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Monsieur Batignole - Monsieur Batignole


Regia:Jugnot Gérard

Cast e credits:
Sceneggiatura: Gérard Jugnot, Philippe Lopes-Curval;fotografia: Gérard Simon; musiche: Khalil Chahine; montaggio: Catherine Kelber; interpreti: Gérard Jugnot (Edmond Batignole), Jules Sitruk (Simon Bernstein), Jean-Paul Rouve (Pierre-Jean Lamour), Michèle Garcia (Marguerite Batignole), Alexia Portal (Micheline Batignole), Violette Blanckaert (Sarah Cohen), Gotz Burger (Colonnello delle SS Spreich); produzione:Oliver Granier, Dominique Farrugia, Gérard Jugnot; distribuzione: Lady Film; origine: Francia, 2002; durata: 100'.

Trama:Parigi, estate 1942. La Francia è sotto l'occupazione tedesca. Edmond Batignole, di professione macellaio, viene suo malgrado coinvolto dal futuro genero, attivo collaborazionista, nell'arresto della famiglia ebrea dei Bernstein, suoi vicini di casa. Simon, uno dei figli, riesce a scappare ma, presentatosi alla soglia di casa convinto di trovarne i genitori, scopre che Edmond e la sua famiglia ne hanno preso possesso e vivono lì. Edmond, sentendosi in colpa, decide di nascondere il ragazzo, il quale viene presto raggiunto da due cuginette, i cui genitori sono stati a loro volta deportati.

Critica (1):Abbiamo appena finito di vedere Laissez-Passerdi Bertrand Tavernier che ecco un altro film sul collaborazionismo francese durante l'occupazione nazista. Monsieur Batignole diretto e interpretato da Gérard Jugnot si riferisce nuovamente agli anni oscuri di Vichy. Un periodo controverso le cui vicende sono state rappresentate puntando prevalentemente sulla retorica dell'eroismo della resistenza, tralasciando, invece, la questione scottante della resa francese non solo da un punto di vista militare ma anche ideologico.
Probabilmente i nuovi fenomeni antisemiti e l'ascesa dell'estrema destra culminata con il ballottaggio Chirac-Le Pen, hanno indotto i registi francesi ad approfondire meglio le vicende di un passato non propriamente remoto e del quale non andare così fieri.
Se Tavernier ha puntato su una vicenda che ha finito soltanto per scaldare gli animi e che, di fatto, non ha raggiunto lo scopo di far riflettere sulle cause che portarono la Francia a cadere nella trappola dell'ideologia fascista e antisemita; Jugnot, per parte sua, con un piccolo film poco pubblicizzato e stilisticamente più sobrio, è riuscito nell'intento di raccontare una storia leggera che, però, dà molto da pensare anche per quanto riguarda il presente.
Ben inteso, Monsieur Batignole non fa gridare al capolavoro, tuttavia in perfetto stile cinematografico francese è un film semplice nel quale elementi drammatici e comici riescono a trovare un giusto compromesso. Jugnot descrive con rara lucidità come il fascismo e l'antisemitismo possano far presa anche presso una società apparentemente immune dalle barbarie. L'assunto del regista e attore francese è che l'autentica malvagità, in realtà, prende con sé pochi uomini e donne. Così come la reazione ad essa coinvolge allo stesso modo poche unità. In mezzo agli estremi, tra Riccardo III e Robin Hood, c'è la cosiddetta massa silenziosa. Ed è questa maggioranza che determina l'andamento delle cose: con l'indifferenza, il bieco occuparsi del proprio interesse, l'incapacità di guardare oltre se stessi e non comprendere che il destino di un individuo deve essere legato indissolubilmente a quello degli altri.
Proseguendo nella visione di una vicenda che è paradigmatica, ci si accorge che in Monsieur Batignole il punto cruciale e più stimolante, però, non sta tanto nel prendere di mira i collaborazionisti o coloro che definiremmo senza tanti eufemismi dei veri e propri bastardi. Molto più interessante è come il regista francese riesca a dimostrare che la rettitudine di un uomo qualunque si realizza con una semplice ma impegnativa pratica quotidiana, e non grazie alla persuasività di principi morali che muovono da presupposti astratti. Insomma, se è facile identificare e raffigurare il male nella persona del mediocre e meschino commediografo che per bieco interesse collabora con i gerarchi nazisti, è molto più complicato individuare e dare una rappresentazione del bene nel personaggio del macellaio (il signor Batignole, interpretato da Jugnot) che si eleva dalla massa silenziosa e diventa un eroe per caso assumendo una posizione etica nell'immediato, ossia praticandola concretamente senza alcuna consapevolezza e assunzione di principi.
Pierre-Jean Lamour (Jean-Paul Rouve), il commediografo, si lascia accecare del tutto dall'avidità e da un'odiosa forma di solipsismo che gli impedisce di cogliere il senso alto della presenza degli altri (in questo caso gli ebrei); il signor Batignole, raro esempio di mediocrità intellettuale, coglie d'improvviso il valore etico non solo della propria esistenza ma anche di quella del suo prossimo. E questa scoperta avviene d'improvviso: forse perché prova un'irreprimibile compassione per il bambino ebreo che gli si presenta alla porta in cerca d'aiuto; o perché riesce a operare una distinzione tra l'essere macellaio di carne suina e l'essere macellaio di carne umana; o forse perché paradossalmente ha più paura di stare dalla parte dei tedeschi che da quella degli ebrei.
Comunque sia, il signor Batignole mette in gioco la sua intera esistenza per salvare Simon (Jules Sitruk) seguendo una specie d'istinto, a seconda delle occasioni che di volta in volta gli si presentano davanti. Non sappiamo fino a che punto sia lui a decidere, o siano gli eventi a decidere per lui: il modesto macellaio prende una certa direzione e per nostra fortuna è quella giusta. Purtroppo in questo stato di inaggirabile arbitrarietà, altri continuano a preferire di camminare per sentieri oscuri. Così è la vita e non possiamo che prendercela con noi stessi se è vero, come ebbe a dire un poeta dei tempi nostri, che la storia siamo noi.
Mazzino Montinari, Kwcinema

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Gérard Jugnot
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