etico (Fabrizio Gifuni) mentre il bimbo finisce imprudentemente affidato agli zii scapestrati (Cristiana Ca­potondi e libero De Rienzo), che gli fanno vivere esperienze borderline. Il mentore nella crescita del ragazzino diviene il cugino Gennaro (Vincenzo Nemolato), personaggio bizzarro che si crede Superman, teme la kryptonite verde e muore sotto un autobus, per poi apparire a Peppino e insegnargli che nella vita la felicità non è facile da raggiungere e che bisogna avere la forza di essere se stessi, in un elogio del valore della «diversità» che lascia momentanea­mente interdetto il bimbo, che non ne può più di essere permanentemente emarginato a scuola dai bulletti della classe.
Belli e allegri e solari sono gli anni Settanta di Cotroneo, tra un superman dei poveri, gli zii alternativi e un'Italia ancora piena di spe­ranze, persino di certezze (come quella della maestra di Peppino che ai suoi allievi ripete di essere la terza madre, dopo la mamma vera, «quella che vi accudisce e vi cucina», e la Madonna).
Il giocodella nostalgia è inevita­bile, con Zingaretti che rimpiange «il borsello e la voglia di lottare» e la Golino che ritiene che «un'educazione più libera, e anche un po' incosciente, con i genitori che non portavano i bambini in piscina o a lezioni di pianoforte regalava ai figli la libertà di annoiarti edi immaginare che non era niente male. E al Sud si era ancora più liberi». Zingaretti sottolinea come «Ivan è stato capace di fotografare perfettamente la psicologia di quel periodo, lontano anni luce dal politically correct di oggi».
Il senso del film lo spiega Cotroneo quando ricorda che «tutti i componenti della famiglia sono costretti a cavarsela e scoprono sulla loro pelle la differenza tra sogno e realtà. Il loro, però, è un modo di affrontare la vita con ironia, tra imprevisti e tragedie: i miei mi hanno insegnato che non siamo mai soli, c'è sempre qualcuno accanto a te, anche nei momenti peggiori. E il senso del film è questo: trovare il sorriso anche nel dolore».
Oscar Cosulich, Il Mattino, 3/11/2011

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
Valid HTML 4.01! Valid CSS! Level A conformance icon, W3C-WAI Web Content Accessibility Guidelines 1.0 data ultima modifica: 07/24/2012
Il simbolo Sito esterno al web comunale indica che il link è esterno al web comunale