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Apnea


Regia:Dordit Roberto

Cast e credits:
Soggetto: Roberto Dordit; sceneggiatura: Roberto Dordit, Serena Brugnolo; fotografia: Tommaso Borgstrom; musiche: Pasquale Laino, Paolo Buonvino; montaggio: Luciana Pandolfelli; scenografia: Beatrice Scarpato; costumi: Maria De Fornasari; interpreti: Claudio Santamaria (Paolo), Elio De Capitani (Giordano), Fabrizia Sacchi (Monica), Michela Noonan (Chiara), Diego Ribon (Alex), Giuseppe Battiston (Renato), Emilio De Marchi (Infanti), Emanuel Dabone (Naim), Enrica Rosso (Josephine), Daniele Mauro (Leo); produzione: Francesca Cima, Nicola Giuliano Per Indigo Film, in collaborazione con Rai Cinema; distribuzione: Istituto Luce; origine: Italia, 2004; durata: 85’.

Trama:Paolo aspetta fuori dalla palestra che il suo compagno di scherma lo raggiunga, ma Franz non si presenterà mai all'incontro: è morto di infarto nella sua auto. Complice la borsa sportiva di Franz, che la moglie gli lascia in dono, Paolo scopre che il suo migliore amico gli nascondeva una vita segreta e che anche la sua morte non è priva di misteri. Smessa la tuta bianco candido da campione del più nobile degli sport, si addentra allora nel mondo sporco della conceria, emblema delle tante imprese del Nordest che sacrificano la correttezza dei mezzi all'unico fine del denaro. Conoscerà lo spregiudicato Giordano (Elio De Capitani), imprenditore e padre della bella Chiara e del piccolo Leo, affetto da infinta tristezza, e scoprirà che, sotto il cielo sempre grigio di quella zona d'Italia, si consumano sfruttamenti neri e morti bianche. Armato di un senso di giustizia che pare un carattere smarrito da tempo dalla selezione naturale, il silenzioso Paolo riuscirà infine a far rumore, pur pagandone il prezzo.

Critica (1):L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro. Nero, sottopagato, precario. Nessuno sembra accorgersene. I molti che applaudivano Moretti e il suo Caimano, dicevano: «finalmente una vera fotografia dell'Italia». Bene: se è così, l'unica spiegazione plausibile è che il precario fosse quello che faceva la foto, probabilmente gratis. Nella realtà, nella politica, nella vita il precario è un fantasma. Persino al cinema. Come non dare merito quindi ad Apnea (Indigo Film), opera prima dell'interessante e umile Roberto Dordit, di aver ben utilizzato i fondi statali ex art. 28 per andare nel Nord Est e raccontarci l'ingiustizia della nostra economia e del nostro sistema. Mostrarci quella acclamata piccola e media impresa, fregio del made in Italy, che vive uccidendo i propri lavoratori. O meglio, schiavi. Apnea è un urlo silenzioso contro le morti bianche, contro l'iperliberismo cinico e miope. E' un bel noir, anche se povero, in cui non c'è lieto fine. Uno schermidore ex olimpionico diventato imprenditore tessile muore in circostanze misteriose. Il compagno di stoccate da una vita, ora giornalista sportivo – un sobrio e bravo Claudio Santamaria - decide di far luce sull'avvenimento, con l'involontario aiuto di un bambino autistico e sorretto dall'amore della bella sorella di lui (Michela Noonan). Cadrà in un abisso, dove l'apnea è necessaria per non sentire la puzza delle vite e delle morti che il profitto brutto, sporco e cattivo ha insozzato inesorabilmente e inevitabilmente. Tre cadaveri in questo film, come ogni giallo che si rispetti, uno dei quali a lungo senza nome, come tanti, troppi lavoratori. Due imprenditori come necessario contorno: il sottovalutato Emilio De Marchi, uno buono e codardo che segue le regole e che non sa infrangerle per fare giustizia; un eccellenteElio De Capitani, che a questo ruolo deve quello di Berlusconi per Moretti. Feroce nella sua normalità borghese, non ha incertezze né rimorsi. Ha il potere e se lo tiene stretto, a tutti i costi. Questo è cinema civile e cinema di genere. Ottimo. Con i suoi difetti: ma sette settimane di lavorazione e un budget risicato non danno diritto di replica. Con sole 7 copie l'Istituto Luce non ha usufruito dei fondi per la distribuzione) questo rischia di essere un film precario, fantasma, dimenticato. Ci ha messo quasi tre anni per "entrare" nelle sale. Non facciamolo uscire.
Boris Sollazzo, Liberazione, 16/2/2007

Critica (2):Apnea, esordio al lungometraggio di fiction del documentarista Roberto Dordit, esce nelle sale italiane a due anni dalla realizzazione, grazie all'intervento dell'Istituto Luce e al sostegno di Nanni Moretti. Intelligentemente, il film non sceglie la strada dell'inchiesta o della denuncia tout-court, ma è abile nel costruire un mondo di personaggi verosimili che vorrebbero indurci a considerare "normalità" una mentalità alterata e omicida. Nonostante lo spettatore possa essere colto da un'iniziale difficoltà di comprensione, man mano che i fili narrativi presentati singolarmente s'intrecciano fra loro, si fa chiaro e coinvolgente il percorso giallo verso la soluzione del dramma. I codici del noir, la prova attoriale del protagonista Claudio Santamaria e degli altri interpreti (da Diego Ribon a Fabrizia Sacchi, da Michela Noonan a Giuseppe Battiston), sottraggono il film al pericolo della denuncia didascalica e ne fanno un buon esempio di cinema italiano di genere. Apnea decolla quando Paolo comincia a fare a meno delle corde che lo trattengono e tira di scherma con Chiara sfuggendo alle regole del gioco, in una bella sequenza che parla della libertà: quella che si prende naturalmente l'amore e quella che decide consapevolmente di prendersi lui, affondando in indagini sempre più pericolose. Al contempo investigatore e testimone, ripercorre i passi di Franz, mette in allerta coloro che nascondendo il male fatto l'hanno presto dimenticato, scuote chi si è lasciato comprare dai soldi: perché passi un morto ma due sono troppi. Eppure in Italia ogni giorno di morti sul lavoro ce ne sono almeno tre.
Marianna Cappi, mymovies 2007

Critica (3):Dopo due anni di attesa, esce questo bel thriller sociale che racconta una realtà nascosta, quella degli incidenti sul lavoro, da noi in costante ascesa. Tecnico di spot e documentari, il neo regista Roberto Dordit usa entrambe le competenze per un mistery in cui il sempre più bravo Claudio Santamaria (ora esploderà come Rino Gaetano in tv) indaga sulla morte di un amico in cui vede oscure trame. Scritto e diretto in ritmo e suspense, sposando la causa dell'apnea, metafora del fiato trattenuto per non morire di esalazioni nelle concerie del Nord Est, è un contributo in giallo alla causa del cinema psicologico non gratuito, con qualche scorciatoia sentimentale e la bella idea di questo rapporto di amicizia oscurato post mortem. Santamaria ha una sorta di accesa passività sul mondo e si trova contro un caimano in anticipo su Moretti, il perfetto, cinico Elio de Capitani, una delle anime del Teatro dell' Elfo.
Maurizio Porro, Corriere della Sera, 16/2/2007

Critica (4):
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