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Ponti di Sarajevo (I) - Ponts de Sarajevo (Les)


Regia:Autori vari

Cast e credits:
Regia: Aida Begic - ("Album"), Leonardo Di Costanzo - ("L'avamposto"), Jean-Luc Godard - ("Les ponts des soupirs"), Kamen Kalev - ("Ma chère nuit"), Isild Le Besco - ("Little Boy"), Sergeï Loznitsa - ("Reflexions"), Vincenzo Marra - ("Il ponte"), Ursula Meier - ("Silence Mujo"), Vladimir Perisic - ("Our Shadows Will"), Cristi Puiu - ("Reveillon"), Angela Schanelec - ("Princip, Texte"), Marc Recha - ("Zan's Journey"), Teresa Villaverde - ("Sara et sa mère"); soggetto: Maurizio Braucci - ("L'avamposto"), Leonardo Di Costanzo - ("L'avamposto"), Vincenzo Marra - ("Il ponte"); sceneggiatura: Maurizio Braucci - ("L'avamposto"), Leonardo Di Costanzo - ("L'avamposto"), Vincenzo Marra - ("Il ponte"), Aida Begic - ("Album"), Kamen Kalev - ("Ma chère nuit"), Isild Le Besco - ("Little Boy"), Antoine Jaccoud - ("Silence Mujo"), Ursula Meier - ("Silence Mujo"), Vladimir Perisic - ("Our Shadows Will"), Valeria Seciu - ("Reveillon"), Marc Recha - ("Zan's Journey"), Angela Schanelec - ("Princip, Texte"), Teresa Villaverde - ("Sara et sa mère"); fotografia: Luca Bigazzi - ("L'avamposto"), Duccio Cimatti - ("Il ponte"), Erol Zubcevic - ("Album"), Julian Atanassov - ("Ma chère nuit"), Lada Paradzik - ("Little Boy"), Oleg Mutu - ("Reflexions"), Agnès Godard - ("Silence Mujo"), Simon Beaufils - ("Our Shadows Will"), Luchian Ciobanu - ("Reveillon"), Diego Dussuel - ("Zan's Journey"), Reinhold Vorschneider - ("Princip, Texte"), Rui Poças - ("Sara et sa mère"); musiche: Kaloyan Dimitrov - ("Ma chère nuit")
Montaggio: Carlotta Cristiani - ("L'avamposto"), Massimiliano Pacifico - ("Il ponte"), Redzinald Simek - ("Album"), Xavier Sirven - ("Ma Chère Nuit"), Nihad Usanovic - ("Little Boy"), Danielius Kokanauskis - ("Reflexions"), Sergeï Loznitsa - ("Reflexions"), Nelly Quettier - ("Silence Mujo"), Jelena Maksimovic - ("Our Shadows Will"), Ion Ioachim Stroe - ("Reveillon"), Belén López - ("Zan's Journey"), Helle le Fevre - ("Princip, Texte"), Andrée Davanture - ("Sara et sa mère"); scenografia: Giliano Carli - ("L'avamposto"), Alessandra Mura - ("Il ponte"); costumi: Andrea Taddei - ("L'avamposto"); produzione: Cinétévé-Obala Art Centar, in coproduzione con Bande À Part Films-Mir Cinematografica-Unafilm-Ukbar Filmes-The First World War Centenary Mission- France 2 Cinéma-Rai Cinema-Rts Radio Télévision Suisse; distribuzione: Milano Film Network; origine: Bosnia-Erzegovina-Francia-Svizzera-Italia-Germania-Portogallo-Bulgaria, 2014; durata: 110'.

Trama:13 registi europei offrono la loro visione della città di Sarajevo: ciò che questa città ha rappresentato nella storia europea degli ultimi 100 anni e quello che è Sarajevo oggi in Europa.
"L'avamposto" - Prima Guerra Mondiale. In una trincea scavata nella roccia del Monte Pasubio è asserragliato un piccolo plotone di militari italiani, per lo più ragazzi, ognuno con il proprio dialetto, ogni volto con una storia diversa. Il loro compito è quello di riconquistare un avamposto a poche centinaia di metri, ma un cecchino nemico uccide uno ad uno tutti i soldati che cercano di avvicinarsi. La convinzione di andare incontro a morte certa seminerà il panico tra i giovani militari.
"Il ponte" - Majo e Fatima sono arrivati a Roma vent'anni fa fuggendo dall'assedio di Sarajevo. Lei è una bella donna vicina ai cinquanta, cristiana. Lui cinquanta compiuti, musulmano. Il loro fragile equilibrio costruito negli anni viene rotto dalla notizia della morte del padre di Majo che obbligherà i due a fare i conti con il proprio doloroso passato.
"L'album" - La Sarajevo di oggi raccontata attraverso il ricordo dei suoi abitanti.
"Les ponts des soupirs" - Un saluto malinconico alla Sarajevo cristallizzata in un secolo di violenza reale e simbolica.
"Ma chère nuit" - Durante un bagno in piscina, un uomo viene avvisato da uno sconosciuto di un imminente attacco terroristico nei suoi confronti. Dopo aver tenuto una conversazione filosofica sulla volontà di Dio e la libertà di compiere le proprie scelte, l'uomo si appresta a fare la sua tanto attesa apparizione in pubblico per le vie della città, a bordo di una macchina militare scoperta...
"Little Boy" - Un bambino di 5 anni è rimasto solo e a occuparsi di lui c'è solamente la nonna. Durante il giorno vaga nella città di Sarajevo per dare da mangiare ai cuccioli in strada e andare a lezione di pianoforte e karate. Di notte, invece, è solo nella nebbia.
"Reflexions" - La vita nella Sarajevo contemporanea riflessa sui vetri che proteggono le fotografie in bianco e nero scattate dal fotografo bosniaco Milomir Kovačević nel 1992, durante l'assedio della città.
"Silence Mujo" - Durante un allenamento di calcio nello stadio Zetra, il piccolo Mujo fallisce un calcio di rigore mandando il pallone oltre la recinzione, nel cimitero adiacente. Mentre i compagni che scherzano sulle sepolture cattoliche e musulmane, Mujo indugia fra le tombe.
("Reveillon") - Il signor Popescu spiega a sua moglie la Storia, unendo insieme pezzi che non si incastrano di un puzzle eternamente incompleto.
"Zan's Journey" - Zan ha 21 anni è un ragazzo timido e tranquillo che vive in un villaggio nel nord della Catalogna insieme alla famiglia. Zan è nato a Sarajevo nel 1991. Quando lui aveva 8 mesi la città è stata assediata e la famiglia ha deciso di fuggire rifugiandosi a Banyoles. Zan non capisce la guerra in Bosnia perché l'ha vissuta, ma il fratello Haris lo aiuta a ritrovare il suo passato grazie ai racconti e alle descrizioni dei luoghi che lui non ha mai visto.
"Princip, Texte" - Una giovane coppia legge estratti di un'intervista con Gavrilo Princip.
"Sara et sa mère" - Sarajevo, 2014. Sara ha sei anni e sta cambiando casa insieme alla mamma. Con l'aiuto di un amico di famiglia, madre e figlia spacchettano le loro cose, piene di ricordi. Alcuni si possono condividere, altri no.

