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Grace Is Gone - Grace Is Gone


Regia:Strouse James C.

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: James C. Strouse; fotografia: Jean-Louis Bompoint; musiche: Clint Eastwood (la canzone "Grace is Gone" (di Clint Eastwood e Carole Bayer Sager) è cantata da Jamie Cullum; montaggio: Joe Klotz; scenografia: Susan Block; arredamento: Tanja Deshida; costume: Ha Nguyen; effetti: Camille Geier, Edgeworx, RhinoFX; interpreti: John Cusack (Stanley Philipps), Gracie Bdenarczyk (Dawn Phillips), Shelan O'Keefe (Heidi Phillips), Alessandro Nivola (John Phillips), Doug Dearth (Capitano Riggs), DanaLynne Gilhooley (Grace Phillips), Doug James (Cappellano Johnson), Marisa Tomei (donna in piscine); produzione: John Cusack, Grace Loh, Daniela Taplin Lundberg, Galt Niederhoffer, Celine Rattray, Riva Marker, Jessica Levin, Marilyn Haft per New Crime Productions-Plum Pictures-Benedek Films; distribuzione: 01 Distribution; origine: Usa, 2007; durata: 85’.

Trama:Da quando sua moglie Grace, militare nel corpo dei marines, è partita per il fronte in Iraq, l'ex militare Stanley Philipps si occupa della casa e delle due figlie, Dawn e Heidi. Alla notizia della morte di Grace durante una battaglia, Stanley non riesce a comunicare alle figlie la scomparsa della mamma e decide di partire con loro per un viaggio. Lungo il tragitto, l'uomo si troverà costretto a fare i conti con una serie di sentimenti contrastanti che, a causa del dolore per la perdita dell'amata, metteranno in discussione tutto ciò in cui lui ha sempre creduto e allo stesso tempo riuscire a comunicare alle bambine che la loro mamma non tornerà più.

Critica (1):Il raffronto fra Caos calmo e Grace is gone, piccolo film indipendente americano che esce oggi in Italia dopo aver ottenuto il premio del pubblico e quello per la miglior sceneggiatura al Sundance, è immediato: entrambi narrano la vicenda di un padre che perde la moglie e deve gestire la situazione con la propria prole (due figlie nel caso di Grace is gone, una nel caso di Caos calmo). Entrambi i film narrano la loro storia con pudore e sensibilità, ma Grace is gone riesce a essere meno manipolativo e più sincero, principalmente perché non si preoccupa di essere "cinematografico" e preferisce offrire il proprio onesto tributo al dolore.
Il che non significa che sia poco riuscito come film, perché il regista James C. Strause, esordiente dietro la macchina da presa ma già affermato come sceneggiatore, non ha lasciato nulla al caso: dalla cura delle inquadrature alla fluidità dell'azione, dai dialoghi realistici (anche nel loro andamento ondivago e nelle loro contraddizioni) alla recitazione degli attori, che è una vera prova soprattutto per John Cusak nella parte del neovedovo (ma sono eccezionalmente credibili anche Alessandro Nivola nei panni di suo fratello, un ruolo simile a quello di Alessandro Gassman in Caos calmo ma molto più drammatico, e le due ragazzine che interpretano le figlie).
Aggiungiamo che la moglie che muore è un soldato partito volontariamente per la guerra in Iraq, che suo marito è anche lui un ex militare convinto della necessità di combattere per il proprio paese, e che il fratello è invece un pacifista totalmente contrario alla politica estera di Bush, e abbiamo l'idea di quanta carne metta al fuoco questo piccolo film, girato in poche settimane e prodotto dallo stesso Cusak, che ha creduto a tal punto alla sceneggiatura di Strause da affidargli la regia e i (pochi) denari necessari di tasca propria.
Realizzato con grande economia non solo di mezzi e di location ma anche di sentimenti,
Grace is gone è un commovente gioiellino di essenzialità poetica, senza una sola scena falsa o una sola inquadratura inutile, e senza una parola di troppo a profanare il silenzio della scena clou: quella in cui il padre si confronta con le figlie circa la perdita della donna più importante della vita di tutti e tre.
Paola Casella,
Europa, 25/7/2008

Critica (2):Stanley Phillips ha un lavoro e due figlie: Heidi di 12 anni e Dawn di 8. Stanley avrebbe voluto servire il suo Paese partendo per l'Iraq ma un difetto fisico glielo ha impedito. Così si occupa delle bambine mentre è sua moglie Grace ad essere impegnata sul fronte. Finché un giorno, mentre le figlie sono a scuola, arriva la notizia: Grace è stata uccisa. Stanley è sconvolto e inizialmente non sa come reagire. Poi decide di non sottoporre subito Heidi e Dawn allo choc. Le porterà in Florida a un grande Parco Giochi. Nel viaggio si fermeranno anche a far visita allo zio. Prima o poi la dolorosa verità dovrà essere partecipata ma ora è troppo presto. Stanley non ce la fa e si costringe a tenere il dolore dentro. Con immensa fatica.
Nel 1987 un film di un maestro del Cinema, Francis Ford Coppola, ci costrinse a guardare il Vietnam con lo sguardo di chi credeva in quella guerra e soffriva nel vedere tanti giovani mandati allo sbaraglio. Il film era Giardini di pietra. Oggi che gli Stati Uniti si sono impantanati in un Vietnam mediorientale ci porta ad osservare il mondo con gli occhi di qualcuno che vorrebbe 'essere là'. Possiamo non essere d'accordo (come il fratello liberal) ma entrare nell'animo di chi sostiene ragioni diverse dalle nostre è spesso un esercizio proficuo. Se poi a sostenere il ruolo c'è John Cusack l'esito è assicurato.
Se nel cinema bellico classico erano le mogli o le madri (perfettamente omaggiate nella breve ma ormai 'classica' sequenza di Salvate il soldato Ryan) che aprivano la porta agli ufficiali che portavano la notizia della morte del soldato, oggi la situazione può essere rovesciata. Nella sofferenza 'on the road' di un padre che non sa come dire alle proprie figlie che la madre non tornerà se non in una bara avvolta dalla bandiera (mista al senso di colpa per non essersi trovato lui al suo posto) è insita una vasta gamma di espressioni che solo un grande attore può riuscire a trovare. Cusack lo è e riesce a conferire a Stanley una grande umanità che non ne fa il fanatico guerrafondaio ma, molto più semplicemente, un uomo e un padre carico di dolore e di amore per le proprie figlie.
Grace Is Gone è un piccolo film da vedere. Senza temere la commozione.
Giancarlo Zappoli,
mymovies

Critica (3):

Critica (4):
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