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Come vinsi la guerra - General (The)


Regia:Keaton Buster, Bruckman Clyde

Cast e credits:
Soggetto: William Pittenger, Paul Girard Smith; sceneggiatura: Clyde Bruckman, Buster Keaton, Charlie Smith, Al Boasberg; fotografia: Bert Haines, Devereaux Jennings; musiche: Robert Israel, William P. Perry, James C. Bradford; montaggio: Buster Keaton, Sherman Kell; scenografia: Fred Gabourie; interpreti: Marion Mack (Annabelle Lee), Charles Henry Smith (padre di Annabelle), Frank Barnes (Lee), Glen Cavender (Capitano Anderson), Jim Farley (Gen. Thatcher), Jim Denlin (Cap. Sndersob), Buster Keaton (Johnny Gray), Joe Keaton (Generale dell'Unione), Tom Nawn (Generale dell'Unione), Frederick Vroom (Generale Sudista); produzione: Buster Keaton Productions Inc.-United Artists; origine: Usa, 1927; durata: 77’.

Trama:Durante la Guerra di Secessione il giovane sudista Johnny Gray (BK) vive combattuto fra due passioni: l'amore per la giovane Annabelle Lee e per la locomotiva «The Generai» di cui è macchinista. Per andare incontro ai sogni di lei, che vuole sposare un soldato, Johnny chiede di essere arruolato, ma viene scartato - dopo di che la ragazza, delusa, lo lascia. Un giorno un commando nordista ruba la locomotiva su cui si trova anche Annabelle. Johnny parte all'inseguimento, ma trova, dopo un lungo girovagare, solo la locomotiva. Questa però gli permette di arrivare addirittura oltre le linee nemiche e nel quartier generale nordista, dove recupera Annabelle e apprende i particolari di un progetto di attacco ai sudisti. I due giovani fuggono sulla locomotiva, ma vengono inseguiti da due treni carichi di soldati. Johnny se ne libera facendo crollare dietro di sé un ponte. L'attacco nordista fallisce e lui fa addirittura prigioniero il generale nemico. Decorato dal generale Jefferson, ora può (anzi deve) finalmente partire per il fronte e quindi lasciare Annabelle.

Critica (1):La storia è tratta, ovviamente con una certa libertà, da un romanzo di William Pettenger e si ispira a un fatto realmente accaduto nel 1862 - il che, a detta di molti, fa di The General il primo film comico-storico della storia del cinema (ne verrà fatto un pallido remake nel 1948, Un sudista del Nord, interpretato da Red Skelton e con la collaborazione dello stesso Keaton). Ma quello che colpisce è la perfetta consequenzialità del racconto: Johnny ha due amori, una ragazza e una locomotiva; può avere la seconda, ma non la prima; a un certo momento entrambe vengono rapite insieme, e insieme infatti Johnny le ritrova, quasi a sottolineare la totale dipendenza fra le due. La simmetria della struttura narrativa appare duplicata dal percorso di andata-ritorno di Johnny e ribadita dal finale, in cui Johnny ottiene apparentemente la ragazza, ma in realtà deve lasciarla (perché ottenerla significa partire per il fronte). Happy end? Ma fino a che punto? Dopo tutto Johnny chiedeva due cose alla vita: Annabelle Lee e il suo General e non ottiene nessuna delle due. È stato solo lo strumento di un'azione che non dipendeva da lui. Una immagine sembra riassumere con dolce e malinconica ironia l'intera situazione: Johnny, perso nei suoi sogni frustrati, si siede su una biella della locomotiva e questa comincia a muoversi, portandolo con sé in una ondulatoria e rotatoria altalena. (...)
I «grandi spazi non segnati da orme» di cui parla Walt Whitman, da attraversare e conquistare con tutto lo slancio di un pioniere; l'amore per le macchine che porta la locomotiva a identificarsi ora con la ragazza oggetto dei suoi sogni, ora con Johnny stesso; il viaggio come iniziazione alla vita, proprio di una tradizione che affonda da un lato nel romanzo di frontiera e nella figura di Huckleberry Finn, e dall'altro nel road movie, la geometria terribilmente lineare delle corse in treno; il falso happy end, in cui il mondo replica la propria ineluttabile inaccessibilità – sono questi gli elementi di maggior spicco in un film che non ha mai una caduta, un rallentamento, una divagazione – in cui ogni gag è un corollario necessario e inevitabile della struttura profonda – e in cui Keaton rivela una maestria davvero eccezionale nell'impiego del mezzo linguistico. Basterebbe ricordare un'immagine fra le tante: durante il viaggio di ritorno il treno dei nordisti raggiunge il vagone trainato dal General e lo aggancia; l'azione è mostrata da una lunga carrellata parallela alla corsa dei due treni; a questi si aggiunge una panoramica che rivela che, mentre i nordisti agganciano il vagone, BK se ne sta liberando, sganciandolo dal General e ritorcendo così – simmetricamente – verso di loro l'azione subita nella prima parte. È una immagine assolutamente perfetta nella sua continuità e precisione, in cui il movimento di macchina si sostituisce al montaggio nel far succedere a una immagine che fa pensare una cosa un'immagine che ne rivela un'altra, contemporanea e risolutiva. (...)
Giorgio Cremonini, Buster Keaton, Il Castoro cinema, 9/1995

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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