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Qualche nuvola


Regia:Di Biagio Saverio

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Saverio Di Biagio; Beba Slijepcevic (collaborazione), Massimo De Pascale (aiuto); fotografia: Francesco Di Giacomo; montaggio: Marco Spoletini; musica: Francesco Cerasi; scenografia: Andrea Audino; costumi: Ilaria Albanese; interpreti: Michele Alhaique (Diego); Primo Reggiani (Ivan); Greta Scarano (Cinzia); Aylin Prandi (Viola); Giorgio Colangeli (Umberto); Pietro Sermonti (Carlo); Michele Riondino (Don Franco); Veronica Corsi (Barbarona); Paolo De Vita (Sandro); Paola Tiziana Cruciani (Maria); Elio Germano (venditore); Antonella Attili (madre di Viola); produzione: Minollo Film, Bartlebyfilm, Relief, con il contributo del MiBAC, con il sostegno di Roma - Lazio Film Commission; distribuzione: Fandango; origine: Italia, 2011; durata: 99'.

Trama:Roma fa pensare ai palazzi antichi e pieni d’incanto. Dove vive Diego, i turisti non ci passano nemmeno per sbaglio. Lui è nato in uno di quei quartieri popolari ai margini della città, lavora in un cantiere edile, ha scelto i mattoni, ha scelto Cinzia perché sono cresciuti insieme, sullo stesso pianerottolo. Per Cinzia la strada da scegliere è una sola da quando è bambina: fare figli, sposarsi, accudire la casa. Questo passo, che potrebbe essere un fatto privato, non lo è in borgata dove si condivide tutto, anche la vita degli altri. Ma un fuori programma prima o poi deve arrivare. Viola, la nipote del capo, ha bisogno di restaurare la casa e Diego, viste le circostanze, non si tira indietro. Viola appartiene a un altro mondo, vive nel centro storico tra locali e vernissage, e la sua vita sembra lontana dalla borgata e dal cantiere. Un bacio e tutta quella distanza tra Viola e Diego si dissolve in un solo istante. Il matrimonio è ormai cosa fatta, non c’è via di fuga. Bisogna rispondere di sì, e tocca a Diego rispondere alla fatidica domanda. Può dire di no a tutti quanti? Può distruggere tutto? Cos’altro può cercare? D’altronde la sua strada l’aveva scelta da anni. Ha visto fuori dal suo quotidiano e forse saprà dimenticare. C’è qualche nuvola in cielo, sono le nuvole dei dilemmi, delle scelte non ponderate, e delle scelte che qualcuno ha fatto per noi.

Critica (1):In un quartiere popolare ai margini della città eterna, vive Diego, un giovane coscienzioso che ama il proprio mestiere, fa il muratore ed è molto stimato dal datore di lavoro, e sta per sposarsi con Cinzia. Sono cresciuti insieme, nello stesso condominio, sullo stesso pianerottolo. Per guadagnare qualche soldo in più e far fronte alle imminenti spese per il matrimonio, il ragazzo accetta un lavoro extra, la ristrutturazione di un grazioso appartamento nel centro storico abitato dalla bella e giovane nipote del capo, Viola.
Opera prima firmata da Saverio Di Biagio, Qualche nuvola attraverso una vicenda privata, racconta piuttosto bene, con levità, la vita di una borgata romana, dove qualsiasi decisione, problema o dubbio viene condiviso dai genitori, dai parenti o dagli amici. La mdp si limita ad osservare, a riprendere benevolmente quel che accade, restituendo gli affanni e le incertezze della futura sposa, sempre alla ricerca della migliore rubinetteria, del ristorante più adatto, del letto più comodo. Diego, dal canto suo, si lascia vivere, lascia che siano gli altri a prendere le decisioni importanti. Ma chi ha detto che il sogno più grande sia per forza quello del matrimonio con la ragazza della porta accanto?
A Diego sfiora il dubbio, soprattutto nel momento in cui entra in contatto con un altro mondo, con quello dei vernissage e delle abitazioni del centro, con una ragazza che gli chiede di esprimere opinioni ed emozioni, magari di fronte a qualche fotografia che ha da poco terminato di sviluppare.
Qualche nuvola ha tutti gli ingredienti per una commedia riuscita, riesce a caratterizzare e a rendere credibili i propri personaggi, evitando lo stereotipo, toccando temi importanti come la dignità del lavoro, l’importanza di scegliere la strada giusta, la lealtà verso la propria famiglia e verso i propri amici, la solitudine, oltre, ovviamente, a riflettere sul tradimento e sul senso del matrimonio. (...)
Luisa Ceretto, mymovies

