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Nico,1988


Regia:Nicchiarelli Susanna

Cast e credits:
Sceneggiatura: Susanna Nicchiarelli; fotografia: Crystel Fournier; musiche: Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo - I brani sono interpretati da Trine Dyrholm.; montaggio: Stefano Cravero; scenografia: Alessandro Vannucci, Igor Gabriel; costumi: Francesca Vecchi, Roberta Vecchi; suono: Adriano di Lorenzo; interpreti: Trine Dyrholm (Nico), John Gordon Sinclair (Richard), Anamaria Marinca (Sylvia), Sandor Funtek (Ari), Thomas Trabacchi (Domenico), Karina Fernandez (Laura), Francesco Colella (Francesco); produzione: Marta Donzelli, Gregorio Paonessa, Joseph Rouschop, Valérie Bournonville per Vivo Film, con Rai Cinema e Tarantula, in co-produzione con Voo, Be Tv; distribuzione: , origine: Italia-Belgio, 2016; durata: 93'.

Trama:Christa Päffgen, in arte Nico, è stata una delle più importanti icone pop del secolo scorso. Famosa modella negli anni Sessanta, habituée della Factory di Andy Warhol, cantante del gruppo musicale Velvet Underground e musa di Lou Reed, che nell'ultima parte della sua vita intraprende la carriera di solista girando per l'Europa e interpretando i suoi brani con una band inglese. Il film, ambientato tra Parigi, Praga, Norimberga, Manchester, nella campagna polacca e il litorale romano, racconta gli ultimi tour di Nico e della band negli anni Ottanta: anni in cui la "sacerdotessa delle tenebre", così veniva chiamata, ritrova sé stessa, liberandosi del peso della sua bellezza e ricostruendo un rapporto con il suo unico figlio dimenticato. È la storia di una rinascita, di un'artista, di una madre, di una donna oltre la sua icona.

Critica (1):Christa Päffgen è stata all’inferno, forse ci è nata: venuta al mondo nella Berlino nazista, tormentata da demoni da sempre annidati in un corpo dalla bellezza abbagliante. Hanno lavorato sulla sua mente e sulla carne di quel corpo, quei demoni; aiutati dall’eroina, lo hanno trasformato, gonfiato, de-composto, riducendo Nico - la figura magnetica che aveva affascinato i più carismatici talenti musicali (e non solo) degli anni Sessanta e Settanta – a un pallido ricordo.
Liberandosi, almeno in parte, dalla schiavitù di quell'immagine, Christa è riuscita anche a trasformare la sua possessione in qualcosa di produttivo, è riuscita a far esprimere i suoi demoni, a farli cantare, suonare, declamare versi che sembravano arrivare direttamente proprio dalle tenebre di cui era – a quel punto – divenuta “sacerdotessa”.
Questo racconta Nico, 1988, il film di Susanna Nicchiarelli che ha aperto la sezione Orizzonti. Un film che è tante cose. Un biopic che si concentra sulla parte meno conosciuta della vita della cantante, quasi restituendo il fastidio con cui Nico stessa rispondeva ai giornalisti che insistenti le chiedevano solamente delle sue performance al fianco dei Velvet Underground o delle sue relazioni amorose, ma anche un road movie, un film in costume, un film musicale (le belle sequenze di concerti nell'Europa di fine anni Ottanta sono un esempio stupefacente di come sia possibile mettere in scena le atmosfere derelitte ma rivoluzionarie di quegli eventi). Ed è pure un film di fantasmi: ogni data del tour è la tappa del viaggio di Christa tra i demoni del suo passato, tra le presenze che emergono dalla grana spessa dell'immagine analogica che racconta il suo presente.
Nico, 1988 è d'altra parte, e soprattutto, il racconto della sofferta ribellione di un corpo alla schiavitù di un'immagine, la propria. Tutto il film è costruito dentro un quadrato, formato asfittico nel quale Nico, sempre al centro della narrazione, si dimena, goffa, spesso sgradevole, a volte assente, sempre sofferente eppure capace di tenere tutti (comprimari e spettatori) in scacco perenne.
Ed è la protagonista – e non potrebbe essere altrimenti – a caricarsi tutto il peso del personaggio e del film sulle spalle: Trine Dyrholm canta e interpreta questa donna ostica e maledetta, il suo dolore e la sua imprevedibile energia, con grande credibilità. È anche grazie a lei che Susanna Nicchiarelli riesce a proseguire il suo viaggio personale in un cinema che si occupa del potere del passato di scrivere sull'immaginario, sull'immaginazione e sull'immagine, e al tempo stesso del potere che ogni individuo ha di riscrivere ciò che sembra già scritto.
Chiara Borroni, cineforum.it, 31/8/2017

(...) un film italiano, pienamente europeo e non solo perché parlato in inglese e perché attraversa vari paesi. (...) non si tratta di un biopic tradizionale, e viene subito smontata anche la mitologia del rock. Senza essere mai troppo insistito, a tratti immergendosi nel personaggio, a tratti allontanandosene in maniera critica, Nico, 1988 racconta in realtà l'Europa del dopoguerra al tramonto. È proprio questo il cuore del film, ciò che lo rende appassionante anche per chi non sa molto delle vicende narrate: il ritratto di una banda di relitti, che porta con sé il fallimento di una generazione, e attraversa il grigiore dell'Europa dell'Est e dell'Ovest un attimo prima che tutto cambi. (...) E se in lontananza riemergono i fantasmi di una nascita già tragica di quest'Europa, coi flashback di Nico bambina che osserva Berlino bombardata, i decenni appena trascorsi della creatività, della libertà e dell'utopia sono evocati invece solo nei lampi delle immagini d'epoca girate da Jonas Mekas, grande filmmaker underground lituano-newyorchese. Con una crescita sbalorditiva rispetto ai primi due film (Cosmonauta e La scoperta dell'alba), Nicchiarelli mostra un controllo impeccabile della messinscena (inquadrature mai troppo composte, pochi movimenti di macchina che spiccano per intensità, riprese sempre intelligenti dei concerti), offre una ricostruzione d'ambiente convincentissima, per piccoli tocchi, e gestisce un ottimo cast di attori, tra cui spicca ovviamente la protagonista Trine Dyrholm (... ), che canta le canzoni di Nico, ri-arrangiate dalla band Gatto ciliegia contro il Grande Freddo.
Emiliano Morreale, La Repubblica, 31/8/2017

Critica (2):

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Critica (4):
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