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Shortbus - Dove tutto è permesso - Shortbus


Regia:Mitchell John Cameron

Cast e credits:
Sceneggiatura: John Cameron Mitchell; fotografia: Frank G. DeMarco; musiche: Yo La Tengo; montaggio: Brian A. Kates; interpreti: Sook-Yin Lee (Sofia), Paul Dawson (James), Justin Bond (Tenutaria), PJ DeBoy (Jamie), Raphael Barker (Rob), Jay Brannan (Ceth), Peter Stickles (Caleb), Daniela Sea (Principino), Rachael C. Smith (Zoey), Lindsay Beamish (Sian), Yolonda Ross (Faustus); produzione: Process Production - Q Television; distribuzione: BIM; origine: Usa, 2006; durata: 102'.
Vietato ai minori di 18 anni

Trama:New York. Lo 'Shortbus' è un singolare locale notturno gestito dal travestito Justin Bond e frequentato da una serie di personaggi, tutti alla ricerca di nuove esperienze sessuali. Sofia, sposata da tempo con Rob, è una sessuologa che in tanti anni di matrimonio non ha mai provato completa soddisfazione durante i rapporti con il marito. La coppia gay James e Jamie, ha deciso di allargare i propri orizzonti sessuali. Severin, una ragazza sola e complessata, si prostituisce con clienti masochisti.

Critica (1):Planato su Cannes con una scia di polemiche, perchè il sesso "reale" spaventa, scompagina e fa discutere, Shortbus (sono i bus più corti per i bambini diversamente abili) arriva in Italia in 50 copie. (...) Con Hedwig-La diva con qualcosa in più (premiato al Sundance 2001) John Cameron Mitchell aveva dimostrato di avere la scorza del filmaker undergroung graffiante, con una visionarietà che ricordava gli esperimenti più liberatori della Downtown newyorkese ai tempi di Warhol. Tra quell´opera prima e Shortbus questo ragazzo mingherlino con la faccia da commesso è stato produttore di Tarnation (...), un ibrido figlio dei tempi e anticonvenzionale, che racconta la vita dell´autore Jonathan Caouette, cresciuto in una famiglia squinternata. Filmatosi dall´età di 11 anni fino ai trenta, Jonathan ha poi montato questi nastri amatoriali nei quali passa dal gioco e la noncuranza alla coscienza di volersi mettere totalmente a nudo. Autovoyeurismo all´ennesima potenza o arte per l´arte? Caouette (che appare in un cammeo in Shortbus) ha comunque ispirato Mitchell per il personaggio di Jamie (PJ DeBoy), un ex marchettaro che con il suo compagno James (Paul Dowson) sta cercando di "allargare" il rapporto di coppia. Malinconico (depresso) come un Joe D´ Alessandro d´annata (PJ DeBoy in un servizio uscito sulla rivista americana Interview ne prende in prestito l´identità), Jamie esordisce autofilmandosi mentre tenta, piegato su se stesso, le prodezze che D´Annunzio si dice padroneggiasse senza due costole. Intanto c´è qualcuno che lo spia dal palazzo di fronte. Ma a partire dai fantastici titoli di testa, che riproducono un plastico piuttosto artigianale di New York, l´occhio del regista si infila tra le finestre dei palazzi per illuminare le abitudini sessuali dei suoi abitanti. È vero, costa caro abitare nella grande Mela, ma dove trovare un ambiente così pieno di tutto ciò che (di strano) si cerca? Mentre i politici teo-con sono intenti a fronteggiare uno scandalo sessuale dopo l´altro, la città vive di identità desideranti, appagate o meno. La brillante terapista di coppia Sofia (Sook-Yin Lee) e il marito si producono in un kamasutra che sbalordisce sempre. (...) Intanto Severin (Lindsay Beamish) è una fashion-punk che si guadagna da vivere facendo la dominatrice con maschi miagolanti. È un´artista, ma la sua installazione di polaroid deve aspettare: bisogna pur mangiare e pagare l´affitto. Per una serie di circostanze tutti i personaggi finiscono allo Shortbus, una locale molto arty dove si beve, si mangiano "poppercorn", si proiettano film, si incontrano anziani ex sindaci (Giuliani?) pentiti per la loro fallimentare politica sull´Aids e si organizzano mostre. Un locale unisexual dove può entrare chiunque e che attira chi ancora ha voglia di sperimentare, gestito dal travestito Justin Bond (nel ruolo di se stesso). E poi in quella che in un altro film sarebbe stata una sepolcrale darkroom, e invece qui è un ambiente caldo, ben illuminato e quasi familiare, si consuma sesso di gruppo. Gruppo molto ampio e altrettanto variegato nel quale, a vista, si intuisce che nessuno stesse recitando. Nonostante citi padri ispiratori altolocati (Cassavetes e Mike Leigh per il lavoro sull´improvvisazione, Pasolini per l´investigazione su sesso-società- politica, Woody Allen per la serie "vita di coppia a New York"), Mitchell ha dimostrato di avere profondità e un fiammeggiante spirito gaudente, irriverenza e nessuno sprezzo del ridicolo. (...) Ecco come un film costruito in un anno di workshop creativi con gli attori (che alla fine sono tutti marginali al cinema, tra musicisti, artisti e nullafacenti), e scritto anche da loro, riesce ad essere fiction-realtà all´ennesima potenza.
Il sesso quindi non è "esplicito" come l´immagine della servetta che masturba De Niro e Depardieu in Novecento ma "vero", nel senso che accade come se le immagini fossero rubate. La colonna sonora per la maggior parte è suonata dal vivo allo Shortbus da Scott Matthew degli Yo La Tengo. Perché questo nome per una delle band più influenti della scena indie internazionale? Scopritelo voi.
Pasquale Colizzi, l'Unità.it

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
John Cameron Mitchell
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