Critica (1):13 registi europei di chiara fama cinefila (in testa, a dettar legge, l'85enne Jean Luc Godard), in un generoso e divertente nella varietà film puzzle ora coraggiosamente distribuito da Milano Film Network. Con un compito uguale e diverso per tutti: coniugare in diverse calligrafie morali, estetiche, geografiche, raccontare in corti d'autore, una decina di minuti l'uno, la Sarajevo's story in fieri tra documento e fiction, variando il punto di vista, la forma, ed anche la sostanza. È un caleidoscopio di suggestioni, un'alternanza di stimoli, un modo per capire dove portano le armi e poi gli armistizi, dove il dolore soprattutto conduce per mano: torneranno i prati? Non sembra facile. Stimoli razionali (...), stimoli immaginifici o letterari (...). A ogni inizio, variando cultura, generazione, origine, dobbiamo calibrare il tasso emotivo, mutare registro e traduzione, rimettere la marcia giusta (...) gli episodi più belli sono quelli sottratti alla dittatura del Tempo, quelli dove Sarajevo è un luogo dell'anima, del dolore o della memoria. Il collage è in certi momenti straordinario (...).
Maurizio Porro, Corriere della Sera, 2/7/2015

Critica (2):Il 28 giugno 1914 viene ucciso a Sarajevo l'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d'AustriaUngheria. Dalla crisi diplomatica che ne scaturisce inizia la Prima guerra mondiale che finirà per sconvolgere l'Europa per i quattro anni successivi e si lascerà dietro di sé nove milioni di caduti. Ottant'anni dopo Sarajevo sarà ancora teatro di una delle più spaventose guerra civili del secondo Novecento, che riporterà la guerra al cuore dell'Europe dopo qualche decennio di relativa pace sociale.
Oggi, nel 2014, a cento anni di distanza da quella prima fatidica data, Sarajevo sembra racchiudere in sé un intero secolo europeo, stretto fra guerre devastanti e un'utopia di convivenza e cultura, come la città bosniaca è stata fino almeno a prima della guerra di Bosnia. Tredici registi di diversa provenienza e generazione,
coordinati dal critico francese JeanMichel Frodon, provano allora in questo film collettivo a fare una riflessione su questa città e sull'immagine del ponte, che a Sarajevo è stato da sempre un simbolo di connessione ma anche di divisione. Ne viene fuori un film corale ed eterogeneo, dove i vari interventi (tutti di meno di nove minuti) propongono riflessioni di natura anche molto diversa e vengono tutti inframmezzati da delle piccole scenette animate di Frangois Schuiten e Luis da Matta Almeida.
Il risultato è interessante, anche se naturalmente non facilmente riducibile a sintesi. Si passa da Leonardo Di Costanzo, che mette in scena una storia di diserzione su di un fronte della Prima guerra mondiale, al regista bulgaro Karmen Kalev, che fa un cortometraggio storico sui minuti che hanno preceduto l'attentato a Francesco Ferdinado; dalla bravissima Isild Le Besco, che decide di guardare la vita quotidiana di un bambino sarajevese, alla bosniaca Aida Begic, che ci mostra la vita quotidiana della città durante l'assedio. Una menzione particolare per JeanLuc Godard, che riprende il filo della sua decennale riflessione sull'impossibilità del cinema di filmare una tragedia con la modalità dell'obiettivo (dato che ogni fotografia è sempre una faux-tographie), ma anche per Ursula Meier il cui corto chiude il film: con un bambino che calcia un rigore troppo alto ed è costretto ad andare a riprendere il pallone... in un cimitero.
Pietro Bianchi, Cineforum n. 535, 6/2014

Critica (3):

Critica (4):
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