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Ascensore per il patibolo - Ascenseur pour l'échafaud


Regia:Malle Louis

Cast e credits:
Soggetto
: dal romanzo omonimo di Noël Calef, sceneggiatura: Roger Nimier, Louis Malle; fotografia: Henri Decae; scenografia: Rino Mondellini, Jean Mandaroux; musica: Miles Davis (eseguita da Miles Davis, Barney Wilen, René Urtreger, Pierre Michelot, Kenny Clarke); suono: Raymond Gaugier; montaggio: Léonide Azar; interpreti: Maurice Ronet (Julien Tavernier), Jeanne Moreau (Florence Carala), Georges Poujouly (Louis), Yori Bertin (Véronique), Lino Ventura (Ispettore Cherier), Jean Wall (Simon Carala), Félix Marten (Subervie), Ivan Petrovich (Horst Bencker); produzione: Jean Thuillier per la Nouvelles Editions du Film; origine: Francia, 1957; durata: 92'.

Trama:Julien Tavernier, già ufficiale in Indocina, è l'amante della moglie del suo principale. Lei fa apertamente ricorso al ricatto dei sentimenti e lo spinge a liberarla dal marito. Serve però un delitto che faccia pensare al suicidio. Julien si chiude nel suo ufficio chiedendo di non essere disturbato. Di lì, si cala attraverso la finestra nell'ufficio di Carala e lo uccide. Poi risale appena in tempo perché la segretaria, che vuole andarsene a casa, non scopra tutto. È già uscito quando s'accorge d'aver lasciato un documento compromettente. Rientra senza che il guardiano notturno, un suo ex-soldato, lo veda: ma rimane imprigionato nell'ascensore, poi che questi toglie la corrente all'intero edificio. Florence Carala sopraggiunge nel momento in cui due giovani se la svignano con la macchina di Julien. La coppia va in un motel fuori Parigi e lì il ragazzo ammazza un commerciante tedesco. Ha usato il revolver di Julien e indossato il suo impermeabile. Quando il mattino seguente Tavernier sfugge alla sua trappola apprende dai giornali di essere l'assassino di uno sconosciuto. Ovviamente è arrestato. Florence si mette alla ricerca dei due ragazzi e li trova mezzo agonizzanti dopo un tentativo di suicidio. È relativamente facile ottenere la loro confessione e tutto sembra così risolto. Ma proprio quando è evidente che Julien non ha sparato al tedesco, la polizia scopre una sua foto con Florence e li incrimina entrambi per l'assassinio di Carala.

Critica (1):Malle entra nel vivo della narrazione senza indecisioni. L'immediatezza pone subito in rilievo una delle modalità che presiedono alla costruzione delle scene; in qualche sorta una costante dello stile. La rapidità con cui la dinamica della sequenza è definita (i due piani dell'avvio, privi di ogni ragione descrittiva o introduttiva) lascia poi il posto a un certo allentamento del ritmo, per inserire nuovi elementi e per accumulare ulteriori informazioni. In questo senso si veda l'uso del particolare. Alternandolo ai piani medi, Malle prospetta un linguaggio capace di aderire totalmente alla materia su cui s'esercita l'occasione filmica. Trattandosi qui del genere poliziesco, potrebbe anche essere una scelta non eludibile. Ma c'è forse qualcosa di più: ché il trattamento del dettaglio è la spia di forti e tuttavia non risolte ascendenze bressoniane. Si ripensi soprattutto alle scene dell'ascensore, nelle quali la messa in causa degli oggetti - a differenza di quanto avviene nel Bresson del Condamné - è non più che pura visualizzazione. Vanificato il tentativo di riproporre in modo originale l'essenzialità del maestro, resta l'esigenza del rigore espressivo che Malle persegue provandosi a strutturare una sequenza conchiusa e definita, dotata di un suo ritmo e di una sua autonoma pulsione, suscettibile di una vasta gamma di possibilità. La sorprendente maturità delle applicazioni stilistiche svaria dalla accurata definizione delle unità ristrette (un esempio per tutti la sintetica descrizione, in tre inquadrature, della partenza dei due giovani da Parigi), alle articolazioni più ardue e ambiziose, sino ai pezzi di bravura e alla strutturazione di unità complesse. Due atteggiamenti sembrano emergere: da una parte la ricerca insistita del piano continuo (Florence entra in un bar: la camera carrella obliquamente davanti ai clienti e alle coppie e poi stacca verso l'alto riprendendo la Moreau da dietro e raggiungendola allorché va a porsi di fronte allo specchio) talvolta ottenuto con effetti di montaggio interno; dall'altra la ricerca di raccordi e connessioni che definiscano l'unità della sequenza - e qui giocano i rumori (un richiamo a Tati?), le coordinate sintattiche, la colonna sonora che Miles Davis ha improvvisato dinanzi alle immagini in sala d'incisione. Nei casi in cui i diversi interventi divengono essenziali e si sommano all'unita conseguita dai segni filmici la tensione verso una continuità intessuta di scansioni riconoscibili si fa ancora più evidente. C'è insomma la ricerca, implicita e manifesta a un tempo, di un sostanziale equilibrio tra l'insieme e le parti tra la sequenza intesa nella sua globalità e nella sua scorrevolezza e le inquadrature prese nella loro specificità singola, nella loro concreta forma espressiva. La conferma arriva dall'intelaiatura del film. La conformazione binaria si impernia essenzialmente sul "destino" e sulle "azioni" dei due personaggi principali. Per un verso abbiamo Julien che viene spinto al delitto e si ritrova nell'ingranaggio determinato dalla sequela degli eventi (è l'eroe del giallo suo malgrado: un protagonista per opposizione, per contrasto). Alla figura della donna - al suo girovagare e alla sua psicologia - è affidato il parallelo ma sempre distinto filone tematico. La divisione esemplificata nella sequenza iniziale si manterrà per tutto il corso del film. Solo nel finale i due saranno uniti, si vedranno uniti: ma in foto, e per surcrôit d'ironia, sarà proprio la foto a costituire la prova della loro colpevolezza. Il nesso che collega le due linee di articolazione (e che complica lo svolgimento dell'azione) è costituito dai due giovani che sottraggono l'auto a Julien e successivamente dalla figura del commissario. È il polo intermedio che determina gli sviluppi e ogni evoluzione della storia: che fissa il destino dei due protagonisti. Su di esso si riflettono la distratta passività dell'uomo e il relativo spirito di concretezza di Florence, ossia una tipologia dei ruoli e delle figure che, a parte alcune irrilevanti eccezioni, si riprodurrà in seguito (da Le feu follet a Viva Maria, a Le Voleur). [...]
Gualtiero De Santi, Louis Malle, Il Castoro cinema, 1977

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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