Critica (2):Due anni fa, si fece conoscere e amare a Venezia con un piccolo film, capace di arrivare al cuore: Dieci inverni di Valerio Mieli, storia di un rapporto che non riesce a diventare amore, ma che sempre sfiora quello stato, durante dieci anni. Adesso torna alla Mostra con un'altra opera prima: Qualche nuvola di Saverio Di Biagio. Il film è stato presentato ieri nella sezione Controcampo italiano. Lui è Michele Riondino, nato a Taranto, 31 anni, volto interessante del nuovo cinema italiano. In "Qualche nuvola", Michele è don Franco, un prete di periferia, amico d'infanzia del protagonista, arrivato alla vigilia del matrimonio con dubbi tremendi su quel «sì» da dire o meno. «Non mi sono riferito a nessun modello di prete visto al cinema», dice Michele Riondino. «E neppure a sacerdoti che avevo conosciuto. Il fatto è che appena metti la tonaca, ti viene da allargare le braccia e assumere un certo tono di voce... Diventi subito un prete!».
Prosegue Riondino: «La forza del film? Non giudicare. Non giudicare i suoi personaggi, che amano e tradiscono, che sono incoerenti ma veri».
Giovanni Bogani, Nazione-Carlino.Giorno, 7/9/2011

Critica (3):Il conflitto sociale attraverso il contrasto tra la Roma borghese del centro storico e la borgata operaia, una vita congelata nell’incapacità di scegliere, le nuvole che passano e (forse) vanno via nel cielo di un’esistenza che procede su un percorso già tracciato, tra matrimonio e tradimento. Qualche nuvola, opera prima di Saverio Di Biagio, gioca su questi opposti appoggiandosi sulle atmosfere agrodolci di Roma e raccontando l’avventura di Diego (l’ottimo Michele Alhaique, ne sentirete molto parlare), che è nato e vive in un quartiere popolare, fa il muratore e vive nella sicurezza del suo amore per Cinzia (Greta Scarano), con cui presto si sposerà. Ma nessuno, compresa la sua futura sposa, gli chiede mai come sta, cosa vuole. Nemmeno i suoi amici storici, quel Franco (Michele Riondino con un ciuffo improbabile e un’efficace calata romana) che nel frattempo è diventato “Don”, e quell’Ivan (Primo Reggiani), che invece si è un po’ perso. E così Diego si lascia trascinare in una coinvolgente avventura con Viola (Aylin Prandi), ragazza dell’upper class di cui sta ristrutturando il lussuoso appartamento.
“Volevo raccontare la borgata romana per come la conosco io che vivo a Morena – ci racconta il regista – una zona che ora è diventata residenziale ma 30 anni fa non lo era affatto. Ho rubato spunti dai miei conoscenti, parenti e amici per creare la struttura di un conflitto tra borgata e centro. La Roma “operaia” e proletaria l’ho trovata nel Quadraro, a Largo Spartaco, dove tra l’altro si ambientava Un borghese piccolo piccolo; quella ricca a Trastevere, in piazza Santa Cecilia, dove abbiamo usato un antico ospizio dei Doria”. Ma in Qualche nuvola c’è anche Ostia, curiosamente la stessa scelta da Luciano Emmer per Domenica d’agosto e ora da Woody Allen per Bop Decameron, perché Diego e Cinzia scelgono per il ricevimento del matrimonio proprio lo stabilimento La Vecchia Pineta.
Nel suo essere sospeso tra matrimonio e tradimento – la strada vecchia e sicura e un possibile futuro pieno di incognite – Diego cerca punti di riferimento nella Chiesa (“che non è brava a capire cosa succede”, spiega Di Biagio), e negli amici-colleghi del cantiere, una piccola famiglia composta tra gli altri da Giorgio Colangeli, che lo coccola e lo spalleggia. Pur fertile di dinamiche e simbolismi rivelatori del Paese, quello del cantiere è un luogo finora poco sfruttato dal cinema italiano: l’anno scorso Daniele Luchetti ci aveva puntato i riflettori con il suo La nostra vita, che ha diverse affinità con l’opera prima di Di Biagio. “Ma questa storia io l’avevo scritta nel 2004, ed è stata finalista al Premio Solinas – precisa – E poi il film di Luchetti aveva uno sguardo severo e sociologico sui cantieri, io invece, da figlio di muratore, li guardo con affetto”, avverte lui. Che della Capitale ama tutto, ha voluto portarla sullo schermo “con schiettezza e un tocco di commedia” e celebrarla persino con la canzone Amo la mia città della Banda Bassotti, che commenta musicalmente il film.
“Anch’io conosco un po’ questi personaggi – ci dice il protagonista Michele Alhaique (...) – perché sono nato a Casal Bruciato. Di Diego mi ha affascinato subito il suo essere un antieroe che porta avanti la narrazione pur essendo passivo. Non agisce, non decide, si fa trascinare nel matrimonio e con la stessa facilità si fa baciare da Viola. Resta un personaggio imploso, che paradossalmente ha in sé l’eredità borghese dell’incomunicabilità”. In questa commedia agrodolce ben accolta a Venezia, dove è passata nella sezione Controcampo Italiano, c’è poi anche un altro “orgoglio capitolino”: Elio Germano. Impalmato l’anno scorso come miglior attore al Festival Di Cannes, l’attore romano ha un piccolo ma divertente ruolo come venditore in un negozio di arredamento. (...)
Michela Greco, Nuovo Paesesera – paesesera.it, 6/9/2011

Critica (4):
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